Secondo le ultime stime, la Corea del Nord dispone allo stato attuale di oltre 1.000 missili di gittata diversa. Tra questi missili, vi sono anche missili a lungo raggio, potenzialmente in grado di colpire obiettivi situati lungo la costa occidentale degli Stati Uniti. Il programma missilistico di Pyongyang ha fatto degli enormi passi da gigante negli ultimi decenni, passando dallo sviluppo di razzi d’artiglieria tattici tra gli anni Sessanta e Settanta alla produzione di missili balistici a corto e medio raggio tra gli anni Ottanta e Novanta.
Da quando il nuovo leader Kim Jong Un ha assunto il potere sostituendo il padre Kim Jong Il nel dicembre del 2011, gli investimenti nel settore della difesa sono stati ulteriormente implementati per permettere al Paese di disporre anche di missili a lunga gittata. Negli ultimi anni, la Corea del Nord ha annunciato di aver sviluppando missili balistici intercontinentali per il trasporto a lungo raggio di ordigni nucleari (ICBM, Intercontinental Ballistic Missile).
Al momento, stando agli ultimi dati forniti dalla Federation of American Scientist, citata da BBC, Pyongyang dispone delle seguenti tipologie di missili:
– Missili a corto raggio: gittata massima di 1.000 km;
– Missili a medio raggio: gittata compresa tra i 1.000 e i 3.000 km;
– Missili a raggio intermedio: tra i 3.000 e i 5.500 km;
– Missili a gittata intercontinentale: superiore ai 5.500 km;
Missili a corto raggio
La Corea del Nord ha iniziato a sviluppare il proprio arsenale missilistico sviluppando dei missili Scud dopo averne ricevuto una prima fornitura nel 1976 dall’Egitto. Successivamente, nel 1984, Pyongyang ha iniziato a sviluppare una propria versione del missile Hwasong.
Da allora la Corea del Nord ha prodotto un’ampia gamma di missili a corto raggio in grado di colpire i vicini territori della Corea del Sud. I principali modelli si chiamano Hwasong-5 e Hwasong-6, noti anche come Scud-B e Scud-C, che secondo lo US Center for Nonproliferation Studies hanno rispettivamente una gittata di 300 km e 500 km. Su questi missili possono essere montate non solo testate convenzionali, ma anche testate biologiche, nucleari e chimiche seppur di dimensioni ridotte. Questa tipologia di missili è stata venduta all’estero dal regime nordcoreano. In particolare, gli Hwasong-6 sono stati acquistati dall’Iran.
Missili a medio raggio
Dalla fine degli anni Ottanta la Corea del Nord ha iniziato a investire sulla costruzione di missili a medio raggio, conosciuti come Nodong, la cui capacità di gittata è di circa 1.000 km. Questa tipologia di missile è basata sul modello dello Scud, ma ha dimensioni doppie e possiede un motore a reazione più potente. In un’analisi dell’aprile 2016, l’International Institute for Strategic Studies ha definito il Nodong «un sistema collaudato che può colpire ogni punto della Corea del Sud e gran parte del Giappone». Il centro studi ha inoltre affermato che l’ultima variante del missile, di cui si è avuta notizia nell’ottobre del 2010, potenzialmente può colpire obiettivi lontani fino a 1.600 km, il che significa che potrebbe raggiungere le basi militari degli Stati Uniti nelle isole giapponesi di Okinawa. Missili Nodong sono stati testati da Pyongyang nel Mar del Giappone nel 2006, nel 2009, nel 2014 e nel 2016.
Missili a raggio intermedio
Da diversi anni la Corea del Nord sta sviluppando missili Musudan, effettuando diversi test nel 2016. Secondo i servizi di intelligence israeliani, questa tipologia di missile può arrivare a colpire obiettivi lontani fino a 2.500 km. La stima è stata aumentata a 3.200 km dalla US Missile Defense Agency e a oltre 4.000 km da altre fonti.
Gli ultimi sviluppi apportati ai missili Musudan, noti anche come Nodong-B o Taepodong-X, potrebbero dunque permettere alla Corea del Nord di arrivare a colpire la base militare degli Stati Uniti situata a Guam, la più grande e meridionale isola dell’arcipelago delle Marianne situata nella parte occidentale dell’Oceano Pacifico. Si stima che i missili Musudan possano essere dotati di testate di un peso che varia da 1 a 1,25 tonnellate.
