Joe Biden ha conquistato la Pennsylvania e dunque è matematicamente il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti d’America. Ma chi è il 46esimo presidente democratico?
Joe Biden ha dovuto rialzarsi molte volte e ritrovare la voglia di andare avanti e, in qualche modo, la sua rimonta su Trump nelle elezioni a presidente degli Stati Uniti d’America sembra il perfetto riassunto di un’intera esistenza. Ma sono stati proprio gli errori politici e le profonde cicatrici personali a plasmarne il carattere e a condizionarne la condotta, sia come uomo di Stato sia come cittadino americano. La vita di Joe Biden non è solo una serie di alti e bassi, come potrebbe esserlo quella di una persona comune, è un alternarsi continuo di grandi successi e immani tragedie.
Joe Biden rappresenta l’esatto contrario di Donald Trump: quanto il primo è vulnerabile, tanto il secondo è tronfio. Come racconta questa recensione della biografia di Biden scritta da una famosa penna del New Yorker, Evan Osnos, è stato un episodio particolare della sua vita a fargli capire chiaramente che c’era qualcosa che le persone volevano da lui, anche come uomo politico: farli sentire a proprio agio con la sofferenza, con l’essere, appunto, vulnerabili. Questo avvenimento è stata la morte del primo figlio, Beau, un veterano della guerra in Iraq scomparso nel 2015 per un tumore al cervello. Ma per comprenderlo a pieno Biden ci avrebbe messo del tempo.
Biden è nato povero e per molto tempo non è stato ricco. Ha vissuto l’infanzia a Scranton, in Pennsylvania, dove si era stabilito il padre per lavorare come venditore di auto, dopo una serie di insuccessi economici. Con i tre fratelli e lo zio condivideva un’unica stanza da letto. Un problema l’ha condizionato sin da bambino: la balbuzie. Biden da piccolo ha molto sofferto per questo motivo. Per evitare l’imbarazzo di fermarsi nella lettura in classe davanti ai compagni, imparava a memoria intere pagine del libro. Ora riesce a controllare questo difetto, ma ogni tanto si inceppa. Il punto è che ha lavorato molto per correggersi.
Quando conobbe la madre della prima moglie, Neilia, la futura suocera chiese a un giovanissimo Joe come pensava di guadagnarsi da vivere. Lui rispose che sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti.
Neilia, purtroppo, non ha potuto assistere al coronamento di questo sogno, al realizzarsi di questa vecchia promessa, che Biden ha mantenuto. La prima moglie morì in un tremendo incidente stradale nel 1972 insieme alla figlia Naomi, che aveva appena 13 mesi. La station wagon della famiglia Biden, che sul portapacchi trasportava un albero di Natale, venne presa in pieno da un camion che trasportava pannocchie e che non aveva rispettato lo stop. I due figli maschi furono ricoverati in ospedale perché gravemente feriti. Poche settimane prima, Biden, che all’epoca aveva solo 29 anni, era stato eletto al Senato battendo un vecchio senatore repubblicano molto stimato. Divenne così il più giovane senatore eletto nella storia americana. In un attimo, però, si era ritrovato senza moglie e figlia, considerò il suicidio e pensò molto seriamente di non accettare l’incarico di senatore per stare accanto ai ragazzi, orfani della mamma. Fu un momento buio, dal quale ne uscì grazie al sostegno di parenti e amici che gli dissero: «Se molli adesso, crollerai definitivamente». Dopo essere stato esortato addirittura da Nixon, Biden giurò per il Senato dalla camera di ospedale del figlio Beau. Decise di restare a Wilmington, Delaware, e di fare da pendolare tutti i giorni per lavorare a Washington e tornare comunque a casa ogni sera dai figli. Biden per 30 anni ha preso un treno che in 75 minuti lo portava nella capitale, maturando con gli altri passeggeri un rapporto così profondo da arrivare a considerarli una famiglia. E infatti ha sempre organizzato a casa sua barbecue per i i compagni di viaggio e i dipendenti dell’azienda di trasporti. Si è risposato nel 1977 con Jill Tracy Jacobs, un’insegnante di inglese, a seguito di un appuntamento al buio organizzato dal fratello di lui.
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Considerato un politico progressista, soprattutto nel campo dei diritti civili, con un passato da avvocato, ha maturato un’esperienza decennale in Senato, dove grazie al suo prestigio, ha sempre preso parte alle questioni più rilevanti. Ha carisma, riesce a essere molto empatico, ma è noto anche per essere una macchina sforna gaffe.
Nel 1991, Biden, come la maggioranza dei democratici al Senato, votò contro l’intervento di una forza multinazionale per porre fine all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Nel 1993, quando era in missione diplomatica nei Balcani, avrebbe detto in faccia a Slobodan Milosevic che era un «maledetto criminale di guerra». Ma, secondo alcuni dei presenti, fu in realtà più diplomatico. Biden è stato criticato per due motivi in particolare: aver appoggiato la legge contro il crimine violento del 1994, che ha portato ad arresti di massa tra neri americani giudicati ingiusti; e per aver sostenuto l’intervento in Iraq nel 2002. Era presente alla Casa Bianca quando l’allora Presidente George W. Bush firmava la risoluzione che autorizzava l’intervento in Iraq. A distanza di tempo, Biden ha detto che quello fu «un errore».
