Tra Paraguay, Argentina e Brasile, Hezbollah ha trovato un luogo ideale in cui stabilirsi e condurre fruttuosi traffici illeciti per finanziare le attività dell’ organizzazione in Medio Oriente. Come stanno reagendo i tre Paesi latini?
1. HEZBOLLAH E LA TRIPLE FRONTERA
Il Paraguay è un Paese molto vasto e diverse parti del suo territorio sono difficilmente controllabili dal Governo centrale. Questo risulta evidente soprattutto nella regione di Ciudad del Este al confine tra Paraguay, Brasile e Argentina, dove sorge quell’area meglio conosciuta con il nome di Triple Frontera. Le caratteristiche geografiche della zona e la corruzione delle forze di polizia, del sistema politico e del sistema giudiziario rendono difficile monitorare le attività della criminalità organizzata. Ciò rende la Triple Frontera molto vulnerabile all’azione di contrabbandieri, narcotrafficanti e perfino gruppi terroristici. A partire dagli anni Ottanta, in seguito all’arrivo di migliaia di immigrati libanesi in fuga dalla guerra, queste attività si sono intrecciate con quelle dei movimenti radicali giunti dal Medio Oriente. Secondo diverse indagini, l’organizzazione islamica più attiva nella zona è Hezbollah, un movimento sciita nato a seguito dell’operazione Pace in Galilea, legato all’Iran e fortemente ostile a Israele e agli Stati Uniti. La presenza di cellule operative di Hezbollah nella zona sembra confermata già a partire dai primi anni Novanta, quando gli vengono imputati due attentati in Argentina.
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2. LA MOSSA DI PARAGUAY E ARGENTINA
Fino a poco tempo fa i Governi latinoamericani non erano disposti a dichiarare ufficialmente il gruppo libanese un’organizzazione terroristica. A luglio di quest’anno il Governo dell’Argentina ha deciso di compiere questo passo, influenzando indirettamente Asunción. Ad agosto anche il Governo di Mario Abdo Benítez ha dichiarato Hezbollah un’organizzazione terroristica internazionale, creando così le basi legali per contrastare le attività del gruppo. In realtà la classe dirigente paraguaiana è sempre stata attenta a non danneggiare i traffici. L’illegalità è molto diffusa nel Paese. Le forze di polizia e i politici si lasciano corrompere frequentemente da narcotrafficanti e contrabbandieri che spesso offrono supporto e collaborano con Hezbollah. Tuttavia, l’esempio dell’Argentina e le forti pressioni giunte da Washington e Tel Aviv hanno persuaso Benítez a adottare questo provvedimento. Attraverso questa misura, Asunción e i suoi alleati sperano di contribuire a ridurre l’influenza del gruppo, non solo all’interno del Paraguay, ma in tutta la regione.
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3. RICADUTE INTERNAZIONALI E PROSPETTIVE FUTURE
L’America Latina è dunque diventata una solida base per Hezbollah che, sfruttando anche i legami con diverse organizzazioni di narcotrafficanti riesce a finanziarsi attraverso il contrabbando e il traffico di droga. I due Paesi più preoccupati da questa situazione sono Israele e gli Stati Uniti. Il primo perché vede nelle attività del gruppo sciita in Libano e in Siria della Siria il principale pericolo per la sicurezza nazionale. Il secondo perché teme che il movimento islamico possa organizzare delle azioni terroristiche contro di esso sfruttando la vicinanza geografica. Sicuramente le due nazioni continueranno a fare pressione sui Governi della regione affinché intraprendano azioni atte a contrastare il gruppo libanese. Per fare ciò saranno decisive le politiche che Jair Bolsonaro sceglierà di adottare, essendo il Brasile l’unico dei tre Paesi della Triple Frontera a non aver dichiarato Hezbollah un gruppo terroristico. Infine non è per niente scontato che il nuovo Presidente Argentino, Alberto Fernández, scelga di mantenere la stessa linea del suo predecessore. È molto difficile pronosticare come si evolverà la situazione vista l’ondata d’instabilità politica che ha colpito il subcontinente. Ciò che però si può affermare con relativa certezza è che con confini porosi e Governi sempre meno in grado di controllare il territorio i traffici e le attività illecite non possono fare altro che aumentare.
Sebastiano Coenda, Il Caffè Geopolitico
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