Europa senza illusioni dopo 4 anni traumatici

Le speranze dell’Europa. Tornerà l’America ad essere ciò che era? Il punto di riferimento della sicurezza europea; il partner e alleato credibile; il socio, sia pure in competizione, nel libero mercato delle tecnologie, delle merci e dei capitali?

Una foto del 2017, ripubblicata qualche giorno fa nella prima pagina del Financial Times, mostra Angela Merkel e Donald Trump nel loro primo incontro. La cancelliera tedesca era già una leader navigata, abituata a nascondere i sentimenti. Ma il suo sguardo verso Trump, fra l’allibito e l’angosciato per quello che stava dicendo l’interlocutore, equivaleva a una confessione: questa non è più l’America.

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Liberato (per il momento) l’Occidente democratico dall’incubo del trumpismo, la domanda ora è leggermente modificata ma ugualmente preoccupata: tornerà l’America ad essere ciò che era? Il punto di riferimento della sicurezza europea; il partner e alleato credibile; il socio, sia pure in competizione, nel libero mercato delle tecnologie, delle merci e dei capitali; la guida in un confronto sempre più complicato con concorrenti sempre più aggressivi: prima di tutto la Cina, poi la Russia.

Gli europei credono di no. Così sostiene il sondaggio pubblicato dall’European Council on Foreign Relations di Bruxelles, intitolato “La crisi della potenza americana: come gli europei vedono l’America di Biden”. Sei cittadini della Ue su 10 credono che il sistema americano sia andato in pezzi e che entro un decennio la Cina sarà più forte ed efficiente sotto tutti gli aspetti. Se ci dovesse essere un conflitto con quest’ultima, più della metà degli intervistati pensa che il suo paese non dovrebbe mobilitarsi accanto agli Stati Uniti ma restare neutrale; il 40% nel caso in cui la guerra fosse con la Russia di Putin. Peggio: solo il 10% degli intervistati si affiderebbero alla potenza americana nel caso in cui la sicurezza del loro paese fosse minacciata da Cina o Russia.

La ricerca è stata compiuta fra novembre e dicembre del 2020: dunque prima del 6 gennaio e delle imagini indelebili nella memoria collettiva dell’assalto al Campidoglio. Se la ripetessero domani, probabilmente le informazioni offerte sarebbero ancora più pessimistiche. In genere, indagini di questo genere – compiuta in 10 paesi della Ue più la Gran Bretagna – sbagliano nei dettagli statistici ma spesso colgono una tendenza in atto.

Non è un atto di sfiducia nei confronti di Joe Biden che ha giurato in una cerimonia commovente e coraggiosa; in una capitale del mondo libero presidiata come Bagdad da uomini armati e in divisa fra i quali – ha scoperto l’Fbi – già si nascondevano traditori. Lo sguardo attonito di Angela Merkel nella foto citata prima, rivelava l’angoscia per un’America che aveva eletto un leader come Trump e che dunque poteva farlo ancora. Che dopo aver votato per la seconda volta in oltre 70 milioni per lui, fra quattro anni quell’America potrebbe scegliere un clone politicamente più preparato, professionale e dunque più pericoloso dell’egocentrico uomo d’affari di Manhattan.

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La cerimonia inaugurale di un presidente, la stabilità del paese e la vita degli americani – compresi i bambini a scuola – sarebbero più garantiti se venissero disarmate le decine di milizie che infestano la nazione. Vi fidereste della credibilità di un alleato che non riesce nemmeno a riformare il secondo emendamento, approvato alla fine del 1791, che garantisce il diritto costituzionale di esibire armi, anche da guerra? Come se la Frontiera fosse ancora pochi chilometri a Ovest di Filadelfia?

Il sondaggio del Council on Foreign Relations non rivela solo che dopo quattro anni di presidenza Trump, nella nostra percezione l’America non sia più la stessa. Ci dice che anche l’Europa sta cambiando: una conferma statistica dell’ “Autonomia strategica” europea ripetutamente citata da Ursula von der Leyen e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di difesa, Josep Borrell. Prima ancora del sondaggio, il gigantesco accordo commerciale con la Cina del mese scorso è il dato più evidente dello scarso affidamento nell’America e di una inaspettata fiducia che l’Europa ha per se stessa. Joe Biden è una speranza, una “nuova alba”, secondo le parole della presidente della Commissione Ue. Tuttavia lei e Angela Merkel, firmatarie dell’accordo con Pechino, sapevano che sarebbe stato tutt’altro che un regalo per l’ ”amico” Biden.

Un’ultima domanda del sondaggio riguardava il sistema al quale gli europei vorrebbero affidarsi di più, nel loro futuro. All’ “America we trust” solo il 9%; al “West we trust” il 20; nel “Decline we trust” il 29. Nell’ “Europe we trust” il 35%. Non è ancora molto ma è già maggioranza relativa. Quattro anni fa non lo avremmo detto.

Pubblicato su Il Sole 24 ore