La cooperazione fra Putin e Zielenski sembra non bastare ad assicurare tranquillità al territorio del Donbass. Nonostante l’impegno profuso anche da Francia e Germania con la mediazione, i militanti filorussi insistono con nuove offensive, come quella nell’area di Zolote. Zielenski condanna l’atto, la risposta del Cremlino tarda ad arrivare. Al momento, la situazione è tornata sotto controllo. L’attacco prova la complessità del processo di pace
La milizia separatista filorussa ha incominciato la sua offensiva nell’area di Zolote attorno alle 5:00 di mattina del 18 febbraio. Come riportato dalle Ukrainian Joint Forces Operation, l’attacco separatista ha visto l’utilizzo di mortai da 120mm, vietati dall’accordo di Minsk, a seguito di un precedente attacco avvenuto il 16 di febbraio. I filorussi hanno concentrato il fuoco sulle postazioni della 72esima e 93esima brigata JFO, localizzate sul fronte tripartito di Zolote -Orikhove – Novotoshkivka. Secondo il giornalista Yurii Butusov, non si assisteva ad un tale combattimento su larga scala dal 2018. In seguito all’attacco, le forze JFO hanno risposto all’offensiva separatista, respingendo la milizia che aveva pericolosamente cercato di oltrepassare la linea di demarcazione territoriale fra Ucraina e Russia. Secondo la rete ucraina TSN, i miliziani avrebbero esteso la loro offensiva colpendo anche quartieri abitati da civili. Al momento vige il cessate il fuoco, richiesto dagli stessi separatisti dopo aver violato l’accordo di Minsk in sette occasioni nell’arco di poche ore.
Le conseguenze di questo attacco sarebbero diverse e le analisi appaiono discordanti. Secondo le fonti JFO, riprese poi dalla maggior parte delle agenzie di stampa internazionali, un solo militare delle forze ucraine sarebbe morto, mentre altri quattro sarebbero rimasti lievemente feriti. Di altro avviso è Leonid Pasechnik, autoproclamatosi a capo dello stato di Luhansk (Repubblica Popolare di Luhansk) dal 21 novembre 2018. Leonid Pasechnik riporta l’uccisione di due soldati ucraini e il ferimento di almeno tre di loro. Sempre secondo la versione del leader della LNR, dopo l’attacco ricevuto le truppe ucraine avrebbero cercato di infiltrarsi nel territorio nemico con scarsi esiti, registrando proprio in questo sforzo le due perdite umane. La testimonianza dell’ufficiale Vitalii Shvedov riferisce di un attacco diretto alla struttura di Novotoshkivske ed il suo conseguente danneggiamento. Vitalii Shvedov paragona gliscontri di questi giorni a quelli del 2015.
Zielenski si è espresso duramente nei confronti dei militanti, non prima di aver consultato il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Dopo questo incontro, Zielenski e Khomchak, Capo di Stato maggiore delle forze armate ucraine, hanno tenuto un briefing con la stampa. Per il Presidente, questo atto è un tentativo di interrompere il processo di pace iniziato fra le due nazioni. Ciò malgrado, la procazione non distoglierà l’impegno governativo nel cessare definitivamente le ostilità, ha spiegato il Presidente. Komchak ha aggiunto che questo atto, concentratosi nella postazione della 72esima brigata a Bania, va ben oltre la mera provocazione, confermando inoltre i dati JFO e ribadendo che un solo soldato ucraino è rimasto ucciso, tre feriti e due contusi. Secondo Mahda, direttore dell’Istituto di Politica Globale di Kiev, il conflitto ha avuto per porre Zielenski in una posizione di debolezza in vista dei nuovi dialoghi di pace col il Cremlino. Di fatto, l’attacco è arrivato a tre giorni di distanza dal rifiuto di Zielenski sul piano di pace in 12 punti stilato da ex membri governativi americani, europei e russi presso la conferenza di Monaco.
Per il momento la Russia non si esprime nel merito della vicenda. Il Cremlino continua a rifiutare la richiesta ucraina di interrompere il disimpegno russo in territorio ucraino, che dovrebbe prevedere attività coordinate fra i due stati, come previsto dal piano OSCE, ma che in realtà viene utilizzato per supportare gli sforzi separatisti.
A peggiorare questa situazione di incertezza il report dell’OSCE che ha segnalato la presenza di un aereo Tupolev nello spazio aereo del Donbass. Secondo il comunicato OSCE, il velivolo è stato avvistato, in data 15 febbraio, mentre sorvolava un’area non controllata dal governo russo portando con sé armi non in linea con l’accordo di Minsk, confermando così le intenzioni tutt’altro pacifiche del Cremlino.
In attesa di una risposta del governo russo sull’accaduto, che probabilmente negherà la diretta responsabilità sull’evento, le relazioni russo-ucraine rimangono appese ad un filo. Zielenski, eletto il 20 maggio 2019 come nuovo presidente del governo ucraino, ha da subito improntato il suo mandato sul raggiungimento della pace fra Mosca e Kiev. Mantenendo un approccio fermo, non piegandosi fino ad ora alle pressioni esogene russe, ma aperto e cooperativo, come dimostrato durante il discorso alla Verkhovna Rada pronunciato in lingua russa invece che quella autoctona, Zielenski ha mantenuto fede alle proprie premesse. Nonostante l’impegno profuso, disturbato anche da vicende esogene come il Kiev gate, il progetto di pace prefissato da Zielenski sembra lontano dalla realizzazione, complice la parziale cooperazione offerta dal Cremlino nel limitare nuove escalation nei territori confinanti e fragili come il Donbass.
PHOTO: Vitali Komar / AP / TASS
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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