Mentre si consumano la crisi energetica attorno al gas e il rallentamento dell’economia globale, il carbone torna protagonista in molte regioni del mondo. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia Iea, nel 2022 la domanda globale del carbone dovrebbe salire ulteriormente e l’uso della più inquinante fonte energetica potrebbe salire a livelli record nel 2023, rischiando di vanificare i già fragili sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici. Tra i fattori che potrebbero influenzare questa tendenza ci sono la crescita economica cinese, il più grande consumatore di carbone del mondo, prevista entro la fine dell’anno, e l’aumento dei prezzi del gas naturale che ha intensificato il passaggio dal gas al carbone in molti Paesi. Altro fattore importante riguarda l’India, dove si prevede un aumento del 7% della domanda di carbone per sostenere la sua crescita economica e per la produzione di energia elettrica.
Dal 2021, con la ripresa economica post Covid, il consumo mondiale di questo carbon fossile, spiega il rapporto dell’Iea, è rimbalzato di circa il 6% nel 2021. Il che ha fatto tornare il carbone a essere la più consistente minaccia per il clima con la continua combustione di grandi quantità di questa materia. Poiché l’aumento dei prezzi del gas naturale ha reso il carbone più competitivo in molti mercati, i suoi prezzi internazionali sono aumentati a loro volta, raggiungendo tre picchi storici tra ottobre 2021 e maggio 2022.
Il carbone torna a farsi sentire in Europa
Anche nell’Unione Europea, che aveva stabilito una serrata roadmap per abbandonare il carbone, si prevede che il suo consumo aumenterà del 7% nel 2022, in aggiunta al balzo del 14% dello scorso anno. Principalmente trainato dalla domanda del settore elettrico, dove il carbone viene sempre più utilizzato per sostituire il gas. Diversamente da quanto previsto, molti paesi dell’Ue stanno allungando la vita alle centrali a carbone. Rimane comunque basso il livello di consumo in Europa, fermo al 5% su quello mondiale.
E pensare che nel 2020 il carbone ha registrato il suo “anno nero”. Infatti Il rapporto di dicembre 2020 dell’Iea aveva stimato al 7% la riduzione del consumo globale di carbone, cioè oltre 500 milioni di tonnellate, tra il 2018 nel 2020. Un calo di queste dimensioni su un periodo di due anni risale addirittura al lontano 1971. Mai così dalla Seconda guerra mondiale, secondo le previsioni contenute nel rapporto Coal2020 dell’Iea.
Tornando ai nostri giorni, sempre secondo l’ultimo aggiornamento dell’Iea sul mercato del carbone, le prospettive sul suo uso sono offuscate dal rallentamento della crescita economica globale e dalle turbolenze del mercato energetico, e in particolare dall’aumento dei prezzi del gas naturale in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Abdessamad El Jaouzi
Ricercatore indipendente, esperto in cooperazione economica internazionale
Perché l’Occidente deve cercare un confronto con Orban
29 Lug 2024
Il sostantivo «cremlinologo» aveva certo molti anni fa una sua funzione, di là dal definire l'etichetta di uno…
Viktor Orbán, storia di un autorevole autoritario
9 Lug 2024
Era il primo gennaio 2012 quando la nuova, e subito contestata, Costituzione ungherese entrava in vigore. I segnali di…
L’Europa e le vere sfide del nostro tempo
1 Lug 2024
Nel saggio Rompere l'assedio, in uscita il 31 maggio per Paesi Edizioni, Roberto Arditti, giornalista da oltre…
I segreti dell’attacco russo all’Ucraina
13 Mag 2024
Dal 17 maggio arriva in libreria per Paesi Edizioni "Invasione. Storia e segreti dell'attacco russo all'Ucraina", il…