Nell’agosto del 2016 Pyongyang ha inoltre dichiarato di aver effettuato da un sottomarino il lancio di un missile terra-terra di medio-lungo raggio chiamato Pukguksong. Il suo significato, spiega sul Giornale l’analista militare Franco Iacch, è Polaris (“stella polare”), «lo stesso nome del primo SLBM (Submarine-launched ballistic, ndr) missile al mondo, UGM-27 Polaris, messo in servizio dagli Stati Uniti».
Un secondo missile di questo tipo è stato testato, ma da una postazione di lancio di terra, il 12 febbraio scorso. Secondo le rilevazioni effettuate da Corea del Sud e Stati Uniti, il missile è stato lanciato dalla base aerea di Banghyon, nella provincia occidentale di North Pyongan, e si è inabissato nel Mar del Giappone dopo aver percorso oltre 500 km, proprio nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ricevuto in Florida il premier giapponese Shinzo Abe.
La Corea del Nord ha dichiarato che il test è riuscito con successo e che il missile testato era dotato di un motore a combustibile solido, il che se confermato dimostrerebbe che il regime nordcoreano possiede quella che ha definito una «nuova arma strategica che può essere lanciata velocemente, in grado di sfuggire ai satelliti ed in grado di trasportare una testata nucleare». Un’arma che sarebbe stata progettata proprio per armare i sottomarini della flotta nordcoreana. «Tale tecnologia – spiega sempre Franco Iacch – bypassa il sistema THAAD, che sta per sorgere nella penisola coreana, a causa del suo raggio di intercettazione di 120°. Un sottomarino, concettualmente, potrebbe lanciare il suo carico da qualsiasi direzione».
L’azione è stata condannata all’unanimità dai 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, compresa la Cina, Paese considerato “protettore” di Pyongyang.
Missili pluristadio
Il Taepodong-1, conosciuto anche come Paektusan-1, è stato il primo missile pluristadio testato in Corea del Nord nel 1998. Secondo il think-tank indipendente Federation of American Scientists (FAS), il Taepodong è il risultato di un’evoluzione del Nodong e successivamente dell’Hwasong-6. Da un’ulteriore implementazione del Taepodong-1 è stato realizzato il Taeapodong-2, o Paektusan-2, missile balistico a tre stadi testato diverse volte negli ultimi dieci anni. Si stima che la sua gittata possa andare da un minimo di 5.000 km a un massimo di 15.000 km, il che se confermato significherebbe che il missile potenzialmente sarebbe in grado di colpire obiettivi situati in territorio statunitense o australiano. Il Center for Nonproliferation Studies, pur esprimendo forti timori sulla capacità offensiva del Taeapodong-2, ritiene che non possa andare oltre i 6.000 km.
Missili balistici intercontinentali
Infine, la Corea del Nord ha recentemente comunicato di aver sviluppato ance missili a lungo raggio, chiamati KN-08 o Hwasong-13. Un primo test sarebbe stato effettuato nel settembre del 2016, quando la Corea del Nord ha messo alla prova il funzionamento di motore a razzo che, secondo diversi esperti, sarebbe in grado di alimentare il lancio di un missile balistico intercontinentale.
Il Pentagono ritiene che la Corea del Nord sia in possesso di almeno sei modelli di KN-08 con cui Pyongyang sarebbe in grado di colpire obiettivi in gran parte degli Stati Uniti. Sempre secondo gli USA, il regime nordcoreano recentemente avrebbe sviluppato anche una versione aggiornata di questo missile, denominata KN-14. Non ci sono prove ufficiali, ma nel gennaio scorso ci sono stati segnali di un test imminente dopo le ultime infuocate minacce rivolte dal leader nordcoreano Kim Jong Un a Washington, Tokyo e Seoul.
Queste minacce, sommate all’annuncio di Kim Jong Un di aver miniaturizzato e standardizzato testate nucleari per adattarle a missili balistici, ha sollevato la preoccupazione della comunità internazionale che la Corea del Nord sia molto vicina a sviluppare un’arma nucleare di lunga gittata.
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