Venerdì 19 luglio i Pasdaran iraniani hanno rivendicato la cattura di una petroliera britannica nello Stretto di Hormuz. Una seconda petroliera, battente bandiera liberiana ma gestita da una società britannica, è stata fermata e poi liberata. Secondo la CNN, anche la seconda nave sarebbe finita nelle mani dei Guardiani, che in seguito le avrebebro consentito di riprendere il viaggio verso l’Arabia Saudita. I Pasdaran hanno poi negato di aver bloccato la seconda petroliera. La nave britannica bloccata è la Stena Impero, di proprietà di un armatore britannico e con a bordo 23 persone, in maggioranza indiani e russi. La Stena è stata accerchiata da alcune imbarcazioni delle Guardie Rivoluzionarie e da un elicottero, ha riferito il Ministro degli Esteri di Londra Jeremy Hunt, ed è stata accusata di aver spento il localizzatore GPS e di aver violato le norme marittime. Secondo la versione ufficiale iraniana, la nave avrebbe attraversato le acque dello Stretto dalla parte sbagliata e avrebbe ignorato gli avvertimenti. Il sequestro della Stena è avvenuto a distanza di poco tempo da un altro sequestro, quello di una petroliera iraniana a Gibilterra. La nave era stata fermata con l’accusa di trasportare illegalmente petrolio verso la Siria, risulta ancora bloccata e il suo sequestro è stato rinnovato da poco.
La coincidenza tra i due avvenimenti non lascia spazio a interpretazioni diverse da quella di una risposta dell’Iran al Regno Unito, che si è inserito nel braccio di ferro in corso nel Golfo tra gli Stati Uniti e Iran per il controllo delle rotte marittime e del commercio del petrolio. Tensioni che negli ultimi mesi hanno toccato livelli altissimi, tanto da arrivare a sfiorare un attacco americano, attacco che Trump a fermato all’ultimo momento. Alcuni giorni fa gli Usa avevano dichiarato di aver abbattuto di un drone iraniano che volava sullo stretto di Hormuz, notizia però smentita dall’Iran. La tensione arrivata alle stelle tra Stati Uniti e Iran è una conseguenza della decisione del presidente Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul nucleare e dalle sanzioni economiche degli Stati Uniti contro l’Iran.
Il governo britannico ha definito il sequestro della petroliera un atto “inaccettabile”. Londra negli ultimi giorni aveva deciso di dispiegare una terza unità a protezione delle proprie navi nel Golfo. Donald Trump ieri ha avuto un confronto con il presidente francese Macron in merito al nucleare iraniano e dal colloquio sarebbe emersa la volontà di avviare presto delle consultazioni. Il Pentagono ha previsto lo schieramento di altri 500 soldati in Arabia Saudita, decisione conforme alla linea che sta portando da tempo a rafforzare la presenza Usa nella regione. Nelle ultime settimane gli Usa hanno incrementato il numero di unità nell’area. Nella regione sono presenti forze aeronavali che comprendono anche una portaerei, caccia F22 e bombardieri B 52. Washington ha esortato l’Iran a «non fare gesti stupidi» se non vuole pagare il prezzo mai pagato da altri e causare «una grave escalation». L’intenzione di Teheran sarebbe invece causare una pressione diplomatica sui partner americani per riaprire i negoziati.
Lo Stretto di Hormuz è una delle arterie più importanti del mondo. Un imbuto largo appena 20 miglia nautiche da cui passa quasi il 90% del petrolio esportato dai Paesi del Golfo Persico e circa il 20% delle riserve mondiali, da questo dipende la sua rilevanza. Lo Stretto era un collegamento fondamentale ancora prima della scoperta del petrolio perché connetteva la maggior parte delle persone che vivevano in prossimità delle coste dell’Asia e dell’Africa orientale. Nonostante le ultime tensioni, l’Iran sa molto bene che la guerra non sarebbe un bene per il Paese. Ecco perché Teheran spesso ha negato di aver intrapreso azioni contro le imbarcazioni occidentali nello Stretto. Secondo Foreign Affairs, il fatto che Trump abbia fermato un attacco imminente contro l’Iran non è abbastanza per evitare il peggio. La sicurezza nello Stretto di Hormuz andrebbe difesa meglio e in maniera più salda.
Redazione
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