Un rapporto riservato redatto da un organismo di controllo indipendente delle Nazioni Unite ha svelato un losco giro d’affari tra Corea del Nord, Myanmar e Siria. Secondo i risultati dell’indagine, Pyongyang esporterebbe armi convenzionali e tecnologia missilistica in aperta violazione delle sanzioni imposte dall’ONU. Il documento, destinato a una commissione interna del Consiglio di Sicurezza e diffuso dall’agenzia Reuters, riferisce di introiti pari a 200 milioni di dollari finiti nelle casse del regime nordcoreano nel corso del 2017.
Gli scambi tra Corea del Nord e Siria
Gli scambi illegali e non dichiarati tra Pyongyagn e Damasco risalirebbero almeno al 2012 e riguarderebbero 40 carichi partiti dalla Corea del Nord e diretti alle organizzazioni che in Siria sovrintendono al programma di produzione di armi chimiche (Syria’s Scientific Studies and Research Centre). Nel 2013 la Siria ha accettato di distruggere il proprio arsenale chimico, ma sono molti i diplomatici e gli analisti a sospettare che il regime di Bashar Al Assad stia tuttora lavorando allo sviluppo di nuove capacità offensive di questo tipo.
La rotta Pyongyang-Naypyidaw
Per quanto riguarda l’asse Corea del Nord-Myanmar, a negare «qualsiasi tipo di relazione in corso con la Corea del Nord» è stato recentemente Hau Do Suan, ambasciatore del governo birmano presso gli uffici delle Nazioni Unite a New York.
Nel novembre del 2007 la Corea del Nord e il Myanmar avevano siglato un accordo di difesa. Le relazioni con il regime nordcoreano sono state interrotte formalmente nel 2010 quando il governo del generale Thein Sein, insediatosi dopo le elezioni generali in Myanmar, ha normalizzato le relazioni con l’Occidente.
Secondo gli autori del report redatto per l’ONU, da allora i contatti tra Naypyidaw e Pyongyang in realtà non si sarebbero mai interrotti, come l’esercito birmano vorrebbe invece far credere. I legami militari, oltre a dimostrare la vicinanza tra i due Paesi, acuiscono i timori della comunità internazionale riguardo il potere incontrastato che l’esercito del Myanmar continua ad avere su ogni aspetto della difesa nazionale così come della vita politica del Paese, a discapito del governo civile democraticamente eletto e guidato di fatto dalla leader della Lega Nazionale per la Democrazia Aung San Suu Kyi.
Queste accuse complicano la già difficile posizione del Myanmar, sotto esame da parte della comunità internazionale per i presunti abusi perpetuati ai danni della minoranza musulmana dei Rohingya. Nel 2011 l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva deciso di cambiare la strategia degli Stati Uniti nei confronti del regime birmano, passando dalle sanzioni a un atteggiamento di maggiore impegno e apertura verso il Myanmar. Lo scopo era interrompere il pericoloso isolazionismo che stava spingendo il Paese a stringere legami sempre più stretti con la Corea del Nord. Il risultato dell’indagine ONU, però, dimostra adesso il fallimento della strategia di Obama e potrebbe indurre il capo della Casa Bianca Donald Trump a sovvertire la linea di condotta attuata fino a questo momento nei riguardi di Naypyitaw.
Tunnel e missili al centro dell’intesa
Nello specifico, si legge nel rapporto, la Corea del Nord avrebbe inviato in Myanmar esperti nella costruzione di bunker e tunnel sotterranei, che sarebbero presenti in varie località del Paese. L’invio di consulenti di questo settore sarebbe per l’intelligence straniera il “cuore” dell’alleanza militare tra i due Paesi, dal momento che le installazioni più sensibili per la produzione di missili si troverebbero nascoste sottoterra nelle vicinanze della capitale del Myanmar.
La Corea del Nord possiede conoscenze approfondite sulle tecniche avanzate per la realizzazione di tunnel. Molti ne sono stati scavati lungo la linea di confine del 38esimo parallelo che spacca in due la penisola coreana, nell’ottica di una possibile invasione della Corea del Sud da parte dell’esercito nordcoreano. Nella Repubblica Popolare Democratica di Corea diverse industrie belliche sono “nascoste” sottoterra e pare che la stessa cosa accada in Myanmar. Personale di Pyongyang, inoltre, sarebbe impiegato nello sviluppo di un programma missilistico portato avanti dalle autorità birmane in siti segreti come quello di Minhla, nella regione di Magwe.
Nel dossier si fa infine riferimento ad arrivi frequenti nei porti del Myanmar di navi nordcoreane cariche di “materiale da costruzione”. In cambio, dal Myanmar partirebbero rifornimenti di riso diretti in Corea del Nord. Una forma di baratto utile a superare i vincoli imposti dalle sanzioni – che bloccano le transazioni finanziarie di Pyongyang verso Paesi esteri – e che allo stesso tempo risponde alla fame di cibo della Corea del Nord e al desiderio dell’esercito del Myanmar di dotarsi di armi più potenti. Non sembra però verosimile che Pyongyang abbia inviato missili già assemblati. È invece probabile che in Myanmar siano arrivati pezzi d’artiglieria e componenti necessarie a produrre razzi simili ai modelli Hwasong 5 e Hwasong 6, fabbricati dalla Corea del Nord e con un raggio di azione di 320-500 chilometri.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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