Dal dicembre 2015 i 196 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC) si sono impegnati con l’Accordo di Parigi per combattere il cambiamento climatico: tale accordo a oggi risulta essere il primo a livello mondiale e di cooperazione intergovernativa riguardante il surriscaldamento a livello globale. L’Accordo di Parigi ha dato vita a un piano di azione a livello globale per scongiurare cambiamenti climatici pericolosi e per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi, cercando di limitarlo a 1,5 gradi. Ogni firmatario si è impegnato a ridurre le proprie emissioni di gas serra, a comunicare i propri obiettivi e i risultati raggiunti. In aggiunta, i Paesi più sviluppati hanno assunto l’incarico di fornire finanziamenti per favorire la transizione di quelli in via di sviluppo. Gli Stati firmatari si erano dati come scadenza la fine del 2018, che coincideva con la COP24 in Polonia. Dal 2015 sono ancora molti i punti in sospeso per arrivare a un’intesa per rilanciare gli impegni presi a Parigi e successivamente per realizzare in tutto e per tutto gli obiettivi dell’Accordo. La COP24 del 2018 per alcuni versi si è conclusa con una parte dei lavori terminati. Gli Stati membri della UNFCC hanno tradotto in regole di diritto internazionale l’Accordo di Parigi. Il negoziato, durato tre anni, è stato complicato, i nodi da sciogliere erano molteplici e ci sono volute numerose sessioni di lavoro straordinarie per poter finalizzare ciò che è stato raggiunto durante la COP24.
Fig. 1 – Manifestazione a Londra contro il cambiamento climatico
La COP24 si è conclusa dando vita a un “rulebook” che gli Stati dovranno seguire per rendere conto non solo dei loro impegni, ma anche dei risultati ottenuti riguardo al clima. Sono state adottate regole comuni e linee guida per favorire una trasparenza universale. Purtroppo a oggi alcuni punti sono rimasti in sospeso e sono stati rimandati alla COP25 che si terrà a Santiago del Cile a inizio dicembre. Tra i vari punti troviamo in particolare regole e modalità di scambio internazionale tra i mercati per quanto riguarda il carbonio. Questo è uno dei punti che stanno a cuore dell’UE, che ha tenuto a Bruxelles lo scorso 3 giugno la conferenza dei mercati internazionali del carbonio con lo scopo di creare in futuro mercati internazionali efficaci e solidi del carbonio. Inoltre lo scorso giugno a Bonn si è tenuta una conferenza sul clima, il primo incontro tecnico sin dall’adozione del regolamento di Katowice nel 2018 in preparazione alla COP25. La sessione si è incentrata sulle norme e le procedure che erano state posticipate nella COP24. Queste una volta stabilite e approvate potranno garantire che i mercati internazionali del carbonio operino senza “un doppio conteggio” delle riduzioni di emissioni e quindi producano risultati credibili. A Bonn si è ulteriormente discusso sulla revisione del meccanismo internazionale di Varsavia, e si è deciso di creare un organismo ad hoc che sarà incaricato di incoraggiare azioni a sostegno di coloro che sono stati colpiti da eventi meteorologici, quindi un aiuto veloce ed efficace a tutte le comunità vulnerabili per riprendersi in tempo breve dagli impatti climatici. I risultati della revisione saranno presentati al COP25. Sempre a Bonn, poi, si sono svolti i negoziati ONU in vista del vertice sull’azione per il clima che si terrà a settembre a New York.
Fig. 2 – La svedese Greta Thunberg, leader di un nuovo movimento ambientalista giovanile
Le politiche sul clima dell’ultimo periodo stanno portando l’UE nella giusta direzione, cercando così di perseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Sin da inizio anno l’UE ha tra gli scopi in campo climatico quello di creare un’Europa neutrale rispetto al clima, restando in linea con l’Accordo di Parigi. Tuttavia per poter realizzare gli obiettivi a lungo termine (2050) l’UE deve recuperare terreno in alcuni settori nei quali è rimasta indietro rispetto ad altri leader mondiali. Tra questi settori troviamo quello dei trasporti, che dovrebbe puntare di più all’elettrico, e quello immobiliare, quindi la ristrutturazione di immobili per aumentarne l’efficienza energetica. Un altro settore al quale l’UE sta lavorando è la decarbonizzazione, per quanto riguarda sia i trasporti che gli edifici. In merito i singoli Stati devono istituire misure interne più rigide per incentivare alternative con zero emissioni o a basso contenuto di carbonio. Dagli ultimi incontri a Bruxelles, la grande maggioranza dei Paesi UE continua a sostenere l’obiettivo prefissato per il 2050, anche se tra gli Stati membri ci sono alcuni che fanno opposizione. Il problema maggiore riguarda la dipendenza di alcuni Paesi dell’Europa centrale e orientale dai combustibili fossili, che infatti potrebbe avere un impatto dannoso sulle loro economie. Gli Stati europei occidentali al contrario si stanno dando da fare per raggiungere in anticipo gli obiettivi prefissati per il 2030. Sia la Finlandia che i Paesi Bassi hanno accelerato il ritiro del carbone dal 2030 al 2029. Mentre l’Austria ha deciso di ritirare il carbone entro il 2020 anziché il 2025. La Germania ha annunciato che l’ultima centrale a carbone sarà chiusa entro il 2038. Una fase di eliminazione del carbone è attualmente in discussione anche in Spagna, Slovacchia e Ungheria. Negli ultimi incontri a livello europeo è stato poi stabilito che la Banca europea per gli investimenti intensificherà le proprie attività a sostegno dell’azione per il clima, quindi saranno disponibili più fondi UE per contribuire alla transizione energetica.
Tra i Paesi che più frenano gli obiettivi UE 2050 c’è la Polonia, che non vuole impegnarsi finché non sarà prevista una condivisione degli oneri per bilanciare potenziali effetti negativi sull’economia. A livello internazionale, anche se la maggioranza degli Stati membri della UNFCC ha ribadito la volontà di combattere contro il riscaldamento globale, alcuni Paesi cercano di frenare il processo. Il prossimo incontro sarà ad agosto in Francia durante il G7, occasione nella quale si riuniranno alcuni degli Stati firmatari dell’Accordo di Parigi: tra gli argomenti preposti si parlerà anche di cambiamento climatico.
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