«Partiamo dal presupposto che è sempre complicato avere informazioni su un Paese che è così ermetico e chiuso come la Corea del Nord. Dobbiamo basarci su indiscrezioni di seconda e terza mano, molto difficili se non impossibili da verificare. Una delle ipotesi è che il leader abbia paura del Coronavirus e che, quindi, si sia auto-isolato mostrandosi in pubblico solo in certe situazioni. Un’altra ipotesi è che sappiamo che Kim Jong-un non è molto in forma e che, pertanto, potrebbe aver avuto dei problemi di salute temporanei. È anche ipotizzabile che, qualora fosse realmente morto, il regime potrebbe aver voluto prendere del tempo per darne l’annuncio». Negli ultimi mesi Guido Olimpio, inviato del Corriere della Sera, è stato tra gli osservatori che con più lucidità e meno frenesia ha raccontato il «mistero» creatosi attorno alla sparizione prolungata del dittatore nordcoreano Kim Jong-un dalla scena pubblica. Provando sempre, nelle sue analisi, a non perdere di vista i veri elementi di peso che ruotano attorno al regime di Pyogyang. A cominciare dalla Cina.
Perché se c’è una cosa certa, è che la durata del potere di Kim Jong-un dipende in modo rilevante dalla «pazienza» di Pechino nei suoi confronti. «Pechino è sicuramente preoccupata da sortite o provocazioni che possano creare instabilità – spiega in proposito Olimpio – Anche se aiuta militarmente, e soprattutto economicamente, la Corea del Nord, di certo non è a favore di una sua corsa agli armamenti. Il governo cinese spende la carta nordcoreana a livello internazionale, specie nel confronto con gli Stati Uniti e per far valere la propria egemonia in tutta l’Asia. In questa “partita” sta giocando un doppio ruolo: da una parte la Cina si erge come attore imprescindibile per “calmare” la Corea del Nord, dall’altra sa di potersene servire per tenere sotto pressione i suoi nemici. È un gioco di equilibrio che Pechino ha sempre condotto, e che continuerà a condurre. Sarebbe però un errore presentare Kim Jong-un come un burattino nelle mani di Pechino».
Immagine di copertina: KCNA
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