È stata una magnifica settimana americana. Per gli europei, soprattutto, una settimana “in mano agli americani”, tra Afghanistan, Venezuela e un prepotente ritorno di guerra fredda. Quando non sai più che fare si ritorna al vecchio classico del Dottor Stranamore che moltiplica la paura in amici e nemici e con una nuova corsa agli armamenti giustifica bilanci militari sempre più salati. Come è noto la politica in Usa è soltanto la parte intrattenimento del complesso militar-industriale.
Prima c’è stato l’annuncio della tregua possibile con i talebani e un futuro ritiro dall’Afghanistan, quindi sono arrivate le pressioni sull’Europa per riconoscere come presidente Gauidò contro Maduro e infine il ritiro Usa dal trattato sui missili nucleari.
In poche parole gli Stati Uniti ci hanno dato il loro menù fisso e cosa dovevamo fare e pensare su qualche decennio della storia mondiale. Il tutto in attesa della prossima puntata americana, il vertice anti-Iran in Polonia.
In Afghanistan gli Stati Uniti hanno messo fine alla guerra al terrorismo iniziata l’11 settembre 2001 dopo gli attentati di Al Qaida a New York e Washington. Erano più di 17 anni fa, quando cominciò la più lunga guerra della storia americana, che fu poi seguita nel 2003 dall’invasione dell’Iraq, dall’attacco alla Libia di Gheddafi nel 2011 con Francia e Gran Bretagna, dal coinvolgimento diretto in Siria, dove anche qui Trump vorrebbe andarsene.
Se Assad fosse caduto sarebbe stato un duro colpo alla presenza militare di Mosca nella regione e al prestigio dell’Iran, che aveva esteso la sua influenza dall’Iraq, alla Siria al Libano. E invece è accaduto il contrario: è adesso anche Assad sarà riaccolto nel mondo arabo che lo detestava. Lui e i talebani verranno riciclati.
Anzi Assad, nonostante la ferrea alleanza con Teheran, sta dalla parte giusta nella lotta ai Fratelli Musulmani voluta da Egitto e Arabia Saudita. Della partita fa parte anche il generale libico Khalifa Haftar, sostenuto da Russia, Egitto, Francia, Emirati, che si oppone al governo di Tripoli appoggiato dai Fratelli, dal Qatar e dalla Turchia. Prima o poi anche per l’inutile governo Sarraj suonerà la campana dell’ultimo giro e forse la fine della Tortuga libica, un esecutivo riconosciuto dall’Onu che non rispetta alcuna regola internazionale e al quale l’Italia si è adeguata con una tragica assenza di lungimiranza.
Per la verità, al momento, non si vede ancora un segnale di ritiro concreto degli Stati Uniti, neppure dalla Siria dove è la Russia a menare le danze nel Nord del Paese, con Putin che sta facendo le sottili e complicate fette della torta con cui dividere le zone di influenza tra Turchia, Siria e curdi.
In poche parole i talebani, considerati dagli Usa i peggiori terroristi al mondo insieme ad Al Qaida e all’Isis, verranno riciclati in vista di un ritiro americano. Agli europei e in particolare all’Italia non è stato detto nulla se non a fatto compiuto. Così ancora una volta gli italiani hanno fatto la figura dei camerieri che non sanno che fare del loro contingente di 900 soldati a Herat dove in questi anni hanno perso la vita 54 soldati.
Ma il paese sfiora il ridicolo quando litiga, oltre che sui profughi, anche sul Venezuela: non contento di essersi fatto bombardare Gheddafi, il suo maggiore alleato, pretende di dire la sua pure lì dove non contiamo nulla. Per una volta abbiamo tirato indietro la mano lasciando che siano gli altri a farsi coinvolgere in un paese dove probabilmente saranno i militari a decidere la sorte di un Paese affamato e con il più alto tasso di omicidi dell’America Latina (81 ogni centomila abitanti). Auguri all’erede di Maduro, perché non basta un bel faccino a tenere insieme posti del genere.
Ma è il Dottor Stranamore che ci detterà l’umore nei prossimi mesi con un tocco di fenomenale tecnologia bellica e spaziale. Con l’affossamento da parte Usa del trattato sui missili balistici (Inf) l’Unione europea ha dato via libera alla possibile installazione di nuovi missili nucleari americani in Europa, Italia compresa. E su questo punto chiave nessuno ha detto niente, dal governo all’opposizione.
Trump ha annunciato che lancerà satelliti con sensori e missili nello spazio per rendere impossibile un attacco nucleare diretto agli Usa, pazienza se noi saremo in prima linea. Speriamo di trovare qualche alleato tra gli alieni che secondo i teorici del paleo-contatto sono tra noi da alcuni millenni. La chioma spaziale di Trump può essere già una prova della loro esistenza.
Alberto Negri
articolo pubblicato su IlManifesto.it
Redazione
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