Sono moltissimi i libri dedicati al terrorismo nelle sue varie forme e non mancano numerosi volumi dedicati a quello di matrice islamista salafita. Nella sconfinata lista dei titoli c’è chi si confronta con la genesi del terrorismo islamico in Medio Oriente, chi si focalizza sulle questioni legate alle crisi in atto nel Mediterraneo e molti sono gli autori, che provano a descrivere la dissoluzione del “Siraq”. Io stesso insieme ad Osvaldo Migotto, ho provato con il saggio “Allarme Europa- il fondamentalismo islamico nella nostra società ”a raccontare la pericolosa ascesa del fondamentalismo islamico in Europa. Recentemente per una pura casualità, ho incontrato ad un premio letterario Chiara Franzin brillante e giovane ricercatrice universitaria autrice del volume Il terrorismo nella rete. La filosofia terroristica dalle radici al web” (Intrecci edizioni). Il libro si distingue per il grande rigore con il quale affronta il fenomeno della propaganda terroristica ( sarebbe meglio dire delle varie propagande del terrore) di questi ultimi decenni.
Evidente come l’autrice ci spinga a guardare indietro nel tempo prima di lanciarci in analisi contemporanee parziali. Quello che viviamo oggi con il terrorismo “3.0” è uno dei tanti frutti avvelenati della globalizzazione e dell’avvento del web? Al lettore l’ardua sentenza di certo sono molti i segnali che lo provano. In ogni caso Chiara Franzin affronta con il suo saggio, le origini e i mutamenti “della propaganda del male” andando ad indagare dentro le ragioni profonde del fenomeno cercando risposte tra le pieghe piu’ nascoste del problema; quello culturale, religioso, politico-economico e sociale. Altro aspetto interessante della ricerca di Chiara Franzin è la descrizione minuziosa della ricerca della qualità della propaganda jihadista di questi anni. Dalle video cassette di Osama Bin Laden si e’ arrivati a video e riviste patinate sempre piu’ elaborate vedi “Dabiq” (copia incolla della rivista di Al Qaeda Inspire). Poi con la caduta delle roccaforti jihadiste di Mosul e Raqqa, anche la propaganda è tornata ad essere quasi artiginale pur mantenendo la stessa pericolosità. Come si possono giustificare le decapitazioni? Oppure come si puo’ ammantare di ragioni pseudoreligiose il fatto di bruciare vivo un essere umano in una gabbia come fatto dall’Isis con il pilota giordano? Come si puo’ essere contro ogni forma di modernità come proclamato dai jihadisti- salafiti, e allo stesso tempo utilizzare i social network per diffondere i semi del male? Nel libro ci sono delle riposte anche a questo quesito sulle quali è bene riflettere. Nel volume scritto con passione e con la voglia di andare oltre i libri “furbi” scritti per impressionare il lettore, Chiara Franzin ci illustra di come con l’avvento del web, la propaganda di Osama Bin Laden sia stata messa nella soffitta della storia.
Lo sceicco del terrore ( cosi lo chiamavano) è stato presto sostituito da altre figure come Anwar Al Awlaky (predicatore yemenita- americano), oppure dal califfo Abu Bakr al Baghdadi che dell’islamismo violento ne fece un brand, un marchio del terrore. Altro merito del libro “Il terrorismo nella rete. La filosofia terroristica dalle radici al web” è la capacità che l’autrice mostra nel rianalizzare almeno cento anni di storia internazionale estraendone i fatti che in molti casi hanno contribuito a creare le condizioni “dottrinali” poi esplose con la nascita di internet. Tanti fatti che sommatisi nel tempo si sono saldati in una sorta di piattaforma dell’odio. Leggendo questo saggio si puo’ comprendere come il web abbia solo accelerato un processo in atto da decenni. Se non fosse cosi’ come spiegare i filmati che invitano i giovani musulmani ad entrare nello Stato islamico, di fatto relizzati copiando le clip video dell’esercito americano che reclutava soldati ? Il terrorismo nella rete. La filosofia terroristica dalle radici al web” ci aiuta a riflettere sul fatto che ogni cambiamento (vedi l’avvento di internet) se non è ragionato e governato, una mattina ti presenta il conto. E spesso puo’ essere molto salato.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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