Non solo i 5 Eyes anglosassoni. A seguito di recenti rivelazioni internazionali, ora anche vari Paesi dell’Europa continentale sono saliti alla ribalta nella geopolitica dell’intelligence occidentale. Tuttavia nuove sfide geopolitiche potrebbero alterare ulteriormente le attuali alleanze e forme di cooperazione spionistica tra servizi di intelligence.
I 5 EYES: L’AVANGUARDIA DELL’INTELLIGENCE OCCIDENTALE
L’alleanza tra le agenzie di intelligence di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda (i così detti 5 Eyes) rappresenta senza alcun dubbio il fulcro dello spionaggio occidentale e la sua massima espressione in termini di potenza geopolitica. Fondata nel 1946, in principio includeva soltanto il Regno Unito e gli Stati Uniti, mentre Canada, Australia e Nuova Zelanda venivano ancora rappresentati da Londra. Tale situazione cessò negli anni successivi con l’ottenimento della completa autonomia dei Dominions britannici. Scopo principale dei 5 Eyes (cinque occhi in italiano) è la collaborazione e lo scambio di dati e informazioni di intelligence tra i Paesi membri. Inizialmente dirette quasi esclusivamente verso l’Unione Sovietica (URSS) e gli altri Paesi del blocco comunista, le attività spionistiche sono state poi reindirizzate verso lo spionaggio economico e la guerra al terrorismo. Una capillare rete di ascolto a livello internazionale, al giorno d’oggi basata soprattutto sull’intercettazione dei cavi sottomarini a fibra ottica, garantisce le operazioni di spionaggio. In tali cavi, infatti, transitano la maggioranza delle comunicazioni mondiali e tramite il controllo di territori e basi militari oltremare nei quali passano i cavi sottomarini, i 5 Eyes sono capaci di spiare quasi ogni regione del mondo. Forme di collaborazione spionistica con Paesi terzi hanno esteso ulteriormente il raggio operativo dei Paesi anglosassoni. In particolare, durante la Guerra Fredda vennero a crearsi i 9 Eyes (in cui ai Paesi anglossasoni si aggiunsero Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi e Francia) e i 14 Eyes (con l’inclusione di Germania, Italia, Spagna, Svezia e Belgio). Tuttavia, questi Paesi, nominati anche “parti terze”, non godono della stessa fiducia presente tra i 5 Eyes, limitandone di conseguenza lo scambio di intelligence in quantità e qualità. I cinque Paesi anglosassoni infatti, per ragioni storiche, culturali, linguistiche, strategiche, e nonostante numerosi casi di dissidio, scontro e persino spionaggio reciproco, possiedono un’affinità geopolitica e culturale che non condividono con nessun’altra nazione. Questo ha permesso loro di stabilire uno stretto rapporto in termini militari che non conosce eguali.
Fig. 1 – Il Presidente Trump in visita al quartier generale della CIA a Langley, gennaio 2017
IL RUOLO DELL’EUROPA
Ma i Paesi anglosassoni non sono le uniche nazioni occidentali ad aver stabilito reti e collaborazioni spionistiche intestatali. Attraverso l’Unione Europea (UE) e l’alleanza Maximator, anche le agenzie dell’Europa continentale ricoprono un importante ruolo nella geopolitica dell’intelligence, sebbene inferiore rispetto a quello anglosassone. A livello di UE, il Centro di Analisi dell’Intelligence dell’Unione Europea (EU INTCEN) si occupa della raccolta e della condivisione di informazioni tra le varie Istituzioni europee e i Paesi membri. Tuttavia, data la natura civile delle informazioni raccolte, basate su open source intelligence (OSINT), l’efficacia dell’INTCEN è fortemente limitata. Un’alleanza simile a quella dei 5 Eyes può essere riscontrata nella Maximator, la cui l’esistenza è stata resa pubblica qualche mese fa da un professore olandese dell’Università di Nijmegen. Composta inizialmente nel 1976 da Danimarca, Svezia e Germania, essa ha poi incluso l’Olanda nel 1978 e la Francia nel 1986, visti gli stretti rapporti di questi Paesi con la Germania. Altri Paesi europei, quali Italia, Spagna e Norvegia, non furono accettati per via della loro bassa capacità ed esperienza operativa nel campo della crittografia, oltre che per una carenza di fiducia. Questa alleanza è attiva ancora al giorno d’oggi e si concentra principalmente nello scambio di informazioni derivanti dall’intercettazione e decrittazione di comunicazioni diplomatiche e militari. Le operazioni proprie di spionaggio sono infatti di responsabilità nazionale e non vi sono operazioni congiunte. Tuttavia si sa poco del suo modus operandi, se non che durante la Guerra Fredda i Paesi membri fecero leva sulle capacità delle aziende europee nella produzione di macchine crittografiche, le quali venivano appositamente manomesse e vendute a Paesi terzi in modo tale da poterli spiare. Su tutte l’Olanda attraverso la Philips e la Germania attraverso la Siemens e il parziale controllo dell’azienda svizzera Crypto AG, leader mondiale nel campo crittografico, rappresentano i Paesi meglio attrezzati tecnologicamente.
Fig. 2 – L’azienda svizzera Crypto AG, leader mondiale nel campo della crittografia e coinvolta nelle recenti rivelazioni sull’intelligence europea durante la Guerra Fredda
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NUOVE SFIDE E POTENZIALI SVILUPPI
La geopolitica dell’intelligence occidentale si caratterizza dunque dalla presenza di varie forme di collaborazione, di cui i 5 Eyes e Maximator sono l’apice. Tuttavia nuove sfide geopolitiche potrebbero alterare significativamente le attuali alleanze. In particolare il ritorno di Cina e Russia quali grandi potenze e la loro percepita minaccia da parte di alcuni Paesi occidentali ha portato recentemente allo sviluppo di nuove forme di collaborazione. Il caso più esemplare è dato probabilmente da un’inedita partnership tra le agenzie di intelligence dei 5 Eyes con quelle di Giappone, Germania e Francia. Tale alleanza è saldamente guidata dagli Stati Uniti ed è stata definita “Five Eyes plus 3”. Obiettivo principale: fronteggiare la potenziale minaccia della Cina nel campo degli attacchi cibernetici e più in generale delle intercettazioni via etere (vedi il caso di Huawei, uno dei leader mondiali nella tecnologia 5G, e accusata da vari Governi occidentali di volere installare delle backdoors sui propri sistemi di telecomunicazione per spiare altre nazioni). La potenziale minaccia Russa all’Europa, e in particolare ai Paesi centro-orientali e nordici, costituisce un ulteriore collante per le agenzie di intelligence occidentali, oltre che aprire la strada a inedite forme di collaborazione con i nuovi membri UE e NATO, quali la Polonia e presumibilmente anche l’Ucraina in futuro. A livello di UE, sebbene la Brexit rischi di indebolire i rapporti di intelligence tra il Regno Unito e il resto delle nazioni europee, la scissione di Londra dal Vecchio Continente ha portato a una maggiore cooperazione tra i vari Paesi membri. Un chiaro esempio è dato dall’istituzione di una scuola europea di intelligence (Joint European Union Intelligence School, JEIS) all’interno dei progetti PESCO, con l’obiettivo di sviluppare competenze e tecnologie comuni in tale ambito.
Di Stefano Marras, Pubblicato su Il Caffè Geopolitico
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