Dopo la visita di oggi a Tripoli del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, lunedì 31 maggio sarà il nuovo primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid Dabaiba, a volare a Roma per firmare due accordi sulla transizione energetica e sulla tutela dei beni archeologici. A dare la notizia in esclusiva è stata Agenzia Nova. L’incontro servirà anche per ridefinire i rapporti tra il nuovo esecutivo di Tripoli e il governo italiano.
Del ruolo dell’Italia in Libia e nel Mediterraneo, della questione migratoria, di post primavere arabe, Turchia e pericolo jihadista parla il libro Naufragio Mediterraneo di Michela Mercuri e Paolo Quercia, in uscita per Paesi Edizioni il 10 giugno. Un volume impreziosito dal contributo di due ambasciatori: Umberto Vattani, che ha firmato la prefazione, e Stefano Benazzo, autore di una suggestiva gallery fotografica che ritrae una serie di relitti nel Mediterraneo pubblicata all’interno del libro.
L’Europa e l’Italia hanno perso la loro centralità nel Mediterraneo. Un naufragio geopolitico che è il risultato di una serie di dinamiche che il Vecchio continente non è stato in grado né di comprendere né, tantomeno, di dominare: dalle distorsioni della lotta al terrorismo dopo l’11 settembre ai conflitti in Iraq e Libano, dalle primavere arabe ai conflitti in Siria e Libia, fino all’implosione dell’Africa Sub-sahariana e alla pressione migratoria incontrollata.
Abbandonato a se stesso il Mediterraneo è divenuto un mare globale attraversato da guerre per procura, in cui le crisi locali sono solo la spia di un processo di redistribuzione del potere. Lo raccontano e spiegano nel saggio Naufragio Mediterraneo. Come e perché abbiamo perso il Mare Nostrum Michela Mercuri, docente di Geopolitica del Medio Oriente all’Università Niccolò Cusano, e Paolo Quercia, docente di Studi Strategici all’Università di Perugia.
Gli autori ripercorrono gli avvenimenti che hanno portato alla delicata situazione attuale nel Mediterraneo: dallo scoppio delle primavere arabe in Medio Oriente e Nord Africa e dalla caduta di Gheddafi in Libia, alla centralità sempre più marcata dell’Egitto di Al-Sisi e della Turchia di Erdogan, ai flussi migratori e ai traffici di esseri umani che attraversano il Mare Nostrum. Il collasso di confini e Stati in Africa e in Medio Oriente, come era prevedibile, si è riversato con forza crescente sulla tenuta del continente europeo. Un effetto domino che ha finito per isolare l’Italia. Galleggiare in queste acque non è più sufficiente. Per non restare ai margini serve una vera politica nel Mediterraneo e in Africa. Perché solo un’Italia che conta nel Mediterraneo potrà contare in Europa.
Redazione
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