Il Natale dei bambini siriani ospiti della città turca di Kilis

In Italia non sono al centro dell’attenzione mediatica nazionale, ma gli accordi europei per il controllo dei flussi migratori dalla Turchia sono immensamente importanti. L’accordo firmato nel 2016 tra Ankara e l’Unione Europea per fermare i flussi migratori lungo la rotta balcanica prevede che il governo turco sia titolare dell’amministrazione delle strutture di accoglienza sul proprio territorio. Gli ospiti ricevono vitto, alloggio e assistenza sanitaria, hanno regolari permessi di lavoro, possono entrare e uscire liberamente dai campi o vivere altrove.

Numerose sono le realtà locali turche che meritano attenzione se analizziamo il dramma siriano. Centro industriale nel sud della Turchia, noto per la produzione del pistacchio, la città di Gaziantep dista pochissimo da Aleppo ed è diventata famosa per una intensa politica di integrazione dei rifugiati provenienti dalla confinante Siria a partire dal 2011. La politica locale ha puntato all’inserimento dei nuovi migranti nei centri urbani. Vivono nei centri profughi solo il 4% dei 3,6 milioni di rifugiati siriani di tutto il Paese. Oltre alla costruzione di nuovi edifici e agli investimenti per risolvere i problemi di accesso idrico, Gaziantep ha puntato all’educazione dei minori. L’amministrazione ha costruito una scuola in periferia, frequentata sia dai bambini poveri turchi che da bambini siriani, con una didattica bilingue, in arabo e in turco.

Vi sono alcune Organizzazioni che tentano di porre l’attenzione sul conflitto siriano e sulla conseguente catastrofe umanitaria. Importante è il lavoro della Onlus bolognese “We Are”, che svolge azioni di tutela, assistenza e monitoraggio e denuncia, e creando progetti umanitari per i bambini della Siria e per tutta la popolazione siriana presso la città di Kilis, al confine tra Turchia e Siria. Dal 23 al 26 dicembre, si è svolta la Missione di Natale organizzata dalla Onlus “We Are” di Bologna, proprio nella città di Kilis.

 

La missione è stata l’occasione per inaugurare un laboratorio di assistenza psicologica per i bambini siriani vittime del conflitto. I volontari hanno portato alla comunità locale giocattoli, capi di abbigliamento e hanno osservato il lavoro che la Fondazione Fatih Sultan Demegi, diretta dal siriano Abdulgani Alchawakh, sta svolgendo attraverso la creazione di laboratori di cucito, avviando così all’occupazione numerose donne e ragazze ospiti della Fondazione. Hanno partecipato alla missione il presidente di We Are Enrico Vandini, il vice presidente Lorella Morandi, i fisioterapisti Firas Mourad e Carolina Lucchese e la volontaria Alice Bandini.

Grazie al lavoro di We Are, sono previsti altri due progetti per il 2020. All’avvio della Missione di Natale 2019, il presidente della Onlus Vandini ha dichiarato: «Stiamo creando un ambulatorio psicologico presidiato da due medici specializzati che avranno il compito di trattare circa 360 pazienti all’anno. Il progetto avrà una durata di 24 mesi. La durata di ogni seduta sarà di 30 minuti e l’età dei bambini coinvolti andrà dai 5 ai 18 anni, mentre per le donne andrà dai 18 ai 60. Inoltre, durante la nostra missione di Natale abbiamo inaugurato una palestra e una ludoteca, presso i locali della Fondazione, grazie ad un finanziamento del Rotary di Bologna».

Kilis nel corso degli ultimi anni è stata oggetto di bombardamenti sia da parte dei terroristi dello Stato Islamico che da alcune fazioni dei curdi combattenti. La comunità locale siriana, pur lamentando tutte le difficoltà dovute alla condizione da rifugiati in terra straniera, ringrazia le autorità turche che sostengono tali famiglie e denuncia l’azione repressiva di Assad. Il direttore Alchawakh della Fondazione Fatih Sultan Demegi chiede all’Europa una vera campagna di informazione per i cittadini europei: «L’Europa deve capire che la tragedia siriana è una tragedia di tutto il mondo civile e dell’intero occidente. Chiediamo alle autorità europee di non sostenere il dispotismo di Assad. E’ inaccettabile che in molti paesi democratici vi siano ambasciate del governo siriano riconosciute e tollerate. Noi vogliamo semplicemente tornare nei nostri territori, ritornare alle nostre vite e riuscire a ricostruire una Siria democratica, laica, vicina al mondo arabo e alla Comunità Europea».

Nella città di Kilis, come in tutta la Siria, in questa guerra che sembra non avere fine, sono sempre i civili, soprattutto  bambini, bambine e donne, a pagare il prezzo più alto. Per molti di loro la Turchia è il futuro ma sono tantissimi coloro che vorrebbero semplicemente ritornare a casa.