Un incendio al sito nucleare di Natanz in Iran, avvenuto giovedì 2 luglio, ha causato un danno significativo che potrebbe rallentare il programma atomico del Paese. Lo ha dichiarato domenica scorsa il portavoce dell’organizzazione iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi. Natanz è il maggiore centro del programma nucleare iraniano che, secondo Teheran, avrebbe solo scopi civili.
Kamalvandi ha affermato che L’esplosione potrebbe rallentare il processo di sviluppo delle centrifughe utilizzate nel processo di arricchimento dell’uranio. In un primo momento, lo stesso Kamalvandi aveva minimizzato definendo l’accaduto un “incidente” verificatosi presso un capannone industriale in costruzione. Venerdì le autorità iraniane hanno affermato che le cause dell’incendio sono state identificate, ma che sarebbero state rese note solo più avanti, riferisce Reuters. Alcune fonti ufficiali iraniane hanno sostenuto l’ipotesi che dietro esplosione ci sia stato un attacco cyber dall’esterno. Un’altra fonte non ha parlato apertamente di sabotaggio ma ma ha minacciato rappresaglie da parte di Teheran contro qualsiasi Paese responsabile dell’accaduto. Giovedì 2 luglio l’agenzia di Stato iraniana IRNA aveva accennato al sabotaggio da parte di Israele e Stati Uniti, senza tuttavia muovere alcuna accusa diretta. Tre fonti ufficiali iraniane, rimaste anonime, hanno parlato a Reuters. Tali fonti hanno confermato l’idea dell’attacco cyber da parte di Israele ma non hanno fornito alcuna evidenza a riprova delle proprie affermazioni. Il Ministero della Difesa di Israele ha risposto in modo abbastanza evasivo, sostenendo che «non necessariamente» Israele si cela dietro ogni avvenimento misterioso che ha luogo in Iran.
Il New York Times, citando fonti dell’intelligence mediorientale a conoscenza dei fatti, ha scritto che l’incendio sarebbe stato causato dagli israeliani che avrebbero fatto ricorso a una bomba molto potente. Una seconda fonte iraniana sentita dal giornale avrebbe confermato l’impiego di un esplosivo nell’incendio all’impianto di Natanz. I sospetti si concentrano su Israele e Stati Uniti, che già altre volte in passato hanno sabotato il programma nucleare iraniano attraverso attacchi informatici, per impedire che Teheran sviluppasse l’arma nucleare.
L’episodio del 2 luglio non è l’unico. Negli ultimi mesi ci sono state decine di episodi simili, compresi incendi, a siti industriali iraniani, che sono stati attribuiti a Israele. La scorsa notte c’è stata un’altra esplosione, che ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre tre, a Baqershahr, a sud di Teheran.
Così Guido Olimpio sul Corriere della Sera:
Il 26 giugno c’è un’esplosione nella zona di Parchin (dicono le autorità), in realtà ha riguardato una fabbrica per missili. Si parla di un serbatoio del gas andato a fuoco mentre dall’estero sono rimbalzati scenari che puntano su un atto cyber. Il 30 deflagrazione in un ospedale della capitale, molte le vittime. Il 4 luglio altro episodio nel centro petrolchimico di Karoun, regione di Awhaz, area dove sono attivi separatisti arabi già protagonisti di attacchi.
PHOTO: This satellite image from Planet Labs Inc. shows the substantial damage done by an explosion and a fire at an advanced centrifuge assembly plant at Iran’s Natanz nuclear site (CNN).
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