Dopo esserci concentrati, nel primo capitolo, sulla storia delle relazioni tra Italia e Russia, in questa seconda parte dell’analisi cerchiamo di capire l’attuale stato dei rapporti politici ed economici tra i due Paesi e di comprendere la loro futura evoluzione. Quanto peserà la situazione politica italiana?
L’Italia e la Russia, tra sanzioni e dialogo
A partire dal 2014, anno dello scoppio della crisi ucraina, l’Italia, pur allineandosi alla politica delle sanzioni decisa in ambito euroatlantico, ha sempre cercato di mantenere aperto uno spiraglio di dialogo con Mosca, anche nei momenti di maggior tensione tra Russia e Occidente. In sede europea, Roma ha provato ad avviare un dibattito sull’utilità delle misure economiche contro il Paese euroasiatico e si è sempre opposta ad ampliamenti delle stesse, come nell’autunno del 2016, quando il Governo Renzi svolse un ruolo importante nello sventare il tentativo di imporre sanzioni contro la Russia per il ruolo di Mosca nel conflitto siriano. Questa linea, oltre che a considerazioni politiche, è dovuta anche a ragioni energetiche ed economiche.
Il ruolo del gas
I rapporti italo-russi sono inevitabilmente condizionati dal dossier energetico. La Russia è infatti uno dei principali fornitori di gas naturale dell’Italia. Circa la metà del nostro fabbisogno annuale di gas naturale (fonte con la quale copriamo il 35% dei consumi energetici e il 40% della produzione di energia elettrica) proviene dal Paese euroasiatico. L’Italia è meno dipendente dal gas russo di molti Paesi dell’Europa orientale, ma rimane vulnerabile a interruzioni o riduzioni del flusso di “oro azzurro”, come evidenziato dalle crisi del 2006 e del 2009, ma anche dall’incidente di Baumgarten del dicembre scorso. La dipendenza italiana è mal vista a Washington e a Bruxelles, così come aveva suscitato sospetti in ambito euroatlantico l’ormai defunto progetto South Stream, volto ad aggirare l’Ucraina e ad assicurare rifornimenti costanti e sicuri al mercato energetico italiano, naufragato sulla scia della crisi scoppiata tra Russia e Occidente nel 2014.
I rapporti economici
Uno dei capitoli più importanti delle relazioni italo-russe è poi quello riguardante i rapporti economici. Il 2017 ha visto una ripresa dell’export italiano in Russia, che ha raggiunto 8 miliardi di euro. Certo, il picco di 10,7 miliardi raggiunto nel 2013 rimane ancora distante, ma il trend è positivo. A oggi sono oltre 500 le aziende italiane presenti in Russia. La ripresa del PIL russo, che nel 2017 è cresciuto dell’1,7%, ha indubbiamente aiutato, dopo che nel triennio 2014-2016 il Paese euroasiatico aveva sofferto una pesante recessione a causa delle sanzioni, ma anche del basso prezzo del petrolio e del crollo del rublo. È poi interessante notare come Mosca, proprio in risposta alle sanzioni, si stia orientando sempre più verso un modello di “Made with” piuttosto che di “Made in”. Il Governo russo, soprattutto attraverso la legge 488/2014, ha infatti stabilito che le imprese straniere devono utilizzare anche personale qualificato locale e che, in caso di differenze minime in termini di prezzo e qualità, la pubblica amministrazione debba dare la precedenza a un prodotto russo rispetto a uno straniero. L’obiettivo è rendere la Russia autosufficiente anche dal punto di vista tecnologico, diminuendo la vulnerabilità alle sanzioni economiche occidentali.
I rapporti politici
I rapporti tra Italia e Russia dalla fine della Guerra fredda (se non anche prima) sono sempre stati cordiali. Tuttavia, almeno a partire dal secondo dopoguerra, sembra emergere una costante. Infatti, per quanto amichevoli e importanti siano le relazioni tra Roma e Mosca, il Governo italiano, in caso di necessità, tende a sacrificarle, sebbene a malincuore, sull’altare della propria appartenenza all’Occidente. E non tanto per vassallaggio, ma perché il legame tra il nostro Paese e i suoi tradizionali alleati è semplicemente troppo importante per metterlo a repentaglio. Non siamo più ai tempi di De Gasperi e del disperato bisogno di rimanere sotto l’ombrello dell’Occidente per ricostruire il Paese, ma i dati ci dicono che i legami, anche economici, con la Russia impallidiscono di fronte ai rapporti che intratteniamo con gli altri Paesi dell’UE (Germania in testa) e con gli USA. Questa realtà non sarà modificata più di tanto nemmeno dalle recenti elezioni italiane, che pure a prima vista sembrano una vittoria per Mosca. Lega e Movimento 5 Stelle, che almeno in passato non avevano nascosto la loro vicinanza alle posizioni russe in politica estera e la loro veemente critica alle politiche di Washington e Bruxelles nei confronti di Mosca, hanno infatti ottenuto un risultato notevole e sono alla fine riusciti a formare insieme un governo.
Tuttavia, ritenere che l’Italia cambierà posizionamento internazionale in seguito ai risultati elettorali è molto probabilmente un errore (che, a onor del vero, la Russia e gli analisti russi non hanno commesso), frutto di una valutazione che non tiene in debito conto le realtà e i vincoli dell’attuale scenario internazionale. Il caso Skripal e la relativamente recente bagarre politica sull’espulsione di due funzionari dell’ambasciata russa di Roma (vedi il Chicco in più) non fa che confermare come l’allineamento dell’Italia alla linea euroatlantica e alle Istituzioni occidentali non sia veramente in discussione, a prescindere dalla composizione del Governo. Casomai, il dibattito politico si incentra sulle modalità e sui toni della posizione italiana.
Conclusioni
Il vero rischio per le forze politiche uscite vincitrici dal voto del 4 marzo è sottovalutare l’inconciliabilità tra un eventuale reset solitario italiano con Mosca e la fedeltà alle alleanze tradizionali, sopravvalutando le capacità italiane di mediare tra Russia e Occidente, magari esagerando l’incidenza delle sanzioni sulla nostra economia e sulle stesse relazioni economiche con Mosca. Un errore di questo tipo potrebbe paradossalmente finire per isolare l’Italia e danneggiare gli interessi di Roma, come accaduto anche in passato. Insomma, parafrasando Von Bülow, con la Russia ci è concesso (e ci è anche utile, se non addirittura indispensabile) qualche giro di valzer, ma, per lo stesso interesse nazionale italiano, è meglio assicurarsi che l’Italia finisca il ballo a fianco dei suoi tradizionali alleati.
Un chicco in più
Nel marzo di quest’anno, il presunto avvelenamento da parte russa di una ex spia di Mosca residente nel Regno Unito ha innescato una escalation diplomatica con Londra e i suoi alleati (compresa l’Italia), peggiorando ulteriormente i rapporti, già tesi, tra la Russia e l’Occidente. Il Governo di Roma, in regime di prorogatio, si è trovato costretto a prendere una decisione, espellendo due diplomatici russi e innescando una polemica politica. Non si può però evitare di sospettare che le forze politiche italiane siano state piuttosto liete di lasciare una questione così delicata e controversa nelle mani del governo Gentiloni, evitando, proprio pochi giorni dopo il voto, di doversi assumere responsabilità gravose e di rischiare di scontentare, alternativamente, gli alleati NATO o la Russia.
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