Clamoroso cortocircuito istituzionale in Germania, il numero uno dei servizi tedeschi Hans-Georg Maassen è stato rimosso questa sera dal suo incarico per diventare “Segretario di Stato per la Sicurezza” presso il Ministero degli Interni diretto da Horst Seehofer. Alla fine pero’ ha prevalso il pragmatismo tedesco e il vecchio metodo “promoveatur ut amoveatur” – sia promosso affinché sia rimosso, ha avuto la meglio. L’ormai ex capo dell’intelligence tedesco, era finito nel mirino delle critiche politiche e mediatiche sulla “Grosse Koalition”, si erano addensate molte critiche per la gestione del “caso Chemnitz”. Anche la Cancelliera Angela Merkel non ha potuto non ascoltare le proteste degli alleati della SPD che hanno minacciato piu’volte la crisi di governo su Hans-Georg Maassen che in questi anni ha guidato l’intelligence tedesco (non senza critiche per le presunte inefficienze nella lotta terrorismo che ha colpito piu’ volte in Germania). La SPD ha immediatamente e totalmente sfiduciato il suo operato con queste parole; Il signor Maassen non può più essere sostenuto nel suo incarico perché ha danneggiato la fiducia negli organi di sicurezza del nostro sistema democratico”
Il capo dei servizi segreti tedeschi notoriamente ciarliero con la stampa (e per questo mai amato nell’esecutivo), qualche giorno fa si è fatto intervistare dal quotidiano “Bild” al quale ha rilasciato alcune dichiarazioni abbastanza sorprendenti sui fatti di Chemnitz (27 agosto 2018). Hans-Georg Maassen ha seraficamente negato che ci fosse stata “una caccia allo straniero” arrivando a mettere in dubbio l’integrità dei video che provano i fatti. Le sue dichiarazioni hanno immediatamente fatto alzare un polverone politico con il portavoce della Cancelliera Steffen Seibert che lo ha subito accusato per le sue dichiarazioni e lo stesso hanno fatto i socialisti della SPD. A sostenere Hans-Georg Maassen è rimasta «Alternative für Deutschland» che ha fatto quadrato su di lui con dichiarazioni di aperto sostegno come questa; “chiunque critichi l’illegittima politica sull’immigrazione di Merkel viene schiacciato senza pietà dalla politica dell’establishment”.
Cosa aspetta il suo sostituto
In ogni caso i problemi per la Germania arrivano anche con il ritorno a casa dei «foreign fighters» (al momento stimati in 270 unità), solo una piccola parte di coloro che partirono tra il 2013 e il 2014 per il Siraq, il piccolo contingente di 850-900 combattenti, dei quali circa il 70% ha preso parte a scontri armati. Ma il fronte che più preoccupa le istituzioni tedesche è quello interno. Secondo l’intelligence tedesco la Germania deve affrontare anche la crescente minaccia rappresentata dai bambini e degli adolescenti cresciuti nelle famiglie che vivono secondo i rigidi dettami del salafismo.
In un recente rapporto dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (BfV), si parla di loro come di «vere bombe ad orologeria perché educati dalla nascita con una visione del mondo estremista che legittima la violenza contro gli altri e degrada coloro che non fanno parte del loro gruppo e la loro radicalizzazione sta avvenendo più velocemente di prima. Parliamo di bambini che in moltissimi casi hanno meno di otto anni». Molti degli oltre 11.000 salafiti sono convertiti tedeschi all’islam, altri provengono da famiglie musulmane turche arrivate in Germania dalla fine degli anni ’60 ma il rapporto non tiene conto dei 1,5 milioni di profughi musulmani arrivati in Germania dalla Siria e dall’Afghanistan nel 2015 e 2016 e degli irregolari giunti ad esempio dalla Cecenia a migliaia (più di 60mila). I predicatori e reclutatori salafiti, tra i quali molti convertiti tedeschi, hanno gioco facile perché a differenza degli imam delle moschee tedesche che predicano prevalentemente in arabo o in turco, si esprimono in tedesco con un linguaggio che fa molta presa sui ragazzi. Indottrinamento e radicalizzazione si rivelano efficaci perché avvengono spesso in piccoli ambienti e sul web, lontano da occhi indiscreti. A far paura infine, è la crescente infiltrazione dei salafiti nelle scuole pubbliche (in particolare a Berlino) dove è aumentato anche l’antisemitismo. Ora il suo sostituto che verrà annunciato nei prossimi giorni erediterà una situazione complicatissima e non solo sul fronte del terrorsimo islamico. Tra criminalità organizzata, delinquenza comune, islam radicale ed estremismo di destra e di sinistra, la Germania non pare più il paese di qualche anno fa.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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