Ci ha provato tre volte a diventare capo della Casa Bianca, nel 1988 e nel 2007, e ora a 77 è più anziano presidente mai eletto nella storia USA. Nel 2016 fu Obama a farlo desistere, spiegandogli che Hillary Clinton era la scelta migliore. Il figlio Beau si fece promettere dal padre che si sarebbe candidato ancora alla presidenza.
Noto anche per essere prolisso e per tenere, a volte, discorsi sconclusionati, tanto che, come ricorda Politico insieme ad altri avvenimenti segnanti della sua biografia, una volta Barack Obama scrisse a un suo collaboratore su un foglietto: «Sparami. Adesso.», mentre Biden indugiava in un’audizione al Senato.
Tutti sanno della grande amicizia tra Obama e l’allora suo vice e della profonda stima reciproca. Nel 2017 il presidente Obama assegnò a Biden la massima onorificenza civile negli Stati Uniti, la Medaglia presidenziale della libertà.
Prima, nel 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca, Biden diventò emissario di alto livello di Washington nell’Europa orientale, in particolare per l’Ucraina, allora minacciata dal timore di un’aggressione russa. Un periodo finito sotto la lente di ingrandimento dei repubblicani durante l’infuocata campagna elettorale per le presidenziali del 2020. Il presidente Donald Trump ha più volte accusato Biden di comportamenti illegali con l’Ucraina e la Cina, quando, come numero due nella Casa Bianca di Obama, si occupava proprio delle relazioni con Kiev. Il discusso ruolo di Hunter Biden all’interno del consiglio di amministrazione della società Burisma, la maggiore compagnia ucraina di gas naturale, incarico assunto nel 2014 quando il padre Joe era Vicepresidente e responsabile delle relazioni con Kiev, come le accuse di corruzione rivolte alla famiglia Biden, sono stati gli argomenti con cui Trump e i repubblicani hanno tentato di compromettere la corsa alla presidenza Joe Biden.
Tutto nasce da un articolo del tabloid New York Post in cui si insinua che in una mail dell’aprile del 2015 un consulente della compagnia Burisma, Vadym Pozharskyi, abbia ringraziato Hunter Biden per averlo invitato a incontrare suo padre. Il New York Post non ha mai confermato che tale incontro abbia avuto luogo. I responsabili della campagna elettorale di Joe Biden hanno poi ammesso a Politico che un incontro informale e molto sbrigativo potrebbe esserci stato, anche se non compare in nessuna registrazione ufficiale. Tuttavia, non sono emerse prove che confermerebbero illegalità né parte di Joe Biden né da parte di Hunter Biden e nessuna conferma che il figlio “scapestrato” abbia cercato di sfruttare il nome e l’immagine del padre per il proprio tornaconto. Joe Biden ha affermato di non aver mai parlato con il figlio dei suoi affari con L’Ucraina. Poi, in un’intervista per il New Yorker, Hunter Biden ha detto che una volta sola il padre ha affrontato direttamente la questione con lui e gli ha detto: «Spero che tu sappia cosa stai facendo».
Durante un dibattito presidenziale Trump ha anche accusato Hunter Biden di aver guadagnato «miliardi di dollari» da un affare con una banca cinese legata al Governo di Pechino, un’accusa mossa anche da alcuni repubblicani. L’avvocato di Hunter Biden, George Mesires, ha spiegato che il suo assistito non aveva ricavato alcun guadagno da quell’investimento. Email, fotografie, messaggi e altri documenti sono stati forniti da Tony Bobulinski, ex socio d’affari dei fratelli Biden, e proverebbero che Hunter e James sarebbero stati coinvolti nella proposta di una joint venture con un partner cinese, la compagnia CEFC China Energy. Ma tutto questo sarebbe avvenuto nel 2017 quando Joe Biden non era più in carica come vice di Obama e, in ogni modo, l’affare non andò mai in porto.
C’è, infine, una storia molto emozionante che Joe Biden ha raccontato durante un comizio elettorale, che riprende la Cnn. Biden ha detto di aver visto una grande aquila volare bassa sul pelo dell’acqua del lago vicino casa sua in Delaware subito dopo la morte del figlio Beau. Era in Iowa e stava tenendo un comizio davanti alla folla quando ha ricordato questa storia, perché in quel momento si stava avvicinando uno stormo di aquile. L’aquila anni prima aveva volato per un bel po’ intorno al lago vicino casa e poi era andata via. Da allora, Biden non ne aveva mai più vista una. Proprio mentre parlava, un’aquila si è posata sulla superfice dell’acqua del lago vicino al prato dove era riunita la folla ad ascoltarlo. Biden allora ha detto, commosso: «Sarà forse il mio Beau».
Former vice-president and Democratic presidential hopeful Joe Biden makes a statement on Ukraine corruption during a press conference at the Hotel Du Pont on September 24, 2019 in Wilmington, Delaware. (Photo by Olivier Douliery / AFP)
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Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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