A seguito del colpo di Stato militare di agosto l’ex colonello in pensione Bah N’Daw ha giurato come nuovo Presidente del Mali, promettendo di risolvere i problemi di corruzione e insicurezza del Paese.
1. AGOSTO: IL COLPO DI STATO
La mattina del 18 agosto un convoglio di militari ammutinati parte dalla base di Kati alla volta della vicina capitale Bamako. Il Ministro delle Finanze Abdoulaye Daffe, il Capo di Stato Maggiore Mahamane Touré e il Presidente dell’Assemblea Nazionale Moussa Timbiné vengono arrestati. Il Primo Ministro Boubou Cissé fa quindi un appello al dialogo ai militari in rivolta che però cade nel vuoto, sia lui che il Presidente Ibrahim Boubacar Keïta vengono presi in ostaggio. Dopo poche ore il Presidente Keita annuncia le dimissioni e dissolve le Camere, nel tentativo di evitare che il colpo di Stato si trasformi in una guerra civile, dichiara infatti di non volere che sia versato alcun sangue per rimanere al potere. Le notizie vengono accolte con entusiasmo dalla popolazione maliana, ma con timore nel panorama internazionale, dato che si tratta del secondo golpe nel Paese in meno di dieci anni. Il 12 settembre il neoformato Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo dà inizio a un periodo di transizione di 18 mesi, assicurando che legittime elezioni saranno tenute appena possibile. Il 25 settembre si insedia finalmente il nuovo Presidente ad interim Bah N’Daw, colonnello in pensione ed ex Ministro della Difesa. Una figura civile, ma vicina al mondo militare, che si pone come obiettivo quello di portare il Mali verso nuove elezioni libere e democratiche.
Fig. 1 – Milizie durante il colpo di stato avvenuto lo scorso agosto in Mali, che ha portato alle dimissioni il Presidente Ibrahim Boubacar Keita
2. IL CONTESTO
Il Mali è un Paese francofono che ospita quasi 20 milioni di persone. La sua storia recente è stata caratterizzata da una profonda instabilità economica e un precario mantenimento della sicurezza nazionale. A seguito del colpo di Stato nel 2012, infatti, una serie di gruppi fondamentalisti islamici è riuscita a prendere il controllo di vasti territori nel Nord del Paese, alleandosi con le varie milizie etniche in lotta tra loro. La minaccia jihadista sul Mali non è mai stata completamente eradicata in questi anni, nonostante il forte coinvolgimento militare francese di supporto al Governo centrale. Ciononostante l’Operazione Serval, sostituita poi da quella Barkhane, riuscì a frenare l’avanzata dei ribelli islamisti che dal nord stavano scendendo verso il resto del Paese. La situazione è stata stabilizzata, ma non risolta nel tempo: i maliani accusano infatti l’ormai ex Presidente Keita di non aver saputo gestire la minaccia jihadista e di aver perso un’occasione con la mancata applicazione degli accordi di pace del 2015. Quest’anno il generale clima di insicurezza è stato aggravato da una spirale negativa in termini di vittime e sfollati, fino al grave episodio del rapimento dell’ex candidato Premier Soumaïla Cissé. Per ora non si sono registrati scontri nel Paese e sembrano esserci i presupposti per un passaggio di consegne senza violenza. La giunta militare ha anche chiesto l’allentamento delle sanzioni economiche imposte dall’ECOWAS a seguito del golpe, per ora senza successo.
Fig. 2 – Il Presidente di transizione Bah N’daw durante la cerimonia di insediamento al CICB (Centre International de Conferences de Bamako) a Bamako il 25 settembre 2020
3. BAH N’DAW
Nato il 23 agosto 1950 a San, una città della regione di Ségou nel Mali centrale, Bah N’Daw è il nuovo volto del Mali. Ha alle spalle una lunga esperienza nell’Aeronautica, nella quale ha iniziato a prestare servizio nel 1973, per poi completare la sua formazione nell’Unione Sovietica come pilota e in Francia, laureandosi all’École de Guerre. Arrivato al grado di colonello, viene poi scelto come consigliere dell’ex Presidente Moussa Traoré, un generale salito al potere dopo aver guidato il primo colpo di Stato militare nella storia del Mali. Nel 1990 abbandona la carica in aperto contrasto con il Presidente, protestando contro le interferenze negli affari pubblici della moglie di Traoré. Da quel momento in poi si guadagna la reputazione di uomo onesto e diretto agli occhi dei maliani, venendo chiamato anche dall’ex Presidente Keita a ricoprire il ruolo di ministro della Difesa seppur per poco tempo. Da allora si è ritirato e ha condotto una vita lontano dai riflettori, almeno fino ad ora. Ancor prima di tornare sotto i riflettori, l’ECOWAS aveva chiesto che il nuovo Presidente fosse un civile nonostante la giunta militare avrebbe preferito diversamente. Ecco che la figura di N’Daw sembra creare un ponte tra i due mondi, nonostante rimangano molti dubbi sullo spazio di manovra che avrà realmente nel governare.
Di Arianna Colaiuta. Pubblicato su Il Caffe Geopolitico
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