Sono sempre più preoccupanti i dettagli in merito all’arresto del 29enne tunisino Sief Allah Hammami, fermato in un appartamento in un quartiere a nord di Colonia pochi giorni fa. Inizialmente nella sua abitazione erano stati trovati circa mille semi di ricino, ma da successive perquisizioni effettuate da squadre speciali tedesche sono emersi ben altri numeri. Infatti sono stati ritrovati in totale 3.150 semi con i quali Sief Allah Hammami aveva già prodotto 84,3 milligrammi di sostanza altamente tossica estraendola dalla pellicola interna del rivestimento del seme.
Ma non è tutto. Le carte della Procura Federale tedesca dicono che nell’appartamento che l’uomo condivideva con Jasmin D., 42enne tedesca convertitasi all’islam e madre di sette figli (due dei quali avuti con lui), c’èra molto altro. Per l’esattezza, circa 250 litri di acetone, dei cavi elettrici, un saldatore, centinaia di biglie metalliche (utilizzate per infliggere terribili ferite dopo lo scoppio di un ordigno), quasi un chilogrammo di polvere di alluminio e alcune sostanze utilizzate di norma per produrre fuochi d’artificio.
Inizialmente di Sief Allah Hammami si era detto che non avesse mai avuto legami con il terrorismo, ma gli approfondimenti successivi hanno smentito quanto affermato dagli inquirenti tedeschi forse con eccessiva fretta. Cellule islamiste, non solo in Germania, da molto tempo provano a costruire ordigni chimici. Sul web, in particolare, circolano moltissimi manuali diffusi da Al Qaeda e ISIS che mostrano come fabbricarli.
Fortunamente, maneggiare questo tipo di sostanze chimiche in appartamenti o nei garage per assemblare ordigni esplosivi non è così semplice come viene descritto. Infatti, non sono rari i casi di terroristi che hanno perso la vita o sono rimasti mutilati mentre provavano a fabbricarne.
Sief Allah Hammami, arrivato in Germania grazie a un ricongiungimento familiare, aveva già tentato di arruolarsi nell’ISIS provando per ben due volte di attraversare il poroso confine turco-siriano. Il Bundeskriminalamt (BKA), la Polizia Federale tedesca, attraverso il suo alto rappresentante Holger Münch, non ha nascosto la propria preoccupazione dopo l’arresto del giovane: «Ci sono già state altre minacce molto concrete, noi sappiamo di progetti per fare attentati terroristici con l’ausilio di bio-bombe».
Preoccupazione condivsa dal procuratore generale Peter Frank, il quale ha messo in guardia sul pericolo di attacchi con agenti biologici. «Dobbiamo dire addio ai reati di terrorismo che seguono sempre lo stesso schema – ha affermato – I terroristi sono molto creativi in questo senso e cercano di provare tutti gli scenari possibili e lo fanno in modo asimmetrico».
A preoccupare il BKA è anche il numero di coloro che si definiscono islamisti-salafiti. Costoro, spesso tedeschi convertiti all’islam più estremo, hanno ormai superato le 11.000 unità in tutto il Paese. Tra di loro circa 800 sono quelli tenuti sotto osservazione perché ritenuti una «minaccia per la sicurezza nazionale».
Mentre si scava nel passato di Sief Allah Hammami per capire se avesse contatti con qualche cellula dell’ISIS o se fosse un “lupo solitario”, gli uffici del BKA della Renania Nord-Vestfalia hanno confermato che sul 29enne tunisino aveva puntato i riflettori anche la CIA nell’ambito di una maxi indagine su alcuni suoi connazionali sospettati di costruire, come lui, ordigni esplosivi da utilizzare per compiere attentati in Germania.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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