Il Governo centrale di Pechino lunedì 29 luglio ha confermato in modo chiaro e “risoluto” il proprio fermo supporto alla leader locale Carrie Lam e alla polizia e ha esortato i cittadini di Hong Kong ad opporsi e a resistere alla violenza. Quello appena trascorso è stato un altro weekend di di scontri tra le forze di polizia e i manifestanti. L’ottava settimana di manifestazioni da quando a inizio giugno ad Hong Kong sono iniziate le proteste contro la contestata legge che avrebbe facilitato l’estradizione dei criminali verso la Cina continentale. Oggi lunedì 29 luglio si è tenuta la conferenza stampa dello Hong Kong and Macau Affairs Office del Consiglio di Stato. Un evento raro, il primo incontro tra la stampa e un funzionario del governo di Pechino in merito alla situazione ad Hong Kong, la prima conferenza di questo tipo dal 1997. È la risposta ufficiale di Pechino alla crisi in corso da due mesi.

Il portavoce del governo cinese Yang Guang ha condannato duramente le violenze, ha chiesto all’esecutivo di Hong Kong di punire i responsabili di tali atti e di “ristabilire l’ordine al più presto”. Yang Guang ha definito illegittimo il comportamento dei manifestanti, che hanno imbrattato e vandalizzato i simboli del potere della Cina ad Hong Kong, e ha ribadito l’impegno del governo centrale nel supportare la polizia nel compiere il proprio ruolo a protezione dello stato di diritto. Il portavoce ha accusato i manifestanti di aver causato le violenze.

In merito alle violenze di Yuen Long, che secondo molti sarebbero avvenute con il consenso della polizia, Yang Guang ha detto che i poliziotti di Hong Kong hanno fatto del loro meglio per proteggere la società e manterene la stabilità, compiendo spesso anche dei sacrifici. Alla stazione dei treni di Yuen Long la settimana scorsa decine di uomini in bianco mascherati, accusati di avere legami con le Triadi, hanno aggredito manifestanti, pendolari e giornalisti, in maniera indiscriminata, causando il ferimento di 45 persone. Yang Guang ha smentito l’esistenza di legami tra polizia e ufficio di collegamento di Pechino ad Hong Kong e le bande di uomini che hanno attaccato e aggredito manifestanti e viaggiatori.

Come scrive Reuters, durante la conferenza stampa alcuni giornalisti che hanno gridato domande contro i portavoce di Pechino sono stati riproverati e zittiti. «Hong Kong non può permettersi l’intabilità – ha detto ancora il portavoce di Pechino – se il caos perdurerà, sarà l’intera società a soffrirne”.  Yang Guang ha detto ancora che il governo locale ha lavorato moltissimo, che sarà più inclusivo in futuro e che ha valutato approfonditamente le proprie mancanze. Ha affermato inoltre che l’esecutivo di Lam dovrebbe cercare di rispondere alle sfide poste dall’economia e dalla mancanza di lavoro.

Le violenze che stanno scuotendo il “porto profumato” sono considerate la crisi più grave dal 1997 e potrebbero causare gravi conseguenze per l’economia e la credibilità di Hong Kong quale importante hub finanziario. La gioventù, protagonista delle manifestazioni, nutre risentimento verso la Cina, accusata di tradire la formula “un Paese, due sistemi”, con cui l’ex colonia britannica è passata a Pechino nel 1997. La rabbia delle giovani generazioni, senza prospettive, lavoro e appartamenti vivibili non riguarda più solo la legge sull’estradizione, ormai sospesa definitivamente, ma si è allargata e include la richiesta di maggiore democrazia. I cittadini di Hong Kong sono tornati a chiedere il suffragio universale e un’inchiesta indipendente che faccia luce sull’impiego della forza da parte della polizia per reprimere i manifestanti, giudicato sproporzionato. Pechino alcuni giorni fa aveva fatto sapere che le truppe dell’Esercito di liberazione popolare di stanza ad Hong Kong sarebbero pronte a intervenire per ristabilire l’ordine, qualora dalle autorità locali dovesse arrivare una richiesta in questo senso. La dichirazione aveva fatto riemergere la paura, fino a questo momento latente, che possa ripetersi un’altra Tiananmen.

 

Photo: Yang Guang of the Hong Kong and Macao Affairs Office of the State Council attends a news conference in Beijing on Monday, Reuters