La sfida tra Stati Uniti e Cina in campo tecnologico mostra una Cina nettamente indebolita nonostante la sua guerra informativa fatta di proclamazione di primati e brevetti. L’Outbound Investment Executive Order dell’Amministrazione Biden tenta di limitare l’accesso cinese alle tecnologie critiche indispensabili per una transizione a un vero mercato di export di hi-tech.
Sul piano tech Pechino rivela inesperienza, come anche nel settore marittimo dove manca una reale e consolidata esperienza pregressa in merito alla conduzione di operazioni e guerre reali. Inoltre il biotech cinese versa in condizioni semi-disastrose e ha subito cali notevoli di prestigio dovuti al Covid e alla protratta produzione di fentanyl, un oppiode sintetico di larga circolazione negli Stati Uniti, non per caso.
Nel suo articolo How Xi Jinping’s policies could lead China to economic implosion (National interest, 18 luglio 2023) Elaine Dezenski aveva spiegato come la Belt and Road Initiative che richiedeva infrastrutture per 3 milioni di dollari ha effettivamente messo in chiaro la trappola del debito cinese suscitando sentimenti nazionali molto forti in Malesia, Sri Lanka e Indonesia. Il progetto infrastrutturale ed economico ha evidenziato una carenza di fondo dovuta a materiali di scarsa qualità, come risulta evidentemente nella costruzione di dighe in Africa e dall’acciaio di qualità bassa impiegato nei cantieri navali.
Un altro segno di debolezza si rivela nel lavoro ridotto delle multinazionali – specie americane – che in Cina non possono raccogliere dati sui loro clienti e profilarne i bisogni per leggi anti-spionaggio volute dal presidente Xi Jinping. La supply chain globale sarà ulteriormente indebolita perché l’Unione Europea farà passare una direttiva per la sostenibilità corporate e la due diligence che vaglierà i diritti umani, ambientali e del lavoro lungo tutta la filiera.
Nel brief del think tank CSIS Hidden Reach del 18 luglio 2023 si leggeva che «perdere terreno nei confronti delle aziende cinesi nella corsa ai semiconduttori più capaci e potenti metterà gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio nello sviluppo di tecnologie di nuova generazione le quali saranno cruciali per la potenza militare e la competitività economica. Il ruolo attivo di Pechino nella creazione di un ricco ecosistema nazionale per i chip (in primis il gallio) ha già favorito lo sviluppo militare cinese. Se la Cina continuerà a dominare l’approvvigionamento delle materie prime grezze, collocandosi all’avanguardia nella produzione di chip a base di gallio, il Paese potrà resistere agli shock della catena di approvvigionamento globale nel settore. Le restrizioni recenti all’esportazione di gallio da parte cinese indicano che Pechino può recare danni a terzi limitando al contempo le ripercussioni sulle sue aziende». In sintesi, la Cina riesce a praticare la sua strategia della strozzatura.
I teorici americani hanno definito questa strategia facendo riferimento proprio al caso del gallio, utilizzato dalla Cina come elemento di deterrenza strategica. Il gallio ricavato dalla bauxite risulta fondamentale per il settore difesa del futuro. Per tale motivo è necessaria una stretta collaborazione di Stati Uniti e alleati partner per far crescere in scala le estrazioni di gallio e le capacità di rifinimento.
Sempre National Interest aveva sintetizzato nel dettaglio la situazione: «Sebbene questi due metalli rari, gallio e germanio, rappresentino solo alcune centinaia di milioni di dollari nel commercio globale – cifra che impallidisce rispetto al valore di oltre 600 miliardi di dollari dell’industria dei chip – si tratta di risorse strategiche fondamentali nei settori della difesa e dell’alta tecnologia. Sistemi ottici infrarossi, comunicazioni tramite fibre ottiche, celle solari e semiconduttori sono tutti inservibili senza queste componenti. Le restrizioni all’esportazione di questi metalli da parte del governo cinese non dovrebbero causare danni economici significativi all’interno della Cina. Infatti l’economia cinese consuma una parte sostanziale di questi prodotti. Inoltre, i ricavi totali delle esportazioni di questi metalli – 240 milioni di yuan per il gallio e 360 milioni per il germanio nel 2022 (in totale meno di 100 milioni di dollari) – sono trascurabili rispetto alla spesa cinese per i semiconduttori. Infine, data la natura unica e non rinnovabile di questi metalli rari, la produzione in eccesso può essere sovvenzionata e stoccata a tempo indeterminato, evitando perdite economiche significative per la Cina».
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