Nell’analisi annuale dell’intelligence community, la Cina è la vera minaccia
Il 9 aprile è stata resa pubblica l’analisi annuale dell’intelligence community, circa le minacce che l’amministrazione Biden dovrà fronteggiare nel prossimo futuro. La sfida cinese all’egemonia globale degli Stati Uniti si colloca in prima posizione, seguita da una valutazione su Russia, Iran e Corea del Nord. Gli analisti hanno suddiviso il report sulla Cina in attività regionali e globali di Pechino in ottica competitiva, trattando le capacità militari e nucleari, per concludere con spazio fisico e spazio cyber. Appare chiaro fin da subito quel è l’enorme preoccupazione dell’intelligence riguardo l’ascesa cinese, il tema caldo del XXI secolo.
Attività globali e regionali
Gli analisti assicurano che la Cina userà qualsiasi strumento in suo possesso per dimostrare il suo crescente potere e per imporre ai vicini i propri interessi. Le rivendicazioni riguardano le dispute territoriali e la sovranità di Taiwan. Secondo il report, la situazione al confine con l’India non era così tesa dal 1975. Ci sono stati infatti alcuni scontri nel corso del 2020 sulle vette dell’Himalaya, che dimostrano l’impegno cinese a voler vincere i contenziosi ereditati dalla sua storia recente. Lo stesso avviene nel Mar Cinese, dove il massiccio utilizzo di aerei e navi militari, anche se a scopo dimostrativo contro i rivali, tra cui il Giappone. Taiwan rimane l’obiettivo privilegiato, per il quale XI Jinping non esclude il dispiego delle forze armate. Anche la crescente cooperazione con la Russia non è vista di buon occhio dall’intelligence Usa, soprattutto perché riguarda settori come la difesa e la cooperazione economica.
Capacità militari
Come si evince dal report, l’agenda politica cinese degli ultimi anni ha incluso svariate riforme militari. Pechino sostiene che lo sforzo di è finalizzato a diventare a tutti gli effetti una grande potenza, e per farlo non si può prescindere dallo sviluppare un corpo militare attivo su scala globale, in grado potenzialmente di destabilizzare le relazioni internazionali. Si annovera la costante ricerca di nuove installazioni e piattaforme militari, di differenti raggi di portata, per poter tenere sotto scacco le basi americane e degli alleati Usa nelle regioni a rischio, se necessario.
Sul piano nucleare, stiamo assistendo a un enorme sforzo di ammodernamento, la Cina punta a raddoppiare il proprio arsenale nel giro di un decennio. I tentativi di dialogo americani, improntati alla stipula di accordi sul controllo degli armamenti, sono sfumati. Pechino non intende formalmente accettare la supremazia americana e russa nel settore, ma tenta al contrario di bilanciarla.
Spazio fisico e spazio cyber
La supremazia spaziale ha permesso agli Usa di ottenere svariati benefici, sia militari che economici. Tra il 2022 e il 2024 gli Stati Uniti si aspettano il completamento della stazione spaziale cinese nell’orbita terrestre e una stazione di ricerca robotica sulla luna, anche se in tempi più lunghi. Inoltre, per erodere la leadership americana nel settore militare, Xi Jinping sta investendo ingenti capitali nel cosiddetto PNT, positioning, navigation and timing nel campo satellitare, fondamentale per lo scambio di informazioni, per il tracciamento e per interferire con i segnali nemici, tra cui ci sono le armi antisatellite di grande portata.
Di particolare rilievo sono anche le capacità cibernetiche di Pechino, che come osservato dagli analisti, sono in grado di provocare interruzioni temporanee a svariate infrastrutture critiche all’interno del territorio americano. Le sue abilità nel settore sono anche state più volte utilizzate per furti di proprietà intellettuale, che hanno permesso alla Cina di recuperare velocemente il deficit tecnologico che deteneva nei settori chiave della competizione. Concludendo con l’impegno maggiormente criticato dall’occidente, ovvero i sistemi di sorveglianza e censura sulla propria popolazione, con cui Pechino monitora e reprime il dissenso.
Se le regole del gioco sono state scritte in un’epoca in cui la Cina non era nemmeno uno stato riconosciuto dalla comunità internazionale, ovvero nel secondo dopoguerra, appare chiaro come la sua volontà sia quella di imporre in qualsiasi modo una visione alternativa all’approccio liberal-democratico statunitense. Fino a dove si spingerà la competizione non ci è dato sapere, ma la partita è ancora tutta da giocare.
“Intelligence Corps Officers” by Israel Defense Forces is licensed under CC BY-NC 2.0
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