Il furgone piombato contro la folla a Munster il 7 aprile e le sei persone fermate a Berlino con l’accusa di aver pianificato un attacco con coltelli alla mezza maratona dell’8 aprile ma rilasciate poche ore dopo per mancanza di indizi di reato, hanno riacceso i riflettori sui movimenti jihadisti che operano sottotraccia in tutta la Germania.
Proprio qualche giorno prima dell’attentato sventato a Berlino, nella capitale tedesca è iniziato il processo ai componenti cellula tedesca dell’ISIS attorno alla quale gravitava anche il tunisino Anis Amri, autore della strage ai mercatini di Natale del dicembre 2016.
Le quattro persone sotto processo – Soufiane A. (22 anni), Emrah C. (32), Resul K. (46) e Feysel H. (25) – dopo aver respinto tutte le accuse mosse nei loro confronti, sono rimaste orgogliosamente in silenzio coprendosi il viso per non farsi riprendere dai media. Gli uomini, tutti con la barba incolta a testimonianza della loro chiara affiliazione a movimenti salafiti, hanno fatto sentire la loro voce solo nel confermare le loro generalità. Per il resto del processo sono rimasti immobili dietro i vetri antiproeittili della struttura metallica collocata nell’aula del tribunale.
Abu Walaa e la moschea Fusillet 33 di Berlino
Secondo il procuratore Eva Maria Tombrink i quattro imputati frequentavano la moschea Fusillet 33 di Berlino e prima di essere arrestati avevano cercato più volte di raggiungere la Siria. La moschea, chiusa nell’aprile del 2017 anche grazie alla collaborazione tra le autorità tedesche e quelle italiane avviata dopo l’uccisione di Amri a Sesto San Giovanni, per anni è stata uno delle moschee più radicali della Germania.
Anche qui predicava Abu Walaa, il “predicatore senza volto” arrestato insieme ad altre quattro persone nel novembre del 2017 con l’accusa di arruolare giovani leve da inviare a combattere in Siria. Abu Walaa si muoveva agevolmente in Bassa Sassonia e Nordreno-Westfalia, dove poteva contare su una vasta rete di supporto logistico. Realizzava grazie a loro video di propaganda che venivano diffusi sul web, filmati nei quali incitava i musulmani a colpire ovunque si trovassero. Sue “vittime” predilette erano soprattutto i giovani. Molti, stregati dalla sua personalità, sono partiti per la Siria a farsi ammazzare. Uno di questi, però, ha tradito Abu Walaa al suo ritorno in Germania andando dagli inquirenti a raccontare come il predicatore lo aveva indottrinato al jihad.
Nonostante la messa al bando delle organizzazioni salafite, la scena radicale islamica in Germania non smette di crescere. Secondo il BfV (Ufficio federale per protezione della Costituzione) nel primo trimestre del 2018, coloro che nel paese si identificano con la dottrina ultrarigorista del giurista e teologo ḥanbalita siriano Ibn Taymiyya (1263-1328) sono ormai 12mila. Un aumento continuo, basti pensare che nel 2013 erano circa 5.500 e all’epoca la convinzione era che il movimento non potesse svilupparsi ulterioriormente. Poi nel 2014 con la nascita dello Stato Islamico tutto è cambiato: migliaia di musulmani e di tedeschi, convertisi nel frattempo alla religione islamica, si sono fatti sedurre dall’Islam duro e puro dei primordi.
Il predicatore del male Bernhard Falk
Tornando al processo che si sta svolgendo in questi giorni a Berlino, il 25enne Feysel H. è forse il più pericoloso dei quattro imputati visto che ha più volte tentato di aggredire gli addetti alla sua sorveglianza in carcere. Alla prima udienza, non è passato inosservato anche il pubblico in aula. Presenti molti “sostenitori” dei quattro terroristi, tutti barbuti e vestiti con lunghe tuniche. Tra loro è spiccata la figura di Bernhard Falk, ormai ospite fisso in tutti i processi che vedono coinvolti islamisti radicali. Quasi 50enne, Falk è stato a lungo membro di cellule antimperialiste estremiste di sinistra che si resero protagoniste di diversi attacchi dinamitardi nella Repubblica Federale tedesca. Per le sue attività terroristiche è stato incarcerato per quattordici volte in tredici anni. Prima di uscire di galera per l’ennesima volta nel 2008, si è convertito all’Islam impiegando poi poco tempo per farsi notare come «una personalità rilevante della scena islamista», come hanno scritto di lui gli inquirenti tedeschi che hanno continuato a seguirlo. Intervistato dalla tv pubblica tedesca sugli ultimi attentati di matrice jihadista in Germania, Falk ha dichiarato il suo sostegno ai qaedisti del Fronte Al Nusra.
Come tutti gli altri predicatori del male, Falk non ha un lavoro e ha affermato di vivere di donazioni che gli vengono elargite da misteriosi benefattori. Si muove di continuo, nelle piazze dove distribuisce il Corano, ma anche nei centri per rifugiati e nelle carceri dove porta «conforto religioso» ma non solo. Ogni terrorista che compie atti violenti in Germania può infatti subito contare sul suo impegno nel trovargli un buon avvocato per assumerne la difesa. Falck, a differenza di altri suoi colleghi, è anche molto furbo e preferisce lavorare sottotraccia per predicare le sue teorie ispirate al jihad, alla sharia e all’anti-imperialismo. Tutte le sue dichiarazioni, prima di essere rese pubbliche, vengono vagliate dal suo legale. Falck, infatti, non pubblica e non dichiara nulla alla stampa senza il via libera del suo avvocato, il quale, ovviamente, è pagato da munifici donatori.
Ad attirare nuovamente l’attenzione su di lui sono state recentemente alcune organizzazioni umanitarie che, vedendolo nei centri per rifugiati a fare proselitismo, ne hanno denunciato la pericolosità definendolo «un indottrinatore e un moltiplicatore dell’odio molto pericoloso». Poco tempo fa era in Tribunale a Düsseldorf per dare sostegno morale al tedesco Marco René Gabel, giovane con problemi di tossicodipendenza, convertitosi all’Islam all’età di 15 anni e ritenuto uno dei suoi allievi prediletti. Nel 2013 Gabel venne trovato in possesso di 616 grammi di nitrato di ammonio esplosivo e di una pistola. Insieme ad altri tre terroristi stava preparando un grosso attentato nella stazione centrale di Bonn. Non è difficile immaginare chi sia sta a far deragliare la sua esistenza.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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