Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni ai confini dell’Europa hanno contribuito ad accelerare i processi di cambiamento verso nuovi paradigmi energetici. La guerra in Ucraina ha ulteriormente stimolato tale accelerazione diretta a sviluppare progetti infrastrutturali nel contesto europeo e italiano. Questi aspetti sono stati approfonditi nel corso della conferenza Green Bridge. Gli scenari energetici: tra Pnrr e conflitto, tenutasi il 21 aprile al Centro Studi Americani.
«Per Confindustria l’energia è un oggetto delicato da gestire, quando si parla di energia convivono esigenze di produttori e consumatori – ha esordito Aurelio Regina, delegato per l’energia di Confindustria – Vanno identificati tre pilastri: sicurezza degli approvvigionamenti, transizione energetica e pacchetto europeo di decarbonizzazione. Il sistema industriale italiano si è trovato in una situazione tale da dover gestire un costo complessivo che è passato dagli 8 miliardi del 2019 a 60 miliardi nel 2022. Lo Stato ha messo a disposizione cifre non irrilevanti, ma l’intervento ha creato un dislivello rispetto ai sistemi degli altri Paesi: 14 miliardi per i soggetti più a rischio e 6 miliardi al sistema industriale. Abbiamo inoltre chiesto di accelerare il processo delle rinnovabili».
«La dipendenza è un concetto negativo per chi abusa di una posizione dominante. L’interdipendenza è un fattore positivo, laddove si sono create, storicamente si sono promosse relazioni positive – ha precisato Lapo Pistelli, direttore Public affairs di Eni – L’interruzione di paradigma che stiamo sperimentando vede un fornitore, quello russo, che è stato affidabile per 50 anni. Ha sempre teso a distinguere il contenzioso politico da quello economico. L’ Europa per non essere coinvolta in una guerra calda deve limitare la capacità energetica di Mosca. L’Italia anticipando i tempi si dotò di un sistema di infrastrutturazione di gas naturale quando il resto dell’Europa andava a carbone o nafta. Energeticamente parlando abbiamo aggiunto in ogni generazione un vettore energetico diverso, nel frattempo cercando di soddisfare una popolazione che è cresciuta fino a 7 miliardi. Transizione vuol dare energia sostenibile ad altri 2 miliardi di persone. Il tema di oggi non sono nuove esplorazioni ma riprendere giacimenti dimenticati. L’Europa deve anelare all’autonomia strategica, senza però dimenticare che il continente è dipendente dall’esterno al 95% per quanto riguarda i minerali critici. La transizione richiede risposte pragmatiche».
Nicola Lanzetta, direttore Italia del Gruppo Enel, nel suo intervento ha insistito sul tema delle rinnovabili: «È necessario sviluppare le rinnovabili. Oggi noi stiamo istallando rinnovabili dieci volte di meno rispetto a dieci anni fa. Intanto la capacità delle rinnovabili è aumentata dal 25 al 40%. C’è eccessiva burocratizzazione, è complicatissimo metter giù un pannello – un anno e mezzo – mentre per un impianto eolico si va per i quattro anni e mezzo. Questo Paese deve finire di dipendere dai tubi, posti come Algeria, Russia, Libia, Azerbaigian non sono facili. C’è un’alternativa per dotarsi del gas? La Spagna per esempio lo prende dai rigassificatori, attraverso i quali può così comprare in tutto il mondo. Ciò ci consentirebbe di acquistare il gas da chiunque. Continueremo nello sviluppo di impianti rinnovabili con la speranza che i processi autorizzativi si velocizzino, il resto degli investimenti sarà sullo sviluppo delle batterie».
«Da varie parti dell’Ue si sono sollevate voci sulla necessità di implementare il green new deal – ha sottolineato Agostino Inguscio, special advisor del ministero per la Transizione ecologica – Si è deciso di continuare seguendo le direttive della transizione digitale ed ecologica. Il Pnrr deve essere accompagnato da uno sforzo di politica territoriale. Assistiamo a una trasformazione della mappa energetica globale. Bisogna creare le condizioni per affrontare le prossime crisi, costruire oggi prendendo in considerazione il nostro panorama manifatturiero».
I lavori sono stati conclusi dall’intervento di Francesco La Camera, direttore generale di Irena: «Questi giorni hanno dimostrato che il sistema energetico basato sui combustibili fossili non è in grado di dare più sostegno allo sviluppo. Le rinnovabili sono più competitive. Quando si è accennato alla competizione tra rinnovabili e gas, in base agli accordi di Parigi sappiamo che il gas arriverà alla neutralità nel 2050. Abbiamo costruito un sistema fondato su sorgenti di energia come petrolio e gas, ma non sulla loro capacità intrinseca. Occorre triplicare la capacità delle rinnovabili. Nel 2030 sapremo se siamo stati coerenti o meno con l’accordo di Parigi».
Emilio Pietro De Feo
Laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Salerno, sta conseguendo una seconda laurea in Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale presso l’Università Internazionale degli Studi di Roma, UNINT. Pubblicista, collabora con Oltre la linea e il Centro Studi Machiavelli.
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