Per il terzo anno consecutivo, l’Italia mantiene saldo il primato nella top 5 sull’economia circolare davanti alle principali economie dell’UE (Germania, Francia, Italia, Spagna e la Polonia).
Siamo quindi il paese più circolare d’Europa, ma non possiamo accomodarci sugli allori.
È quanto emerge dal terzo “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021“, realizzato dal CEN-Circular Economy Network (la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa) e in collaborazione da Enea. Il Rapporto è stato presentato ieri mattina in streaming dal presidente CEN Edo Ronchi e dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea Roberto Morabito, con un intervento del Ministro Roberto Cingolani.
La transizione a un’economia circolare è una delle condizioni necessarie per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica, impegno assunto al vertice Onu di Parigi del 2015. Non ci può essere transizione ecologica senza economia circolare e le possibilità di evitare una catastrofe climatica sono legate al rilancio dell’economia circolare da cui dipende il 39% dei tagli di CO2, chiarisce il rapporto.
Produzione, consumo, gestione circolare dei rifiuti, investimenti e occupazione nel riciclo, riparazione e riutilizzo sono le aree analizzate per ciascuno dei 5 paesi. In generale, sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene un indice di performance sull’economia circolare che nel 2021 conferma la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia con 68, dalla Germania e Spagna con 65 e dalla Polonia con 54.
Ma è un primato a rischio, perché nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, un distacco di appena 5 punti dalla Francia che è cresciuta nello stesso periodo di 1 punto. Per la produttività delle risorse, il nostro Paese crea il maggiore valore economico dove per ogni kg di risorsa consumata da noi guadagniamo 3.3€ di PIL, contro una media europea di 1,98 €. Siamo al primo posto fra le principali economie europee anche per la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti con il 68%, una percentuale nettamente superiore alla media europea (57%), mentre nel riciclo dei rifiuti urbani, con il 46,9%, ci posizioniamo al secondo post dopo la Germania, ma in linea con la media europea.
Il tasso di utilizzo circolare di materia in l’Italia è al 19,3%, superiore alla media dell’UE27 (11,9%), ma inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%), ma superiore a quello della Germania (12,2%). In termini di quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia perde il suo primato scendendo al secondo posto, dietro alla Spagna, con il 18,2% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.
L’Italia è invece ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati. Nel 2016 nell’Unione europea sono stati depositati 269 brevetti, di cui oltre la metà da Germania (67 brevetti, pari al 25%), Polonia (45, pari al 17%) e Francia (36, pari al 13%). L’Italia 14 (il 5% del totale), collocandosi all’ultimo posto rispetto alle principali potenze europee.
Per quanto riguarda l’occupazione nel 2018 nell’Unione europea le persone occupate nei settori dell’economia circolare sono oltre 3,5 milioni, in Italia 519.000, attestandosi seconda dopo la Germania con 680.000 occupati. Oltre all’analisi aggiornata sullo stato dell’economia circolare in Italia, in comparazione con le altre principali economie europee, il rapporto approfondisce il ruolo dell’economia circolare nella transizione alla neutralità climatica e aggiorna l’analisi delle principali misure adottate in materia a livello nazionale ed europeo.
La circolarità è un elemento essenziale e l’Italia è una nazione guida con un ruolo di leadership in Europa. «Ricicliamo quasi il doppio del totale dei rifiuti rispetto alla comunità europea, con un tasso di circolarità di circa il 30% maggiore che nel resto d’Europa e l’intera economia circolare muove numeri straordinari, con 70 miliardi di fatturato all’anno», ha affermato nel suo intervento il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Numeri che confermano il primato italiano tra le principali economie dell’Unione, ma il Presidente del CEN Ronchi lancia un allarme. Questo primato è a rischio e rispetto al peso che l’UE sta dando all’economia circolare in Italia la stiamo un po’ sottovalutando. «Nella corsa verso un nuovo modello circolare il nostro Paese è tra i paesi leader in Europa, ma stiamo perdendo posizioni. È un’occasione che non possiamo mancare, non solo per l’ambiente ma anche per la competitività delle aziende italiane», avverte Ronchi.
Come ha dichiarato Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA:
L’economia circolare riveste certamente un ruolo fondamentale nel percorso verso sistemi produttivi e territori, a partire dalle città, più sostenibili, ma anche nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica: oltre il 45% delle emissioni sono associate all’utilizzo dei prodotti e alla gestione del territorio in tutte le sue componenti e la transizione circolare può portare all’abbattimento fino a circa il 40% del totale delle emissioni globali. È necessario però da una parte essere più ambiziosi nella parte dedicata alla transizione circolare del PNRR, proprio in quanto occasione unica e imperdibile, e dall’altra mettere in campo da subito tutti gli strumenti necessari, tecnologici, regolatori, finanziari e soprattutto di governance a partire dalla Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che, come recentemente comunicato dal Ministro Cingolani, sarà elaborata nei prossimi mesi dal Ministero della Transizione Ecologica, in collaborazione con il Mise e con il supporto di Ispra ed Enea.
In definitiva la rilevanza del contributo dell’economia circolare all’abbattimento delle emissioni è evidenziata anche scientificamente: raddoppiando l’attuale tasso di circolarità, a livello globale si taglierebbero ben 22,8 miliardi di tonnellate di gas serra e può salvare l’ambiente.
Anche la Commissione Europea, nel recente secondo Piano d’azione per l’economia circolare, ha sottolineato che per abbattere le emissioni di gas serra e raggiungere la neutralità climatica è necessario recuperare i gap di circolarità esistenti, relativi a riduzione dell’utilizzo delle risorse, allungamento dell’utilizzo delle risorse, utilizzo di materie prime rigenerative e riutilizzo delle risorse.
Su questo fronte il rapporto spiega che “recuperando questi gap di circolarità, per esempio riducendo l’uso di una certa quantità di materiale per fornire un certo servizio, oppure prolungando di un certo numero di anni la vita utile di un certo prodotto, o ancora aumentando la quota di materiale o di energia rinnovabile per un certo prodotto, o aumentando la quota di materiale riciclato impiegato in sostituzione di materie vergini in un certo prodotto, si ottengono anche risparmi di energia, riduzioni di impiego di energia fossile e quindi anche riduzioni di emissioni di gas serra”.
Abdessamad El Jaouzi
Ricercatore indipendente, esperto in cooperazione economica internazionale
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