Una partenza non buona per le primarie democratiche 2020 che sceglieranno il candidato chiamato a sfidare Donald Trump a novembre. Sia il sistema primario di trasmissione dei voti, sia quello secondario hanno fallito costringendo un ulteriore riconteggio in Iowa. In questo stato, non si vota con la classica X su una scheda, ma con un sistema complesso e affascinante chiamato caucus. Si votava il 3 febbraio. Siamo al 5 e ancora non ci sono i dati definitivi. Quelli che si hanno coprono il 71,44% dei seggi e vedono in vantaggio un outsider: il Sindaco di South Bend (Indiana), Pete Buttigieg, con il 26,8%. Al secondo posto il grande favorito della vigilia, il senatore del Vermont Bernie Sanders, staccato solamente dell’1,6%. Al terzo posto la senatrice Elizabeth Warren con il 18,4%, ma la grande delusione è il favorito a livello nazionale, l’ex Vicepresidente Joe Biden, fermo al quarto posto con il 15,4%.
È presto per trarne delle conclusioni. Si è solo all’inizio di una lunga corsa, dove i premi più ambiti sono ancora da assegnare (il Super Tuesday, dove votano 14 stati, tra cui Texas e California, sarà a marzo), ma un dato certo c’è: la scarsa affluenza. I dati la indicano in linea con quella del 2016, ben lontana da quella del 2008 che portò alla prima vittoria di Barack Obama. Nel 2016 parteciparono 170.000 persone circa, mente nel 2008 240.000. Non un buon auspicio per un partito che per battere Trump deve avere un’alta affluenza ai seggi.
Dal canto loro ci sono due personaggi che traggono vantaggio dal “disastro” dell’Iowa. Il primo è, ovviamente, il Presidente, che si è divertito subito a prendere in giro i democratici per la loro scarsa organizzazione. Il secondo, è l’ex Sindaco di New York Michael Bloomberg, il quale correrà solamente dal Super Tuesday in poi. Il candidato ha cercato di evidenziare come i suoi avversari non siano in grado di rappresentare una seria minaccia per Trump anche a causa dei problemi nei caucus in Iowa.

Redazione
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