La lunga corsa del 62enne Generale iraniano Haj Qassem Soleimani si è fermata la notte tra giovedì e venerdì nei dintorni dell’aereoporto internazionale di Baghdad. Il Generale iraniano è stato ucciso da un missile sparato da drone americano. Mentre in Israele lo stato di allerta è stato elevato ai massimi livelli, è molto difficile stabilire se quanto accaduto questa notte a Baghdad possa essere l’inizio del conflitto Iran-Usa che da mesi cova sotto la cenere.
L’ordine di uccidere Soleimani è stato impartito direttamente dal Presidente americano Donald Trump come ritorsione per l’assedio all’ambasciata USA a Bagdad degli ultimi giorni, avvenuto per mano di miliziani filo-iraniani. Trump dopo l’attacco ha twittato una foto della bandiera americana. L’assalto alla sede diplomatica USA nella capitale irachena era stato causato dal raid statunitense diretto contro l’altra milizia appoggiata da Teheran: Kataeb Hezbollah. Il raid americano, a sua volta, era successivo all’uccisione di un contractor statunitense avvenuto lo scorso dicembre. Il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha definito «un atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti l’assassinio del generale Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaida. La sua morte è estremamente pericolosa e una folle escalation». Le Guardie Rivoluzionarie hanno annunciato che «il glorioso comandante dell’Islam, Haj Qassem Soleimani, dopo una vita di schiavitù, è morto martire in un attacco americano contro l’aeroporto di Baghdad questa mattina»
Chi era Qassem Soleimani
Dal 1998 Soleimani era al comando delle unità speciali delle Guardie rivoluzionarie iraniane denominate Quds. Qassem Soleimani era anche il leader delle Forze di mobilitazione popolare e il responsabile delle operazioni esterne della Repubblica islamica. Non si sa esattamente quanti siano i membri di Quds, ma le stime parlano di 3-5.000 uomini, 1.000 dei quali si occupano di raccogliere dati di intelligence in tutto il mondo. Il simbolo delle unità Quds spiega meglio di qualsiasi altra cosa la loro missione: un pugno che stringe un mitra al cui vertice è stato trascritto il 60°verso dell’ottava Sura del Corano “Al-Anfal”. Il verso recita: «Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati».
Nemico giurato di USA e Israele e molto ben introdotto a Mosca, il Generale iraniano negli ultimi 20 anni è stato la figura chiave della rinnovata influenza iraniana in Medio Oriente anche in Siria e Iraq, dove gli americani sono impegnati da anni. Insieme ai terroristi sciiti libanesi Hezbollah il Generale ha sostenuto, armato e finanziato il regime di Damasco affinchè Bashar Assad restasse al potere. Abile stratega conosciuto per restare in silenzio per ore ad ascoltare i suoi interlocutori duranze le interminabili riunioni, grazie anche al fatto di aver bloccato l’avanzata dello Stato islamico, in Iran era considerato una vera e propria star. L’account Istagram di Soleimani conta milioni di follower. Una popolarità che forse Soleimani sarebbe stato intenzionato a sfruttare politicamente candidandosi alle elezioni presidenziali del 2021, anche se più volte il Generale aveva respinto questa ipotesi. I numeri danno il quadro della sua popolarità: secondo un sondaggio del 2018 di IranPoll ripreso dall’Università del Maryland, l’83% degli intervistati iraniani si esprimeva a sostegno di Haj Qassem Soleimani.
PHOTO: Iran’s Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei says the killing of Qassem Soleimani will double the motivation of resistance against the US and Israel [File: AFP]
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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