Ha preso il via ieri giovedì 25 ottobre a Verona l’XI Forum Economico Eurasiatico, in programma fino a domani venerdì 26 ottobre a Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra. L’evento è organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia, dalla Fondazione Roscongress e dal Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Sono i numeri di questo Forum a confermarne la levatura internazionale: oltre 60 speaker tra imprenditori, top manager, ministri e amministratori pubblici provenienti da Italia, dagli Stati Uniti, da diversi Paesi europei, mediorientali e asiatici (tra quest’ultimi da Turchia, Israele, Corea del Sud, Iran, India e Mongolia); 8 panel di lavoro, due sessioni plenarie e la partecipazione dei vertici di circa 1.000 aziende da 20 nazioni, in rappresentanza di quasi il 90% dell’interscambio complessivo con Mosca.
L’appuntamento di Verona si sviluppa in continuità con il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo del maggio scorso e la cui prossima edizione si terrà dal 6 all’8 giugno del 2019. Tra i temi al centro della manifestazione, dedicata quest’anno all’economia della fiducia e alla diplomazia del business dall’Atlantico al Pacifico, l’importanza della diplomazia commerciale da considerare come uno strumento fondamentale su cui la comunità può e deve fare leva per ricercare nuovi e più efficaci meccanismi di cooperazione in vari campi, mettere da parte le guerre economiche e far prevalere un clima di fiducia a livello globale.
Al centro dei tavoli in programma durante il Forum ci saranno però, ovviamente, soprattutto gli affari: le soluzioni per far lievitare ulteriormente l’interscambio tra UE e UEEA (Unione Economica Eurasiatica), il cui valore attualmente è di 258 miliardi di dollari all’anno; l’analisi delle tendenze del mercato mondiale dell’energia e lo sviluppo dell’industria del gas con la Cina che si prepara a diventare il primo importatore di gas naturale al mondo entro il 2019; la libertà del business nell’attuale contesto geopolitico; il potenziamento delle infrastrutture nei trasporti e delle telecomunicazioni in un’epoca sempre più votata al digitale.
Il summit è stato aperto questa mattina dal vicepremier e ministro dell’Interno del governo italiano Matteo Salvini. Tra i primi più interessanti interventi registrati finora, quello del numero uno di Rosneft, Igor Sechin, il quale ha richiamato l’attenzione della platea sulla questione irrisolta delle sanzioni nei confronti di Mosca. «Le sanzioni oggi sono talmente svariate e si sviluppano così rapidamente, assumendo una nuova qualità: sono un fenomeno non economico e giuridico, ma mirante a ribaltare la situazione nel mercato e a indebolire i concorrenti», ha sottolineato il Ceo del colosso dell’energia russo. «Ne è la prova la scelta dei settori, come l’energetico, i metalli, la cooperazione tecnico militare e il bancario che sono i principali settori in cui Usa e Russia sono in concorrenza fra di loro. Mirano a modificare la politica interna».
Anche secondo Antonio Fallico, presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, occorre fare di tutto per abolire queste sanzioni in Europa. «Ci attendiamo che il governo italiano nel Consiglio Europeo del 13-14 dicembre sia capace di far condividere agli altri Paesi il suo atteggiamento antisanzionatorio o in alternativa faccia pesare il suo voto negativo contro le sanzioni», ha dichiarato. «Dobbiamo passare urgentemente dalle parole ai fatti – ha proseguito – Da tre anni in Europa e in Italia abbiamo registrato con favore il pronunciamento di vari governi, tra i quali quello italiano contro le sanzioni americane ed europee nei confronti della Russia. Ma purtroppo esse periodicamente e automaticamente sono state sino a oggi rinnovate».
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