Alula, Dicembre 2014, ore 06:00. Ero in piedi sul balcone del primo piano di un vecchio edificio italiano di fronte al Golfo di Aden. Il mio rito mattutino di bere il tè guardando i delfini nuotare nel mare fu interrotto da una telefonata del signor Saleh, ex colonnello dell’Esercito Nazionale Somalo (SNA). Conoscendo il mio amore per la regione di cui ero Governatore, il signor Saleh mi suggerì di cercare informazioni su un affascinante progetto di ricerca sul faro di Guardafui, conosciuto come faro Francesco Crispi.
Scoprendo che qualcuno in Italia stava mettendo così tanto tempo, denaro e sforzi nella ricerca e nella raccolta di documenti storici sull’area tanto cara al mio cuore, mi sono subito incuriosito. Incerto se sarei stato in grado di stabilire un contatto, ho scritto alla pagina Facebook “Faro Francesco Crispi” per saperne di più sulla persona che stava dietro questo lavoro di ricerca dedicata alla storia dei nostri paesi: la Somalia e l’Italia. Sono stato felice di avere trovato Alberto Alpozzi e le sue incantevoli fotografie del faro riprese dall’elicottero.
Orgogliosamente svettante sul Corno d’Africa, il faro di Guardafui segna ancora oggi la presenza italiana in Somalia, percepita in tutta l’architettura nello Stato del Puntland: le rovine della stazione radiotelegrafica nel vicino villaggio di Tohen, l’edificio dell’ospedale “Regina Elena” ad Alula e il monumento del Capitano Gatti, conosciuto ancora oggi come “Mad Captain” per il modo in cui difese il faro dalla popolazione locale insieme ad un piccolo numero di ascari. Questa e molte altre storie sono la testimonianza delle difficoltà affrontate dall’Italia durante la costruzione del faro.
Sospettosi degli stranieri arrivati nella loro terra, la comunità somala locale non vide con favore la costruzione di un faro. Oltre a questa riluttanza, per non parlare del sacrificio finanziario, non fu facile per il governo italiano di quel tempo costruire il faro anche a causa delle interferenze politiche di Gran Bretagna e Francia.
Che sia amaro o controverso, nessuno può nascondere il passato. Apprezzo la ricerca d’archivio svolta da Alberto Alpozzi che ci insegna tutta la nostra storia comune dimenticata da tempo. Durante un incontro nel 2015 a Torino con Alberto, siamo stati invitati dal Sindaco Piero Fassino per una riunione ufficiale. Sono rimasto colpito da quanto a Torino io abbia trovato la mia seconda casa. Abbiamo discusso di come poter rinnovare il rapporto secolare tra l’Italia e la Somalia, magari con un gemellaggio tra le città di Torino e Alula.
Come parte di questi sforzi, sono quindi lieto di presentare il libro Il faro di Mussolini, che farà luce su come il governo di Mussolini abbia costruito con esito positivo il faro nonostante i contrasti con la popolazione locale. Il libro documenta il successo dell’Italia senza il contributo di altri paesi occidentali e la sua opera per il miglioramento della vita della comunità locale.
Non voglio rovinarvi la lettura di questo libro fantastico e affascinante che vi guiderà passo dopo passo dal primo giorno in cui si pensò di edificare un faro a Guardafui fino alla sua costruzione. Spero che questo testo vi incoraggi a visitare questi luoghi storici e riflettere sulle complesse relazioni tra i popoli. La pacifica regione di Guardafui e del Puntland sono popolate da gente amichevole e ospitale. Spero che queste ricerche ridiano vita ai legami storici tra somali e italiani come io ho già ho avuto il piacere di sperimentare.
Prefazione al libro di Abdulkadir Yusuf Mohamed, ex governatore di Guardafui
Redazione
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