La sera di martedì 22 ottobre il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdoğan si sono incontrati a Sochi, in Russia, e hanno raggiunto un accordo per il controllo del Nord-est della Siria al temine di un incontro durato sette ore. Il colloquio ha coinciso con la scadenza della tregua in Siria concordata tra Stati Uniti e Turchia lo scorso 17 ottobre. La tregua aveva previsto la sospensione dell’offensiva turca per cinque giorni e il ritiro dei curdi siriani da una vasta zona al confine tra Siria e Turchia. Ma la sospensione degli attacchi non è stata rispettata, e la tregua, subito violata, era stata un altro momento doloroso per i curdi siriani, già traditi dopo l’abbandono di Washington e il ritiro delle truppe Usa dal Nord-est della Siria.
L’accordo raggiunto ieri a Sochi riconosce l’integrità territoriale della Siria e la zona cuscinetto di 32 km da Tal Abyad a Ras al Ain, area dove si era concentrata l’offensiva militare della Turchia iniziata il 9 ottobre. Nel territorio di confine che è al di fuori di quest’area i militari russi e turchi condurrano delle operazioni di pattugliamento congiunte, ad esclusione della città di Qamishli. Il patto appoggia il ritorno delle truppe siriane del presidente Assad al confine con la Turchia, in sostutuzione delle forze statunitensi che hanno pattugliato la regione per anni insieme agli ex alleati curdi. Sei giorni dopo la stipula del patto, le forze turche e russe inizieranno a pattugliare congiuntamente una striscia di territorio di 10 chilometri nella “safe zone”, che Ankara ha a lungo cercato di creare nel Nord-est della Siria. In base ai termini del patto, i combattenti curdi saranno forzati a ritirarsi a 30 chilomentri dal confine turco, ad assicurare il rispetto di tale limite ci saranno le truppe governative siriane. I curdi avranno di tempo 150 ore a partire da oggi alle 12:00. Il Cremlino ha avvertito i curdi dell’eventualità di un nuovo violento attacco da parte della Turchia, qualora non daranno seguito al ritiro previsto dal patto tra Mosca ed Ankara.
Per la Turchia, l’accordo permette di realizzare l’obiettivo a lungo desiderato di una striscia di territorio al confine con la Siria “ripulita” dalle forze dell’YPG, che Ankara considera un’organizzazione terroristica per i legami con il PKK. Erdoğan ottiene così circa un quarto dell’area area destinata nei disegni della Turchia a diventare una “safe zone”. Secondo il Presidente turco, la lunghezza di questa “safe zone” dovrebbe essere di 450 chilometri. Putin ed Erdoğan hanno anche riportato in auge il Trattato di Adana, firmato da Siria e Turchia nel 1998. Il trattato riguardava i confini tra i due Paesi e determinava la fine del permesso concesso da Damasco al PKK di operare in Siria in funzione anti-Ankara.
I termini del memorandum concordato tra Putin e Erdoğan:
- Russia e Turchia ribadiscono l’impegno a preservare l’unità politica e l’integrità territoriale della Siria e la protezione della sicurezzza nazionale della Turchia
- Entrambe sottolineano la loro determinazione nel combattere il terrorismo in tutte le forme e manifestazioni e nel fermare le iniziative separatiste nel territorio siriano
- In tale cornice Russia e Turchia stabiliscono che sarà preservato lo status quo nell’attuale zona interessata dall’operazione turca Peace Spring, area profonda 32 chilomentri tra Tel Abyad e Ras Al Ayn
- Entrambe riaffermano l’importanza dell’Accordo di Adana. La Federazione Russa favorirà l’attuazione dell’accordo di Adana nelle circostanze attuali
- A partire dalle ore 12 del pomeriggio del 23 ottobre 2019, la polizia militare russa e le truppe siriane entreranno nel lato siriano del confine tra Siria e Turchia, al di fuori dell’area interessata dall’operazione Peace Spring per permettere la rimozione e il ritiro delle Ypg e delle loro armi dalla zona che si estende 30 chilomentri dal confine turco-siriano, ritiro che dovrebbe avvenire entro 150 ore. A quel punto, militari russi e turchi pattuglieranno insieme un territorio profondo 10 chilomentri ad ovest e ad est dell’area dell’Operation Peace Spring, tranne la città di Qamishli
- Tulle le forze dell’YPG e le loro armi saranno rimosse da Manbij e da Tal Rifat
- Entrambe le parti prenderanno le misure necessarie a prevenire le infiltrazioni del terrorismo
- Saranno intraprese delle iniziative congiunte per facilitare il ritorno dei profughi in un modo sicuro e volontario
- Un meccanismo di verifica e monitoraggio sarà stabilito per supervisionare e coordinare il rispetto di tale memorandum
- Entrambe le parti continueranno a lavorare per trovare una soluzione politica duratura al conflitto siriano all’interno del meccanismo di Astana e supporteranno le attività della Commissione Costituzionale
Redazione
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