La Corea del Nord il 14 maggio ha definito “un atto illegale” il sequestro della nave cargo Wise Honest da parte degli Stati Uniti. Secondo i nordcoreani, il sequestro è contrario allo spirito del comunicato congiunto firmato da Kim e Trump il 12 giugno 2018. Pyongyang ha chiesto la restituzione dell’imbarcazione dopo che la settimana scorsa la nave era stata portata dagli Stati Uniti nelle isole Samoa Americane. La Wise Honest era stata sequestrata in Indonesia nell’aprile 2018 con l’accusa di trasportare carbone, in violazione quindi delle sanzioni internazionali in vigore contro la Corea del Nord. Per l’agenzia di Stato nordcoreana KCNA, gli americani vogliono mettere in ginocchio il Paese e continuano a perseguire la strategia della “massima pressione”, stringendo così un cappio al collo al regime. I toni tra Usa e Corea del Nord non sono tornati al livello delle minacce di “fuoco e furia” di qualche tempo fa, anzi Trump ritiene Kim ancora degno di fiducia ed è convinto che un accordo con il dittatore sia ancora possibile. Ma gli ultimi avvenimenti lasciano pensare che Washington e Pyongyang siano lontane dall’appianare le divergenze che nelle ultime settimane non hanno permesso di superare il fallimento del vertice di Hanoi in Vietnam. La prima parte del mese di maggio 2019 ha visto anzi un serio aumento degli attriti fra statunitensi e nordcoreani e la tensione è salita a Nord del 38esimo parallelo.
Giovedì 9 maggio la Corea del Nord ha tirato due missili a corto raggio e solo pochi giorni prima c’era stato il lancio di una serie di “proiettili non meglio identificati” verso il Mar del Giappone. Di fatto è stato un ritorno ai test su missili balistici che erano stati sospesi a novembre 2017, quando Kim Jong un aveva testato per l’ultima volta un missile balistico intercontinentale. Su questo punto è utile riprendere un’analisi di 38 North. L’analisi ricorda che Kim non ha violato alcuna moratoria sui test perché non era stata annunciata alcuna moratoria, ma solo il congelamento dei test missilistici e nucleari. Dunque, i lanci di maggio non andrebbero paragonati agli avvenimenti del 2005, che interruppero la moratoria dell’era Clinton sul lancio dei missili dichiarata nel 1999. The Diplomat invece spiega che la moratoria annunciata ad aprile 2018 rigurdava solo i missili balistici intercontinentali a lungo raggio, non quelli a corto raggio. Tuttavia, la Corea del Nord non può effettuare test su missili balistici di qualsiasi tipo in base a una risoluzione delle Nazioni Unite approvata nel 2006.
Alcuni degli ordigni testati da Kim sono ben noti agli esperti militari. A destare attenzione è stato il nuovo missile a corto raggio testato alla presenza del dittatore smagliante: forse un russo Iskander, missile balistico dal raggio di 280 km. Questo missile potrebbe essere quello fatto sfilare alla parata dell’8 febbraio 2018, prima delle Olimpiadi invernali di PyeongChang che hanno scongelato il dossier nucleare nordcoreano e portato ai summit tra Kim, Trump e Moon. Le origini del nuovo missile non sono ancora chiare. Per MICHAEL ELLEMAN, potrebbe essere stato importato dalla Russia, potrebbe essere stato prodotto da un altro Paese e poi trasportato in Corea del Nord oppure potrebbe essere stato elaborato da ingegneri nordcoreani a conoscenza delle tecniche per fabbricarlo o ancora realizzato su copia del modello russo. Elleman fa notare che il missile Iskander è un’arma molto sofisticata e che quella testata dai nordcoreani è ancora in fase di sviluppo, ci vorranno forse anni prima che la Corea del Nord possa impiegarla.
I nuovi test di Kim sono successivi al sequestro della nave Wise Honest da parte degli Usa e vanno certamente letti come un messaggio a Washington. Tuttavia, se il nuovo missile a corto raggio testato da Kim non costituisce una minaccia diretta per gli Usa, potrebbe aumentare la capacità di colpire obiettivi in Corea del Sud. Gli analisti di 38 North hanno notano che il leader nordcoreano ha voluto inviare anche un segnale alla Casa Blu. Kim si non ha gradito le esercitazioni militari congiunte di questa primavera tra Washington e Seoul. Quest’anno le esercitazioni hanno avuto scala ridotta, ma per Kim sono contrarie alla spirito della Dichiarazione firmata il 27 aprile 2018 a Panmunjeom e alla Dichiarazione congiunta di settembre a cui erano arrivati i leader delle due Coree nel tentativo di stemperare le tensioni militari.
Il presidente sudcoreano Moon ha avvertito, sulla scia di questi eventi, che le azioni di Kim complicano non poco il dialogo. Ma allo stesso tempo Moon ha anche cercato di spiegare che i test di Kim sono una forma ponderata di protesta per il fallimento del vertice di febbraio ad Hanoi e che il leader nordcoreano sarebbe ancora disposto a negoziare. Moon resta favorevole a una linea più morbida verso Pyongyang, che include aiuti economici utili a mitigare gli effetti delle sanzioni sull’economia nordcoreana e a spingere Kim Jong un nella direzione della rinuncia graduale al nucleare. Gli americani, dal canto loro, non sembrano disposti ad abbandonare la “massima pressione”, che però fino a questo momento si è dimostrata infruttuosa. Kim ha detto di essere disposto ad aspettare fino alla fine del 2019 per una “condotta più flessibile” da parte Usa. Nel discorso di inizio anno dello scorso gennaio non aveva chiuso la porta al dialogo ma era parso più minaccioso, lasciando intendere di poter ottenere delle concessioni dagli Usa tirando la corda e guardando ai vecchi alleati della Corea del Nord: Cina e Russia. Sui cinesi e sui russi Kim spera di trovare appoggio diplomatico per ottenere la rimozione delle sanzioni. I test molto probabilmente si ripeteranno.
Foto: CNN
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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