Centocinquanta giovani entusiasti. Professionisti, anime inquiete al servizio dell’Italia, del pianeta, di tutti. Dal 5 al 7 aprile si è svolto nella città di Trieste, luogo di storia e terra di confine, l’UNESCO Italian Youth Forum 2019.
Il programma della tre giorni friulana, contraddistinto dal motto Unite4Earth, è iniziato con l’Opening Event nella prestigiosa cornice del Teatro Lirico Giuseppe Verdi. Erano presenti Franco Bernabè, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Stefano Fantoni, Presidente FIT Champion ESOF 2020, Giuseppe Puglisi, Presidente Emerito CNI per l’UNESCO, per citare alcuni nomi. A testimoniare l’importanza del Forum c’era anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Vincenzo Spadafora.
L’evento è stato moderato da Paolo Petrocelli, nominato Presidente onorario dell’ Ass. Italiana Giovani per l’UNESCO e da Marina Coricciati, Rappresentante regionale per il Friuli-Venezia Giulia, Ass. Italiana Giovani per l’UNESCO. Tutti gli interventi hanno posto l’accento sull’importanza e sulla necessità di ridare voce ai giovani, purché questi comprendano che se si vogliono affrontare temi come quello della sostenibilità, della rivalutazione del patrimonio artistico e culturale italiano, bisogna prima di tutto mettere in discussione se stessi. «La precarietà della conoscenza implica una continua ricerca del sapere ed è necessario approfondire sempre e non fermarsi mai. Occorre creare un reticolo di associazioni pronte a fare sistema, che ripartano dalle bellezze del Paese. Associazioni che, se tutelate e garantite, rappresentano ciò che è il Mondo senza le guerre. La pace è un sistema di relazioni equilibrate. Dunque è inutile alzare barriere: l’uomo non può essere compresso. Ovunque si cerchi di rinchiuderla, la libertà fugge, la libertà è bellezza».
Dopo queste parole, pronunciate da Franco Bernabè e da Giuseppe Puglisi – parole che rappresentano il credo dell’ Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO – l’intero teatro ha risuonato di applausi. Così come ha fatto dopo le performance del trio comico Casa Surace, da sempre attento alle tematiche dello sviluppo sostenibile. Molti gli applausi anche per il musicista Davide “Boosta” Di Leo. All’artista è stata affidata la chiusura della serata, un momento di sentito coinvolgimento emotivo. Con la citazione de “La teoria di una ragazza adolescente che faceva il meraviglioso paragone della musica e della vita” Davide “Boosta” Di Leo ha scaldato la sala con un’esibizione al pianoforte. «La vita è complessa – ritiene il musicista – la musica è composta da armonia e melodia. La melodia è il canto, l’armonia è l’accompagnamento più una serie di strumenti. Noi nasciamo e siamo melodia, che all’inizio si suppone sia molto semplice. All’inizio siamo piccoli piccoli, poi attraverso il percorso scolastico proviamo a imparare qualcosa in più, qualche nota in più. Non potremmo crescere se non avessimo dei genitori che si prendono cura di noi. Una coppia, come se fosserro due note vicine. Cresciamo e a noi si aggiungono gli amici. Ciò si ripete per un certo periodo. Esattamente come accade per la musica, c’è un tema che si ripete. Cresciamo e, naturalmente, la vita ci porta a percorrere altre strade. Ci sono momenti in cui quello che ci aspettavamo può cambiare. Il ritmo della vita diventa un po’ più frenetico. Non sappiamo bene cosa potrebbe capitarci. Ci sono momenti bui, momenti più rumorosi o pieni di incertezza, problemi che potrebbero farci sprofondare. Ma se è vero che la vita tende a una sorta di omeostaticità, è altrettanto vero che il fatto di essere curiosi, il fatto di avere dei dubbi, il fatto di porsi delle domande, ci porta gradualmente a evolvere. La vita stessa, quindi, ci riporta alla condizione iniziale di benessere. Teoricamente e tecnicamente, al termine della nostra vita abbiamo passato quello che già sapevamo. La vita successiva ricomincia così come riparte la melodia. Se la vita fosse musica, io vi augurerei con tutto il cuore di interpretare al meglio lo spartito che vi viene dato. Uno spartito che siete in grado di poter modificare. Se – al contrario – la musica fosse vita, allora vi augurerei di prendere tutto il tempo necessario per scegliere la colonna sonora migliore. Senza la musica e senza la colonna sonora, l’esistenza sarebbe un film muto e varrebbe sicuramente la metà».
Tanti, quindi, gli spunti di riflessione anche nella giornata di sabato, dedicata alle 5 Round Tables: Science4Communication, Science4Culture, Science4Education, Science 4Society, Science4Oceans. Nello specifico, i moltissimi soci dei Comitati regionali hanno incontrato diversi esponenti di rilievo sia nazionali che internazionali impegnati tutti i giorni a trattare tali tematiche. Il confronto ha posto le basi per costruire una futura collaborazione, volta a portare il più possibile nelle vite dei cittadini italiani e non i valori UNESCO. Con lo spirito di chi intende crescere e porsi in prima linea per dare un contributo valido e reale alla ripresa di cui l’Italia ha bisogno, queste personalità hanno esposto tutti i dubbi sull’effettivo coinvolgimento delle Istituzioni nelle varie battaglie a protezione e a valorizzazione dell’ambiente. Ma hanno anche proposto soluzioni tangibili, come il progetto UnescoEdu, solido ponte fra l’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO e il MIUR.
Terminato il pranzo, i soci hanno proceduto col dividersi in gruppi interni ben definiti in base agli ambiti di UnescoEdu, Comunicazione e Tesoreria. Ciascuno ha riportato quanto ascoltato e ha fornito diversi spunti per idee da mettere subito in atto. Le idee emerse sono una testimonianza del clima di confronto e di apertura, nonché di una unità di intenti in genere non così comuni. Un senso di partecipazione e unione che rispecchia l’Associazione composta di giovani fra i 20 e i 35 anni, ancora purtroppo poco conosciuta.
La giornata del 7 aprile è stata dedicata alle votazioni interne e alla formazione del nuovo Board dell’Associazione. A Paolo Petrocelli è stato riservato un lungo e sincero ringraziamento da parte di tutti i soci per il suo operato e in particolare per aver creduto in un progetto lontano dall’essere anche semplicemente pensato appena 3 anni e mezzo fa.
Paolo gli ha dato forma grazie al suo spirito di gran sognatore, grazie al desiderio di conoscenza, giorno dopo giorno. In questo modo, è riuscito a creare un realtà che è già cresciuta tanto e che di certo potrà crescere ancora. Una realtà che potrà ingrandirsi se, come dimostrato durante la tre giorni triestina, tutti quanti continueremo a crederci. «Il computer è velocissimo e stupido, l’uomo – invece – è lentissimo e intelligente», diceva Einstein. L’uomo però ha bisogno di essere “fatto”. Così come per D’Azeglio fatta l’Italia, bisognava fare gli Italiani. Per fare gli Italiani bisogna unire e non dividere. Bisogna abbattere le frontiere, non crearle. Bisogna ripartire da Trieste, luogo di storia e terra di confine.
Giovanni Vazzana
Classe 1986. Palermitano di nascita, a Pisa gli studi universitari linguistici. Poi assistente di lingua italiana in Lorena, Francia. Da sempre attento ai problemi delle minoranze, degli Stati divisi, in particolare Cipro. Aderisce all’Associazione italiana Giovani per l’UNESCO.
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