La politica cinese post-coronavirus, avviata con le Due Sessioni, prevede nuove linee economiche ma soprattutto una decisa rivendicazione del principio dell’unica Cina.
DUE SESSIONI ORDINARIE MA STRAORDINARIE
La pandemia da coronavirus ha fatto slittare di due mesi la terza sessione plenaria della 13° legislatura dell’Assemblea Popolare Nazionale (APN) e la sessione annuale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (chiamate Liǎnghuì 两会, two sessions), in un momento in cui la crescita dell’economia cinese si è arenata. Durante una sola settimana di confronto, a fine maggio, tra distanziamenti, mascherine e videoconferenze, sono state esaminate le questioni più importanti, già discusse nell’ambito del Partito Comunista (PCC). I rapporti tra i massimi organi di Governo, per alcuni versi ridisegnati dalla revisione costituzionale del 2018, lasciano più ampi spazi di manovra alla leadership del PCC, che può vantare il compimento del cammino giuridico con la promulgazione del nuovo codice civile, riguardante i diritti personali e di proprietà, il diritto contrattuale e di famiglia. Questo traguardo rappresenta un momento fortemente simbolico per il Governo della RPC, che conclude il lungo processo di allineamento del sistema cinese agli strumenti giuridici dei Paesi più avanzati, pur mantenendo le proprie peculiarità, frutto di cinquemila anni di storia, declinata con il socialismo con caratteristiche cinesi.
Fig. 1 – Il Presidente Xi Jinping e il Premier Li Keqiang partecipano ai lavori delle Due Sessioni dell’Assemblea Popolare Nazionale, 25 maggio 2020
GOVERNANCE AUTORITARIA E WELFARE
Le materie oggetto di esame e formale deliberazione, hanno spaziato dalla politica interna a quella internazionale, in un momento di pesante recessione che il Dragone deve in qualche modo arginare, per sperare di riprende la sua corsa al primato globale. I gravi contraccolpi derivati dal coronavirus non consentono, per la prima volta dalla fine dell’epoca maoista, di fissare i nuovi obiettivi relativi al tasso di crescita. D’altra parte il Governo deve anche offrire un pacchetto di provvedimenti sociali molto corposi, inseriti nel piano di rilancio dell’economia, in cui si prevede un nuovo tipo di crescita, inclusiva e sostenibile, per far fronte anche ai problemi legati alla crisi dell’economia globale. Ad ampi interventi sul reddito, per stemperare il disagio legato a milioni di disoccupati, si aggiungono gli aiuti per le piccole e medie imprese e per specifici settori, quali la robotica, l’e-commerce, ed i trasporti. L’obiettivo interno più importante è quello di sradicare la povertà, che affligge ancora milioni di cinesi e che il lockdown, molto stringente, ha sicuramente aggravato.
Fig. 2 – Un grafico del China’s National Bureau Statistics sul calo della povertà in Cina negli anni scorsi. Il Paese deve comunque fare i conti con milioni di persone che vivono ancora in gravi ristrettezze economiche | Fonte: CGTN
PROVVEDIMENTI BIOSANITARI
Lo stridente contrasto tra le campagne, ancora arretrate, e i modernissimi apparati urbani comporta problematiche sempre più ingestibili che, sicuramente, hanno contribuito allo scoppio della recente epidemia. Ecco che dall’APN vengono approvate nuove norme sullo smaltimento dei rifiuti e sulla sicurezza alimentare, decretando il divieto assoluto del commercio e del consumo di animali selvatici per la prevenzione delle epidemie. Dato che già in passato simili normative erano state approvate e poi ampiamente disattese, questa volta sono state accompagnate da una serie di politiche multi-livello con interventi sociali, culturali e educativi, accompagnati da una più precisa definizione delle funzioni e delle responsabilità degli organi periferici che tante criticità hanno disvelato, in sede di coordinamento, durante la pandemia.
