Il nuovo presidente cubano Miguel Diaz-Canel questa settimana è stato a Pyongyang per incontrare il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong un. La visita nella capitale nordcoreana è una delle tappe del viaggio di 12 giorni del presidente dell’isola caraibica nei Paesi a tradizione comunista del continente asiatico. Lasciata Pyongyang, Diaz-Canel è partito alla volta della Cina, ma si fermerà anche in Vietnam e in Laos. Il bilaterale di due giorni tra lui e Kim è stato qualcosa in più di una semplice occasione per approfondire i rapporti tra i due Paesi, uniti da una storica alleanza. Un segnale diretto a Washington, con cui i colloqui sulla denuclearizzazione della penisola coreana stentano a uscire da un’apparente e lunga impasse, e al tempo stesso un pressing sugli Usa per allentare le sanzioni internazionali contro la Corea del Nord.
Il viaggio di Diaz-Canel a Pyongyang era stato preceduto dalla 16esima sessione della Commissione Intergovernativa russo-cubana sul commercio e sulla cooperazione tecnico-scientifica che si era tenuta a L’Avana alla fine di ottobre. Al termine del meeting non c’era stata alcuna conferma ufficiale di un eventuale accordo sulla Difesa, ma il giornale russo Kommersant ha riferito che Mosca avrebbe in mente di offrire 50 milioni di dollari di aiuti di Stato a Cuba che saranno impiegati per l’ammodernamento e l’acquisto di equipaggiamento militare. La Commissione si era riunita quasi contemporaneamente al Russia-Latin America Business Forum. In quella sede il vice primo ministro russo Yury Borisov aveva annunciato nuovi investimenti a Cuba e nei Paesi dell’America Latina che “non si piegano alle pressioni dell’Occidente”.
La vecchia alleanza tra Cuba e Corea del Nord trova il suo fondamento in decenni di comune aderenza alle istanze antimperialiste e dal sentimento antiamericano. Entrambe hanno appoggiato le insurrezioni comuniste in Congo, Angola, Eritrea ed Etiopia, entrambe si sono schierate dalla parte delle nazioni arabe che si oppongono a Israele. “Cuba e Corea del Nord sono lontane dal punto di vista geografico – aveva detto Diaz-Canel quando ancora da vice presidente era stato a Pyongyang – ma sono fermamente legate. I due popoli sono compagni schierati in prima linea a difesa dell’indipendenza dall’imperialismo”. L’Avana e Pyongyang hanno inoltre affrontato le conseguenze dovute al regime di sanzioni e restrizioni economiche voluti dagli Usa. Il punto più alto delle relazioni commerciali tra i due Paesi dagli anni Ottanta ad oggi è stato toccato nel 2013 quando il governo di Panama riuscì ad intercettare una nave nordcoreana che trasportava un carico di armi cubane nascoste in sacchi di zucchero. Cuba cercò di sminuire l’accaduto, ma secondo Panama quello fu il segnale di un più ampio accordo sullo scambio di armi. Almeno fino al 2016 Cuba e Corea del Nord hanno avuto contatti sporadici e portato avanti modi per aggirare le sanzioni internazionali.
L’incontro tra Kim e Diaz-Canel ha però un sapore diverso rispetto al passato, in primo luogo perché il giovane leader nordcoreano ha migliorato la sua immagine con i Paesi fuori e dentro l’emisfero occidentale e non è più così isolato come poteva esserlo solo un anno fa. L’amicizia tra L’Avana e Pyongyang è rimasta solida anche quando Castro non aveva apprezzato la statua eretta in onore di Kim Il Sung e il culto della personalità coltivato dalla Corea del Nord intorno al suo carismatico e grande leader. Per Castro questo andava contro i principi marxisti-leninisti a cui voleva aderire. Nonostante tutto però, Cuba non ha mai davvero messo in pericolo la solidarietà alla Corea del Nord. I rapporti non hanno subito scossoni neanche quando l’ex presidente americano Obama ha abolito l’embargo al commercio imposto a Cuba dagli Usa durante la Guerra Fredda, né quando ha rimosso la piccola isola caraibica dalla lista degli “Stati sponsor del terrorismo”. Con il passo indietro nei rapporti tra Washington e L’Avana voluto dall’Amministrazione Trump, le relazioni tra Cuba e Corea del Nord non possono che rifiorire, seppure in maniera più retorica che sostanziale. Il disgelo dell’era Obama ha subito uno stop anche a causa della misteriosa spy storia degli attacchi agli ultrasuoni diretti al personale diplomatico statunitense all’Avana, per i quali il governo americano ha puntato il dito contro Cuba. Un accusa che Diaz-Canel aveva rigettato in quanto fallace e infondata.
Eppure c’è un neo nella gentile accoglienza riservata a Diaz-Canel a Pyongyamg e nella vicinanza mostrata dai leader dei due Paesi. Appena prima l’atterraggio del presidente cubano, la Corea del Nord ha deciso di esporre il primo ritratto ufficiale di Kim Jong un nell’aeroporto internazionale della capitale e diversi altri, di dimensioni differenti, ne sono stati affissi in luoghi pubblici. Nel ritratto Kim è vestito alla maniera occidentale e non indossa gli stessi abiti del padre e del nonno, i quali venivano raffigurati con la classica tunica ispirata a Mao Zedong. Lo stile sfoggiato da Kim è diverso anche dalla sua abitudine di apparire vestito come i suoi predecessori. È la prima volta che il regime espone i ritratti di Kim Jong un. Tale avvenimento è una novità per la macchina della propaganda nordcoreana e potrebbe essere l’inizio di un nuovo culto della personalità, questa volta incentrato sulla figura del 34enne. Kim Jong un sembra essere così arrivato sul gradino più alto del potere, quello del “grande e del caro leader”.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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