Per un attimo la settimana scorsa sembrava fatta invece, Ibrāhīm ʿAwed Ibrāhīm ʿAlī al-Badrī al-Sāmarrāʾī meglio conosciuto come Abu Bakr Al Baghdadi l’uomo più ricercato del mondo, è sfuggito ancora una volta ad un commando curdo che lo aveva localizzato in una cittadina di confine della Siria orientale. Il califfo dopo la caduta dello Stato islamico, è letteralmente svanito e a parte l’audio di 54 minuti del 23 agosto 2018 ( dopo quasi un anno di silenzio), dove il sedicente califfo smentiva la sua morte e incitava i suoi seguaci a portare avanti la guerra santa, nessuno lo ha più visto o sentito. Ma è ancora vivo? E in che condizioni è ? Secondo i servizi segreti iracheni, la CIA , i russi e le milizia curde, Abu Bakr Al Baghdadi sarebbe vivo e vegeto protetto dall’omertà degli abitanti dei villaggi al confine tra Siria e Irak dove si muove attorniato dalla sua guardia personale che è composta solo da miliziani iracheni. Il califfo avrebbe anche superato le ferite alle gambe e alla schiena provocate da un attacco areo della coalizione del 2016. Oggi per non essere identificato si sarebbe tagliato la lunga barba e per non dare nell’occhio, vestirebbe abiti normali con i quali si mescolerebbe in piccoli villaggi siriani come Hajin, Dashisha e Al Hasaka sui quali il traffico dei droni americani è massiccio. Lo stesso farebbero le sue guardie personali alle quali è stato vietato di usare i telefoni cellulari, tagliarsi le barbe lunghe e a non portare i pantaloni all’afgana.
Durante la lunga latitanza Al Baghdadi ha dovuto confrontarsi con la sconfitta militare dell’Isis, la perdita di molti uomini a lui vicini e ha sofferto anche per la morte del giovane figlio Hudhayfah al-Badri (classe 2000) morto nel luglio del 2018 a Homs (Siria). La sua figura che resta comunque avvolta nel mistero, ha alimentato molte teorie ad esempio quelle sulla sua morte annunciata almeno una decina di volte. Su di lui si sono sviluppate diverse teoria; la piu’ sballata dice “che essendo un uomo della Cia e dell’onnipresente Mossad nessuno lo cercherebbe”. Niente di piu’ falso, l’ex detenuto iracheno già recluso del campo di prigionia gestito dagli Usa di “Camp Bucca”(10 mesi a partire dal 4 febbraio 2004), oggi è un uomo braccato che ha avrebbe accanto solo due persone delle quali fidarsi, Ismail al Essawai a capo del comitato per l’istruzione dell’Isis, e Jamal Khalil al Mashadani, leader delle bandiere nere nella zona petrolifera di Kirkuk (Iraq). Sulla testa del califfo gli Stati Uniti hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari che in molti vorrebbero incassare anche se la missione, non è certo alla portata di tutti. Molto interessata alla cattura di Al Baghdadi c’è la Russia di Vladimir Putin che ha mandato nel “Siraq”decine di uomini con l’ordine di prenderlo a qualsiasi costo. Il Presidente russo lo vorrebbe impiccare sulla Piazza Rossa e non in senso lato.
Nell’area poi ci sono le unità speciali francesi, le milizie siriane e quelle curde che conoscono alla perfezione i territori senza contare i “volontari”, partiti da ogni parte del mondo interessati ai soldi, ma anche alla popolarità che ne deriverebbe. Sulle tracce del califfo dell’Isis anche killer professionisti (tra loro anche ex legionari) ingaggiati anche da qualche paese “rispettabile” che con la sua morte si vendicherebbe del sangue versato. Quindi niente inutili e costose detenzioni e relativi processi nei quali comunque il califfo farebbe scena muta senza contare che il luogo della sua detenzione, diventerebbe un luogo di “pellegrinaggio jihadista”. Chi si assumerebbe un tale rischio ? Nessuno.
Di Abu Bakr AL Baghdadi ha recentemente parlato a “Fox News” Abu Ali al-Basri, direttore generale dell’ufficio di intelligence iracheno presso il Ministero dell’Interno; “Al Baghdadi si è trasferito recentemente dalla Siria verso Il governatorato di al-Anbār (Iraq) ma crediamo che non rimarrà mai in un posto per più di un giorno”. Lo Stato islamico che ha visto la sua sconfitta territoriale alle fine del 2017 controlla ancora a “macchia di leopardo nel “Siraq” alcune zone strategiche in attesa che succeda qualcosa. Ma cosa dovrebbe accadere ? Sono probabilmente tre gli scenari possibili: Il primo è che Al Baghdadi venga tradito da qualcuno e venga ucciso oppure catturato facendo ripiombare nell’anonimato il gruppo, il secondo è che lo Stato islamico si riorganizzi magari cambiando leader visto che è braccato e bloccato nella sua leadership, il terzo è che Isis faccia atto di devozione e si fonda con Al Qaeda anche se pesano e molto, i pessimi rapporti che corrono tra il califfo e il medico egiziano Ayman Al Zawahiri a capo di Al Qaeda.
Una grossa mano pero’ potrebbe arrivare ancora una volta dagli americani che dopo aver invaso l’Iraq per ben due volte e fatto carne da macello di tutte le strutture di sicurezza del paese (andate poi ad ingrossare le fila dell’Isis), ora potrebbero per volere di Donald Trump, ritirarsi definitivamente dalla Siria. I Generali del Pentagono litigano da mesi con il loro Presidente che vuole andarsene definitivamente dal “Siraq” visto che i militari sanno benissimo che se ciò accadesse in meno di un anno l’Isis, tornerebbe in possesso dei territori nei quali aveva fondato nel 2014 lo “Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante”.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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