Fig. 3 – Esercizi all’aperto in un parco di Wuhan, epicentro dell’epidemia di Covid-19 in Cina, 2 giugno 2020
VENTI DI GUERRA
Questi provvedimenti, volti a reagire alla campagna mediatica americana e internazionale che addossa alla Cina la colpa di una diffusione così vasta del SARS-CoV-2, si aggiungono all’aumento del 6,6% del budget militare, e rivelano la priorità data alla sovranità nazionale, alla sicurezza e allo sviluppo, come rappresentato dalle questioni bandiera della RPC: Taiwan e Hong Kong. La situazione della Repubblica di Cina è tornata sulle prime pagine dei giornali non solo dopo le ultime elezioni realmente democratiche ma, soprattutto, per l’ottima gestione della pandemia, che ha saputo coniugare un sostanziale rispetto dei diritti umani e delle libertà con scelte efficienti ed efficaci. Alla luce di ciò l’OMS, con gli auspici americani, ha dedicato un po’ di spazio all’isola, nonostante la decennale diatriba sulla presenza della ROC nelle sedi internazionali, in quanto Paese ormai riconosciuto da pochissimi Stati. Nel corso delle Due Sessioni non sono mancate quindi le forti affermazioni del principio dell’unica Cina, che postula una riunificazione inarrestabile, su cui Pechino non transige.
Fig. 4 – Conferenza stampa di Carrie Lam, capo del Governo di Hong Kong, sulla nuova legge per la sicurezza nazionale approvata da Pechino per l’ex colonia britannica, 3 giugno 2020
LA SPINA NEL FIANCO
Hong Kong, vera spina nel fianco della leadership di Xi Jinping per le proteste che infiammano la Regione amministrativa speciale ormai da troppo tempo, avallate dall’ampia vittoria nelle ultime elezioni, ha rappresentato il vero focus delle due sessioni. A partire dalle ennesime proteste per la gestione del lockdown, poco stringente, per non aumentare la distanza, già abissale, tra gli honkonghesi e gli abitanti del continente, che molti danni ha causato nell’isola, il Parlamento ha approvato una nuova “legge per la sicurezza nazionale”, che già nel 2003 era stata adottata, in attuazione della previsione contenuta nell’art. 23 della Legge Fondamentale di Hong Kong, che prevede la promulgazione nell’ex colonia britannica di alcune misure repressive per i reati di alto tradimento, sedizione, secessione o sovversione. Dopo vivaci dibattiti allora il progetto di legge venne sospeso sine die. Ma il giorno è arrivato e l’APN ha deliberato, costretta dalla necessità di una più coesa stabilità, nel timore di una frenata: Hong Kong rappresenta infatti un hub indispensabile allo sviluppo economico, finanziario e tecnologico della Greater Bay Area, il polo di innovazione che già rivaleggia con la Baia di San Francisco. Da un punto di vista legale il Governo di Pechino applica quanto già previsto nella mini-Costituzione di Hong Kong, ma da un punto di vista sostanziale si configura una sorta di violazione dell’autonomia del Porto dei Profumi, garantita di fronte alla comunità internazionale. A che gioco vuole giocare la Cina ce lo diranno comunque le modalità di applicazione del codice civile e del principio “Un Paese, due Sistemi”, nel contesto del nuovo grande gioco strategico tra superpotenze che stanno riorganizzando l’ordine globale, i cui esiti al momento sono carichi di incertezze.
Elisabetta Esposito Martino, Pubblicato su Il Caffè Geopolitico
“1 Oct 2019 National day rally 18” by etanliam is licensed under CC BY-ND
Elisabetta Esposito Martino
Sinologa, ricercatrice, nata nel 1961. Laurea in Scienze Politiche, Indirizzo Internazionale, diploma in Lingua e Cultura Cinese presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma, Perfezionamento in Lingua Cinese presso l’ISMEO. Continua a perfezionarsi presso MIP Business School del Politecnico di Milano e dalla SDA Bocconi School of Management, Griffith College di Dublino, Francis King School of English di Londra, EC S.Julians di Malta.
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