Qualche giorno prima della caduta di Raqqa, la capitale siriana dello Stato Islamico riconquista dalle milizie arabo-curde delle SDF (Syrian Democratic Forces), le agenzie di stampa hanno battuto la notizia della morte di Sally Jones, conosciuta anche con il nome di battaglia di Umm Hussain al-Britani, e definita la “vedova bianca” dell’ISIS. Quarantasette anni, era la moglie di Junaid Hussain, giovane hacker britannico di ventuno anni con cui si era sposata nel 2013. Affiliatosi a ISIS, Hussain aveva ricevuto dal Califfato l’incarico di reclutare informatici per la causa jihadista. Partito per la Siria alla fine del 2013, è morto nel settembre del 2015, eliminato da un drone americano.
Prima di conoscere suo marito e di convertirsi all’Islam, la vita di Sally Jones era simile per molti aspetti a quella di tante altre donne inglesi senza un lavoro fisso. Suonava in un piccolo gruppo punk rock, era appassionata di teorie della cospirazione, di magia nera e stregoneria, era sempre in cerca di occupazioni saltuarie per mantenersi e, quando non ne trovava, si recava agli uffici dell’assistenza sociale per chiedere il sussidio.
Prima della conversione alla causa jihadista la vita di Sally Jones era simile a quella di tante altre donne inglesi: senza un lavoro fisso, suonava in un piccolo gruppo punk rock, spesso si recava agli uffici dell’assistenza sociale per fare richiesta di sussidio
Conosciuto Junaid Hussain, Sally ha deciso di seguirlo in Siria portando con sé due dei suoi tre figli. Il maggiore, che ha diciotto anni, vive tuttora in Inghilterra. Mentre i due più piccoli, rispettivamente di dieci e un anno, hanno raggiunto le terre del Califfato insieme alla madre. Appena arrivati in Siria, Sally ha fatto convertire all’Islam il più grande dei due, Joel Dixon, il quale ha preso il nome di Hamza Hussain al-Britani divenendo così un “leoncino del Califfato”. In alcuni video di propaganda dell’ISIS, il giovane è stato più volte ripreso mentre uccideva con un colpo alla nuca degli ostaggi.
Dopo l’uccisione del marito, Sally ha iniziato una campagna incessante contro “i grandi nemici di Allah” sul web e in particolare su Twitter. Con la sua attività di proselitismo ha convinto almeno 50 giovani ragazze inglesi a lasciare le loro vite per partire per la Siria. La notizia ufficiale della sua uccisione è degli ultimi giorni. È stata eliminata insieme al figlio più giovane da un drone americano mentre tentava di fuggire da Raqqa.
La donna degli Al Shabaab
Resta invece ancora avvolto nel mistero il destino di un’altra “vedova bianca”. Si tratta di Samantha Louise Lewthwaite (alias Sherafiyah Lewthwaite), considerata una delle terroriste più pericolose al mondo, vedova di Germaine Maurice Lindsay (alias Abdullah Shaheed Jamal), uno dei quattro terroristi che si fecero saltare in aria il 7 luglio del 2005 nella metropolitana di Londra.
Samantha Louise Lewthwaite, alias Sherafiyah Lewthwaite, è considerata una delle terroriste più pericolose al mondo. È la vedova di Germaine Maurice Lindsay, uno degli attentatori della metropolitana di Londra del 2005
Passata indenne dalle inchieste che seguirono gli attacchi di dodici anni fa nella capitale inglese, Samantha è fuggita dall’Inghilterra lasciando dietro di sé una montagna di debiti. Pare che in questi anni abbia vissuto in diversi Paesi tra cui il Sudafrica, dove ha utilizzato un passaporto falso con su scritto il nome di Natalie Webb. È ritenuta coinvolta in attacchi terroristici effettuati dai qaedisti somali di Al Shabaab tra la Somalia e il Kenya che hanno causato la morte di almeno 400 persone. Pare fosse in prima linea nel commando autore della strage al centro commerciale Westgate di Nairobi del 21 settembre 2013, bilancio 67 morti e 175 feriti.
Dalle relazioni avute con diversi guerriglieri africani avrebbe avuto almeno quattro figli. L’ultimo da Abdi Wahid, ex ufficiale della Marina militare del Kenya passato agli ordini di Al Shabaab. Con lui è stata vista l’ultima volta nel giugno 2016 mentre saliva su una nave. Da allora di lei non si hanno avute più sue tracce.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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