Un confine lungo e poroso con la Cina, eppure nessun caso confermato di coronavirus in Corea del Nord secondo i canali della propaganda. Tutto può accadere a nord del 38esimo parallelo ma difficilmente verremmo a saperlo per tempo. Quasi impossibile verificare le informazioni che provengono da un Paese impenetrabile e isolato come il regime di Kim Jong un. Ma una certezza c’è: la Corea del Nord non sarebbe capace di affrontare l’emergenza sanitaria, a causa delle sue infrastrutture decrepite, degli ospedali obsoleti, e a causa della grave malnutrizione di cui soffrono i cittadini nordcoreani, condizione che non farebbe che aumentare il rischio di contagio. Il quadro descritto pone le premesse di un ipotetico disastro, qualora il coronavirus raggiungesse, o avesse già raggiunto, la Corea del Nord.
Secondo le Nazioni Unite, nel 2018 il 42% della popolazione, vale a dire quasi 10,5 milioni di persone, era denutrita. Solo il 16% delle famiglie consumerebbe cibo secondo quantità accetabili. La scarsità di acqua pulita e la mancanza di energia elettrica non fanno che aggiungere motivi di preoccupazione. Le sanzioni internazionali imposte a Pyongyang per il programma atomico bloccano l’afflusso di medicine, di equipaggiamenti sanitari e di tecnologie diagnostiche. «Il maggiore elemento di vulnerabilità è la totale inesistanza di un’infrastruttura sanitaria», spiega con chiarezza l’esperto di Corea del Nord Victor Cha. L’Organizzazione mondiale della sanità non ha contraddetto le autorità nordcoreane. Il funzionario dell’OMS Michael Ryan ha sostenuto di non avere al momento indicazioni su casi di Covid-19 nel Paese. Aumenta però lo scetticismo, mentre i disertori del regime avrebbero inizato a mettere in dubbio queste informazioni.
Le misure d’emergenza
Il regime nordcoreano è stato uno dei primi Paesi a sigillare il confine con la Cina a causa del COVID-19. Le misure sono state prese quasi subito a differenza di quanto è avvenuto per altre emergenze sanitarie, come l’epidemia di Sars del 2003. Ma soprattutto la Corea del Nord non è stata silente come nel passato, affrontando la tematica del cororavirus apertamente sia con i suoi cittadini che a livello globale. Il 21 gennaio 2020 Pyongyang ha notificato alle compagnie turistiche che non avrebbe più permesso agli stranieri di entrare nel Paese. Pochi giorni dopo le restrizioni sono state rafforzate e i viaggi da e per la Corea del Nord sono stati interrotti, i voli da e per la Cina e la Russia sono stati sospesi. La quarantena prevista per gli stranieri è stata estesa da 15 a 30 giorni e dovrebbe terminare il primo marzo. Negli ultimi giorni la Corea del Nord ha messo in quarantena 380 cittadini stranieri, per lo più diplomatici residenti nella capitale, chiudendoli al resto del mondo. Il regime ha diffuso informazioni utili ai cittadini sulle norme igieniche e i comportamenti da adottare per avitare il contagio, attarverso la stampa ufficiale e gli altoparlanti. Le immagini degli operatori sanitari impegnati a disinfestare le aree pubbliche sono state centrali nella macchina della propaganda nordcoreana. Sforzi che sembrano però celare la consapevolezza dell’incapacità del sistema sanitario e del regime di arginare la diffusione del virus. In un secondo momento, Pyongyang ha disposto una serie di misure inusuali, che per la rivista The Diplomat appaiono alquanto bizzarre se teniamo conto del fatto che non ci sono casi denunciati di infezione. Una di queste è l’obbligo di cremare tutti i morti. L’altra è il contributo in denaro che i lavorratori nordcoreani residenti in Cina sono tenuti a versare. Non solo, la stampa ufficiale ha anche diffuso uno studio secondo cui un’erba guarirebbe dal COVID-19, facendosi portavoce di fake news. Lo stesso Kim Jong un è sparito fino al 16 febbraio.
I casi di infezione al confine con la Corea del Nord
Yanbian Daily, un giornale in lungua coreana della Cina settentrionale a fine gennaio riportava la notizia di un contagio confermato dalle autorità a Yanbian, nella Provincia di Jilin, regione al confine con la Corea del Nord dominata dalla minoranza coreana. La tv sudcoreana SBS riferiva invece di almeno due casi Yanbian. Uno dei due pazienti sarebbe un ragazzo di 27 anni impiegato di un’azienda tecnologica di Wuhan, scrive il sito UPI. Il ragazzo, un cittadino cinese di etnia coreana, avrebbe viaggiato sul volo CZ369 del 23 gennaio da Wuhan alla città cinese di Changchun. Successivamente, il paziente avrebbe preso un treno ad altà valocità da Changchun alla sua destinazione finale Tumen, molto vicina al confine con la Corea del Nord.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
Come fare impresa nel Golfo
16 Ott 2024
Come aprire una società in Arabia Saudita? Quali sono le leggi specifiche che regolano il business nel Paese del Golfo…
Non c’è più la politica di una volta
26 Set 2024
In libreria dal 20 settembre, per la collana Montesquieu, Fuori di testa. Errori e orrori di politici e comunicatori,…
Hi-Tech: i punti deboli della Cina
21 Mag 2024
La sfida tra Stati Uniti e Cina in campo tecnologico mostra una Cina nettamente indebolita nonostante la sua guerra…