Sono passati quattro mesi dall’annuncio della decisione del Governo giapponese di limitare le esportazioni di tre materiali essenziali per l’industria tecnologica verso la Corea del Sud. La decisione, apice di una serie di malcontenti e rancori tra i due Paesi asiatici, ha innescato una guerra commerciale che in poco tempo ha seriamente danneggiato le economie di entrambi i Paesi. L’aumento dei costi della disputa ha recentemente spinto i Governi di Seul e Tokyo a riprendere gli incontri bilaterali nella ricerca di un compromesso per porre fine alla disputa commerciale e, se possibile, ai disaccordi sui trattati del dopoguerra.
LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA COMMERCIALE
La disputa commerciale iniziata lo scorso luglio tra Giappone e Corea del Sud sta causando gravi danni alle economie di entrambi i Paesi. A seguito delle restrizioni sulle esportazioni annunciate il 1° luglio dal Governo giapponese e l’eliminazione reciproca dalla lista dei Paesi favoriti, centinaia di compagnie giapponesi e sudcoreane necessitano di diverse licenze per l’export, una procedura che rallenta molto lo scambio commerciale tra i due Paesi.Rispetto allo scorso anno le esportazioni sudcoreane nel Paese del Sol Levante sono calate del 6,2% e quelle giapponesi in Corea del Sud hanno visto una netta diminuzione in diversi settori. Nel settore automobilistico, ad esempio, la vendita di auto nipponiche in Corea del Sud è diminuita del 57%, mentre il settore turistico ha visto dimezzato il numero dei visitatori sudcoreani in Giappone rispetto al 2018. In particolare, sulle esportazioni giapponesi gravano non solo le recenti scelte economico-politiche, ma soprattutto i movimenti di boicottaggio che hanno alimentato i sentimenti antigiapponesi, già preesistenti, tra la popolazione sudcoreana. Inoltre, la Corea del Sud ha anche lanciato una campagna internazionale contro lo svolgersi dei Giochi Olimpici nella zona di Fukushima in Giappone, perché contaminata dalle radiazioni del triplice disastro del marzo 2011.
Fig. 1 – Il Presidente sudcoreano Moon Jae-in isieme al Premier olandese Mark Rutte durante il G20 di Buenos Aires dell’anno scorso
PRIMI PASSI VERSO UNA SOLUZIONE
Sebbene i due Paesi sembrino ancora lontani dal raggiungere una soluzione, hanno comunque fatto qualche passo avanti con la ripresa degli incontri bilaterali. Il 24 ottobre il Primo Ministro sudcoreano Lee Nak-yeon e il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe si sono incontrati a Tokyo, nella settimana della cerimonia di intronizzazione del nuovo Imperatore Naruhito a cui l’esponente sudcoreano ha assistito. Il colloquio non si è concluso con una svolta determinante per la situazione, ma è stato rilevante in quanto primo incontro ufficiale tra i due Premier dopo quello del settembre dello scorso anno avvenuto a Vladivostok in Russia. Durante l’incontro è stato possibile per il Primo Ministro sudcoreano consegnare una lettera da parte del Presidente Moon Jae-in al Primo Ministro Abe. Nella lettera il Presidente Moon ha espresso la sua apertura nel riparare i legami bilaterali tesi dalle controversie storiche, tra cui la questione dei risarcimenti per i sudcoreani che furono costretti a lavorare per aziende giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Tokyo a questo proposito ha chiesto al Governo di Seul di trovare una soluzione che non danneggi le compagnie giapponesi, mentre Seul chiede che il Governo nipponico rettifichi le restrizioni sulle esportazioni. Tuttavia, la questione che premeva di più al Giappone, così come agli Stati Uniti, era la annunciata uscita della Corea del Sud dal GSOMIA (General Security of Military Information Agreement).
Fig. 2 – Il Premier giapponese Shinzo Abe in visita nel Regno Unito, 10 gennaio 2019
L’IMPORTANZA TRILATERALE DEL GSOMIA
L’accordo era stato firmato da Corea del Sud e Giappone nel Novembre del 2016 come supplemento all’accordo trilaterale di condivisione delle informazioni di intelligence con gli Stati Uniti. I due Paesi avevano riconosciuto di dover affrontare una minaccia comune, rappresentata dalla Corea del Nord, e quindi firmarono un accordo che fosse al servizio degli interessi di sicurezza nazionale di entrambi e del comune alleato statunitense. Tuttavia, durante la crisi delle relazioni bilaterali tra Seul e Tokyo di questa estate, il Governo sudcoreano aveva annunciato la decisione di uscire dal patto GSOMIA entro il 23 novembre. La Corea del Sud ha ritrattato la propria posizione all’ultimo momento, proprio poche ore prima della scadenza del patto, probabilmente in seguito alle forti pressioni arrivate da Washington. All’incontro consultivo sulla sicurezza tenutosi il 15 novembre a Seul, il Segretario della Difesa degli Stati Uniti Mark T. Esper aveva infatti sottolineato come l’uscita del Governo di Seul dall’accordo sulla sicurezza potesse giovare solamente a Cina e Corea del Nord.
Fig. 3 – Conferenza stampa di Moon e Trump al termine del loro primo summit ufficiale nel 2017
COME SI RISOLVERÀ?
Il 22 novembre il Governo di Seul ha annunciato che per il momento non uscirà dal GSOMIA, ma chiede ancora che Tokyo elimini le restrizioni commerciali poste sulle esportazioni. Il fatto che Seul abbia ritrattato la posizione degli ultimi mesi ha evitato un’ulteriore crisi nelle relazioni con il Giappone e con l’alleato americano. Il rinnovo del GSOMIA era infatti diventato cruciale per il mantenimento di un equilibrio, almeno apparente, della pace e della sicurezza della regione. Tuttavia, sebbene con questa decisione si sia evitato un peggioramento della situazione, non sono state risolte le controversie tra i due Paesi e le cause fondanti del conflitto. Gli USA hanno giocato recentemente un ruolo più attivo nella questione, concentrandosi però soprattutto sulla questione della sicurezza regionale. Se quest’estate infatti durante la prima crisi delle relazioni bilaterali tra Seul e Tokyo il Governo di Washington non aveva espresso una chiara posizione, all’incontro consultivo sulla sicurezza del 15 novembre il Segretario alla Difesa americano ha esplicitato la posizione di Washington su un’eventuale uscita della Corea del Sud dal GSOMIA che avrebbe portato ad un depotenziamento dell’equilibrio dell’area a favore di Corea del Nord, Cina e Russia. Washington all’incontro consultivo ha concentrato l’attenzione sull’importanza di un riavvio costruttivo del dialogo trilaterale contro la minaccia della Corea della Nord, chiedendo sia al Giappone che alla Corea del Sud anche un sostegno economico per le truppe americane presenti nella regione asiatica. Per ora l’intervento di Washington su Seul per rinnovare il patto di condivisione dei servizi di intelligence sembra aver salvato l’equilibrio militare e della sicurezza della regione. Tuttavia, per ripristinare un equilibrio più saldo e avere una pace duratura nell’area, gli USA dovrebbero giocare un maggiore ruolo di mediazione per aiutare i due Paesi asiatici a sistemare le questioni legate al passato e affrontare le tensioni economiche del presente.
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