Alla fine il Sultano ci è riuscito. L’uomo forte di Ankara con la vittoria di ieri a maggioranza assoluta ha raggiunto il proprio obiettivo di concentrare su di sé poteri di un’ampiezza inedita per la Turchia, in un momento storico in cui il paese si trova in una posizione chiave negli equlibri (o disequilibri) mediorientali. Con una affluenza ai seggi superiore all’80% degli aventi diritto, il mandato a Recep Tayyip Erdogan è stato confermato con il 52, 2% dei suffragi, molto vicina alla percentuale che ottenne nel 2014. La Commisione Elettorale presieduta da Sadi Güven nella notte conferma il risultato e lo proclama vincitore con maggioranza assoluta.
“Abbiamo ancora risultati non ufficiali ma questi ci assicurano che la nazione mi ha conferito il mandato di essere presidente e capo dell’Esecutivo” ha dichiarato Erdogan in un discorso trasmesso dall’emittente NTV mentre ancora si contavano i voti. Dall’altra parte, l’opposizione in un primo momento aveva chiesto di aspettare che si pronunciasse la Commissione Elettorale Suprema sul conteggio totale dei voti, per il timore che ci fosse una discrepanza tra proiezioni e risultati effettivi ma poco dopo le esternazioni di Erdogan, il principale sfidante del Presidente, la socialdemocratica Muharrem Ince, candidata del partito CHP e preferita dal 30,7% degli elettori, riconosceva ai microfoni dei giornalisti il trionfo del suo rivale: “Senza dubbio non è stata una competizione equa, ma accetto che abbia vinto il Presidente Erdogan”. Seguono in terza posizione con l’8.3% il candidato della sinistra Selhattin Demirtas, attualmente detenuto da più di un anno e in attesa di giudizio per un’accusa non ancora formulata con precisione, e Meral Aksener, ex ministra dell’Interno, con il 7,4%.
Dunque a partire da adesso, Erdogan non sarà più soltanto il capo dello Stato ma anche Primo Ministro giacchè con la riforma costituzionale da lui voluta ed approvata nel 2017 i poteri della seconda figura sono completamente assorbiti dalla prima e fin da subito ha chiarito di voler procedere immediatamente alla realizzazione di ciò che ha promesso in campagna elettorale: “A partire da domani ci metteremo in marcia per mettere in pratica le promesse che abbiamo atto alla nazione” continua infatti nel suo discorso a NTV.
In contemporanea con le elezioni presidenziali si svolgevano anche quelle per il rinnovo dei membri del parlamento che hanno visto prevalere nettamente la coalizione formata dal partito AKP del Presidente e dal Movimento di Azione Nazionalista MHP, formazione di destra nazionalista conosciuta anche come Lupi Grigi.
Da rilevare anche il fatto che il partito di sinistra e filo-curdo HDP raggiunge e supera la soglia dell 10% fondamentale per entrare in parlamento accaparrandosi 67 seggi. Dietro, si attesta il IYI, nato da una scissione del MHP che ottiene 44 deputati.
A margine di una giornata svoltasi con relativa calma in quasi tutti i seggi elettorali, si segnalano gli arresti di numerosi osservatori occidentali e una sparatoria tra candidati dell’ AKP e dell’ IYI, con un membro di quest’ultimo e due elettori rimasti uccisi.
Redazione
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