Sempre in bilico, popolosa e con la demografia più variegata del Paese: la Florida è fondamentale nella strada per la Presidenza. Trump o Biden, chi è messo meglio?
1. LO STATO INDISPENSABILE
È lo swing state per eccellenza. Non solo quello perennemente più in bilico (teatro principale delle tesissime elezioni del 2000), ma anche più remunerativo come grandi elettori, con i suoi 22 milioni di abitanti. Dal 1996 chi vince il Sunshine state ottiene anche la Casa Bianca. È soprattutto per Trump lo “Stato indispensabile”: in caso di sconfitta, quasi sicuramente perderebbe la Casa Bianca, mentre in caso di vittoria, secondo il modello elaborato dall’Economist, potrebbe giocarsi la rielezione ad armi pari. Non è un caso allora che il Tycoon abbia stabilito qui la sua residenza (Mar-a-Lago), che abbia tenuto qui il suo primo comizio dopo la guarigione e che i repubblicani abbiano scelto qui, in un primo momento, la sede della loro convention (a Jacksonville). Soprattutto, è uno degli Stati con la demografia più variegata, in cui spiccano due gruppi elettoralmente determinanti: gli anziani e gli ispanici. Quanto al primo, la Florida è tradizionalmente il luogo che gli statunitensi scelgono per passare la loro pensione, per questo gli over 65 rappresentano il 21% della popolazione. Quanto al secondo gruppo, la Florida è il terzo Stato con la più alta popolazione ispanica, che ha appena segnato il suo record per partecipazione al voto. Se a livello nazionale gli ispanici sono tendenzialmente allineati con i democratici, qui la situazione è molto più sfaccettata: gruppi come i messicani e i portoricani sono largamente liberal, ma la comunità cubana è a maggioranza conservatrice. È proprio grazie ai cubani che il GOP riesce a essere più competitivo tra le minoranze della Florida rispetto al resto della nazione. Negli ultimi anni i repubblicani hanno poi lavorato bene per rafforzarsi fra l’elettorato ispanico, arrivando a vincere nel 2018 sia il seggio in Senato sia il Governo statale.
Fig. 1 – La geografia elettorale della Florida | Fonte: Washington Post
2. LA GEOGRAFIA ELETTORALE
Tradizionalmente la disputa elettorale si strutturava in questo modo (guardate la cartina sopra): i democratici facevano il pieno di voti nella South region, dove le minoranze rappresentano una larga fetta della popolazione, mentre i repubblicani conquistavano l’elettorato anziano e bianco, delle cosiddette North Central e del Red South. La battaglia più intensa si teneva allora nella I-4 region, che deve il suo nome all’autostrada che congiunge Tampa, Orlando e Daytona, coinvolgendo diverse aree urbane e suburbane. Vincere l’I-4 significava vincere la Florida e, di conseguenza, la Casa Bianca. Quest’anno però, come rileva l’Economist, le cose sono ancora più complesse, proprio perché i repubblicani stanno andando meglio del solito fra i latinos e peggio del solito fra gli anziani. Del resto già nel 2016 Trump vinse la Florida pur perdendo l’I-4, che infatti è diventata più liberal per via della crescita delle minoranze. Al contrario, i repubblicani, con l’avvento di Trump, hanno fatto il pieno con l’elettorato bianco. La Florida che si appresta a votare il 3 novembre è dunque un territorio ancora più polarizzato fra aree blu e rosse rispetto alle ultime presidenziali.
Fig. 2 – Tra i latinos della Florida i repubblicani stanno andando meglio che nella media nazionale
3. CHI È IN VANTAGGIO?
Come sono messi allora i due partiti? Guardiamo alle loro strategie. Il GOP è disposto a perdere di nuovo l’I-4, purché faccia di nuovo il pieno nel North Central e nel Red South. Qui entrano in gioco gli anziani, che che si stanno avvicinando a Biden proprio come critica alla gestione del coronavirus da parte dell’Amministrazione. Per Trump è necessario prevalere nel voto senior, ma ora si trova in una situazione di parità con Biden (il che è un problema, considerando che superò la Clinton del 17% tra gli anziani). Quanto agli ispanici, Trump sta andando piuttosto bene, considerando che non gli occorre prevalere in questo gruppo elettorale: Biden si aggira infatti al 52% del voto ispanico, che è significativamente di meno rispetto alla sua media in altri Stati e di quanto prese la Clinton. Per recuperare sta infatti investendo molto in campagne pubblicitarie in lingua spagnola (beneficiando dei 100 milioni che Bloomberg ha messo a disposizione dei democratici). A proposito, un altro motivo per cui stare attenti alla Florida? È lo Stato dove i due partiti stanno spendendo di più in investimenti pubblicitari. Ultimi segnali in vista del 3 novembre: i democratici vantano il record di voti anticipati, ma i repubblicani contano di recuperare con il voto in presenza nell’Election Day. Inoltre, il GOP è recentemente riuscito a colmare la distanza nella conta degli elettori registrati.
Di Antonio Pilati, pubblicato su Il Caffè Geopolitico
Foto di copertina: Photo by yanivmatza is licensed under CC BY-NC-SA
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