Quali sono le sfide interne ed esterne, presenti e future che la Cina si trova ad affrontare? Lo abbiamo chiesto a Michelangelo Cocco, analista politico ed executive director del Centro Studi sulla Cina contemporanea.
Com’è stato percepito a livello internazionale il posizionamento cinese sul conflitto in Ucraina?
La posizione della Cina è stata molto discussa e criticata, ma tale posizione è coerente dato che da un punto di vista politico e commerciale è un «quasi alleato» russo. La neutralità permette di assumere un ruolo guida per i Paesi che hanno preso la stessa posizione per esigenze economiche. Ciò dimostra che la Cina non è isolata ma è il megafono di tanti Paesi molto popolosi che non vogliono l’inasprimento del conflitto pur senza prendere posizione netta contro la Russia.
Provando a scorgere questo Paese dal di dentro, qual è il punto in cui si colloca la spaccatura secolare tra Cina costiera e interna?
Attualmente all’incirca il 75% della popolazione cinese vive nelle grandi metropoli. Il Covid ha un po’ cambiato una tendenza inarrestabile ovvero quel processo di urbanizzazione dalla campagna alle metropoli. Adesso chi migra dai centri rurali tende più a spostarsi in città più grandi all’interno della stessa provincia. Il governo continua ad affermare che colmare il gap tra costa e aree interne è uno degli obiettivi principali anche se al momento ciò subisce una battuta d’arresto sempre in virtù del rallentamento economico, per cui la possibilità che gli squilibri sociali aumentino c’è.
Un’altra fragilità storica della Cina sta nella sua capacità limitata di proiettarsi sul mare
C’è un processo di modernizzazione della Marina che va avanti da anni. La strategia cinese è quella di mettere in discussione la presenza statunitense lungo le due catene di isole nel Mar Cinese. Il numero di navi da guerra cinesi hanno superato quelle americane, seppur queste ultime siano stanziate ai quattro angoli del pianeta mentre quelle cinesi sono collocate tutte nel Mar Cinese.
Spostandoci dal fronte interno a quello esterno, a che punto la strategia del soft power cinese?
La Cina non può avere sfere d’influenza in quanto ha le stesse modalità di comunicazione del Partito comunista. La Cina quando ci sono dei problemi tende a parlare d’altro. Ad esempio in questo momento nel Paese il dibattito sulla guerra in Ucraina è azzerato in quanto i vertici hanno difficoltà a spiegare alla loro popolazione la situazione. La gente non si può organizzare per qualsiasi cosa al di fuori delle strutture del partito. E il discorso è lo stesso per quanto concerne la religione.
Emilio Pietro De Feo
Laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Salerno, sta conseguendo una seconda laurea in Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale presso l’Università Internazionale degli Studi di Roma, UNINT. Pubblicista, collabora con Oltre la linea e il Centro Studi Machiavelli.
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