L’incontro fra Fratelli musulmani e clero saudita ha originato un movimento unico nel suo genere, quello del Risveglio islamico. Ma l’idillio dei primi anni ha avuto vita breve e oggi gli esponenti del gruppo devono confrontarsi con le politiche repressive del Principe ereditario saudita.
Dopo il fallito attentato alla vita di Gamal Abd el-Nasser nel 1956, i Fratelli musulmani vengono sciolti e i suoi membri sono costretti a emigrare. Naturale destinazione è l’Arabia Saudita, in quegli anni grande avversario dell’Egitto nella cosiddetta Guerra Fredda del mondo arabo. La relazione fra il Regno saudita e la Fratellanza si configura dunque come un rapporto di mutuo interesse: i Fratelli ottengono protezione e posizioni chiave nell’educazione, beneficiando anche del boom petrolifero degli anni Settanta, mentre l’Arabia Saudita entra in possesso di un potente strumento ideologico di contrasto al pan-arabismo egiziano e di promozione dell’egemonia sul mondo islamico.
L’incontro fra i Fratelli e il clero wahhabita saudita crea inoltre un nuovo movimento: il Risveglio Islamico (al-Sahwa al-Islamiyya). La Sahwa nasce come gruppo ibrido che coniuga l’attivismo politico della Fratellanza, diretto contro i poteri coloniali e contro una società non pienamente islamica, al wahhabismo, incentrato sulla purificazione del credo religioso. Il movimento si organizza poi in alcuni network, noti come Jamaʻat Tarbiyya (Gruppi di educazione morale e religiosa).
In questa fase gli avversari della Sahwa appartengono a due gruppi. Sul piano religioso, ci sono tre oppositori negli anni Settanta: gli Ahl al-Hadith, che invocano una completa astensione dalla politica; alcuni esponenti del clero wahhabita, che criticano le tendenze razionalizzanti della Sahwa in ambito religioso; i jihadisti, che vedono nella Sahwa un movimento nazionalistico che influenza negativamente i giovani. Sul piano culturale, invece, a partire dagli anni Ottanta il Risveglio Islamico deve confrontarsi con un gruppo di intellettuali liberali, accusati di voler corrompere lo spazio sociale saudita con elementi moderni.
Fig. 1 – La Grande Moschea della Mecca con al centro la Kaaba. Il Re saudita è anche Custode delle due Sacre Moschee dal 1986
Un momento di svolta è rappresentato dall’invio di truppe americane in Arabia Saudita in seguito all’invasione irachena del Kuwait, un’iniziativa che ha suscitato reazioni ampiamente negative da parte della Sahwa.
Questo evento è però la manifestazione ultima di un processo di politicizzazione del gruppo iniziato negli anni Ottanta e riconducibile a tre fattori: la crisi petrolifera che non ha permesso allo Stato di assorbire i giovani sahwi nell’apparato statale, generando così un forte senso di marginalizzazione, l’esclusione di intellettuali laici della Sahwa dal settore culturale e infine il progressivo riorientamento del gruppo contro la famiglia regnante.
Si crea così un fronte di opposizione alla casa regnante costituito da tre poli: il clero della Sahwa, che accusa i Sa’ud di corruzione, oppressione e assenza di principi di consultazione; i munasirun, ovvero clerici wahhabiti che si astengono dalle questioni politiche, ma legittimano il movimento di opposizione; gli intellettuali sahwi, che si focalizzano sulla dimensione politica, auspicando l’instaurazione di una democrazia islamica conservatrice.
Di fronte alla minaccia della Sahwa il Regno decide infine di intervenire. Se inizialmente Riyadh riorganizza la sfera religiosa ed educativa e chiude alcuni canali non istituzionali della Sahwa per le raccolte fondi, dal 1992 al 1995 mette in campo un’estesa campagna di arresti volta a estirpare il movimento.
Sarà solo dopo l’11 settembre che molti esponenti sahwi verranno riabilitati e sfruttati in chiave propagandistica dal regime. Un esempio su tutti è quello di Salman al-Ouda, leader della Sahwa, arrestato nel 1994, liberato nel 1999 e divenuto una voce allineata a Riyadh nel tentativo di prendere le distanze da Osama Bin Laden e al-Qaeda.
Fig. 2 – Studenti sauditi pronti a tornare a scuola. Dopo l’11 settembre 2001 il settore dell’educazione è stato riformato in seguito alle accuse di estremismo
Tutto è però nuovamente cambiato quando, durante le Primavere Arabe, al-Ouda ha accolto con entusiasmo i moti, sottolineando le necessità di rinegoziare il contratto sociale, di introdurre un principio di consultazione, di rispettare i diritti umani, di riattivare le interpretazioni di Corano e Sunna e di creare una società inclusiva. Il carisma e la notorietà di al-Ouda, su cui il Regno aveva fatto affidamento dopo il 2001, si sono rivoltati dunque contro la casa regnante. Va inoltre considerata l’ascesa al potere del Principe ereditario Muhammad Bin Salman e il suo vago progetto di ritorno a un Islam moderato, che vede nella Sahwa un ostacolo da rimuovere. E così al-Ouda, insieme ad altre figure come Awad al-Qarni, intellettuale sahwi, e Ali al-Omari, presentatore televisivo, è stato arrestato nel settembre del 2017 con l’accusa di terrorismo e condannato a morte nel maggio 2018. Secondo fonti anonime, l’esecuzione dei tre avverrà nelle prossime settimane.
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