Posto che le attività di sorveglianza in Cina sono spiccatamente funzionali alla definizione del regime politico di Pechino, e che a ciò sono preposti il ministero di Pubblica Sicurezza, il ministero di Sicurezza dello Stato, l’Esercito di Liberazione del Popolo e altre organizzazioni come il dipartimento del Fronte Lavoro Unito, cerchiamo di vedere come funziona la raccolta informativa in questo Paese.
L’intelligence cinese non si esaurisce sul fronte dello spionaggio industriale. Nell’ultimo decennio ha conosciuto un’accelerazione il fenomeno di sorveglianza e repressione interna basata principalmente sulla raccolta informativa e, in subordine, sul controllo a tappeto della popolazione cinese all’estero.
Matt Schrader della Jamestown University ha scritto che «i centri Confucio… sono parte, come si legge sul loro sito, di un network globale di Overseas Chinese Service Centers (Ocsc) creato nel 2014 dal Consiglio di Stato” della Repubblica popolare cinese. “Sempre nel 2014 Qiu Yuanping, allora a capo di quell’Ufficio, annunciò un piano per creare 60 stazioni di polizia a livello globale (Center for China and Globalization). Oggi il sito di Ocsc elenca 45 simili centri distribuiti in 39 Paesi».
In un’analisi del 2023 Martin Purbrick, della Jamestown come Schrader, ha ripreso questi dati ampliandone il valore alla luce di più recenti avvenimenti che hanno coinvolto la stazione di polizia cinese di New York: «L’uso di Overseas Chinese Service Centers nelle attività del Fronte Unito è parte di uno stesso piano. Le operazioni del Fronte tagliano in diagonale tutti i dipartimenti governativi della Prc e di qui scaturisce la collaborazione tra agenzie di sicurezza pubblica e statali. Pechino sostiene che queste stazioni d’oltremare non siano entità finalizzate al rafforzamento legale quanto invece organizzazioni assistenziali».
Ma cos’è il Fronte Unito? È un’organizzazione di spionaggio a tutti gli effetti, come illustrato dall’Intelligence and Security Committee of Parliament – China presentato alla Camera dei Comuni inglese nel luglio 2023: «Il Dipartimento del Fronte del Lavoro Unito, uno dei più importanti del Partito comunista cinese, è incaricato di costruire e mantenere il supporto per il Partito sia in patria che oltremare e si occupa di influenza e controllo a livello interno e delle attività concernenti i cinesi della diaspora, dalla gestione delle relazioni con prominenti individui e gruppi cinesi al coordinamento del supporto a posizioni cinesi o al prendere di mira dissidenti cinesi all’estero».
Nel 2020 l’Istituto francese di ricerca militare ha censito 265 associazioni di universitari e ricercatori cinesi nei soli Stati Uniti per un totale di 30mila unità. Questi ricercatori vengono aiutati a inserirsi in un ambiente culturalmente diverso, con le associazioni che li riannodano direttamente al Partito. Nel 2018 metà dei finanziamenti a budget della Georgetown University provenivano proprio da queste associazioni.
In questo contesto si inseriscono gli istituti Confucio che sono finanziati dal dipartimento della Propaganda affiliato al Fronte del Lavoro Unito. Ammontano a 500 suddivisi in 142 Paesi, Italia compresa (fonte Xinhua, 548 al 2018 secondo Statista). Furono fondati nel 2004 dal vice premier Yandong, già membro del Politburo. Dal 2018 a dirigerli è l’Hanban (Ufficio del consiglio internazionale per la lingua cinese) che nel 2007 ha mandato 6mila cinesi a studiare negli Stati Uniti.
Nel 2019 il National Defense Authorization Act ha precisato in cosa consistano le attività di questi istituti: essi offuscano i loro contratti con le università ospitanti, incitano alla deformazione in favore del Partito nella narrazione storiografica e impiegano sui loro siti parole con sfumature differenti rispetto a quelle cinesi originarie per distogliere l’attenzione dalle loro attività.
Come si legge sul sito di uno di questi istituti annessi alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, esso è “un’organizzazione pubblica non-profit promossa dal ministero dell’Istruzione cinese. Il suo obiettivo principale è l’allenamento linguistico e la promozione della cultura cinese al fine di perseguire un ideale di apprendimento lungo quanto la vita e agevolare la mutua comprensione e amicizia tra popoli”.
Dal 2019 le cose negli Stati Uniti sono iniziate a cambiare. L’Amministrazione Trump ha infatti fatto chiudere quegli istituti che ricevevano fondi direttamente dal ministero della Difesa cinese. Il loro legame con lo spionaggio industriale era ormai evidente. Successivamente un altro atto dell’Amministrazione Trump li ha designati quali «missioni straniere della Prc», riconoscendoli dunque per quel che sono, ossia «entità che avanzano la propaganda globale di Pechino e la campagna maligna di influenza nei campus americani… Gli istituti Confucio sono alimentati dalla Prc e fanno parte dell’influenza e dell’apparato di propaganda del Partito comunista cinese». Dopo quell’atto gli istituti non sono stati chiusi ma è stato vagliato con più cura come e a che fini vengono finanziati, mettendo i cittadini americani nelle condizioni di scegliere se frequentarli o meno.
Quanto all’Italia, la sua esposizione all’influenza cinese è rappresentata dal China index 2022. Il nostro Paese si colloca al 22esimo posto a livello mondiale. Tra i Paesi del Vecchio Continente che precedono il nostro c’è solo la Germania (19esima). Il fattore che pesa di più nel nostro Paese è quello dell’influenza in campo accademico: 47% contro una media del 34% negli altri Paesi.
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