Il Partito Conservatore di Boris Johnson ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni di giovedì 12 dicembre per il rinnovo del Parlamento nel Regno Unito. Johnson continuerà a mantenere la carica di primo ministro e, grazie a questo risultato elettorale che gli consente di contare su una maggioranza assoluta, i Conservatori potranno governare da soli, senza l’appoggio di altri partiti. Una delle conseguenze principali della grande vittoria di Johnson sarà l’approvazione da parte del Parlamento britannico entro Natale del piano per Brexit raggiunto con Bruxelles ad ottobre. Il premier ha promesso di andare fino in fondo con Brexit e di portare il Regno Unito fuori dall’UE entro il 31 gennaio 2020.
Il Partito Conservatore ha strappato molti voti ai Laburisti, conquistando i territori legati alla sinistra nel nordest e nel centro dell’Inghilterra e conseguendo il risultato elettorale migliore degli ultimi decenni, il più ampio dalla vittoria di Margaret Thatcher del 1987. Per Jeremy Corbyn, è stata una notte disastrosa e diffcile da dimenticare. Corbyn ha detto che non guiderà il partito Laburista alle prossime elezioni e non è ancora chiaro se si dimetterà oppure no. Per il momento, il leader Labour ha detto che il partito ha bisogno di «un periodo di rifleessione» durante il quale Corbyn resterà al suo posto per gestire questo momento molto complicato.
In base al sistema elettorale che vige nel Regno Unito, in ogni collegio viene eletto il candidato con più voti. I Tories hanno ottenuto 364 seggi su un totale di 650 del Parlamento britannico, 66 in più rispetto alle ultime elezioni. Il Partito Laburista invece si è fermato a 203 seggi, 42 in meno rispetto a prima. Lo Scottish National Party (SNP) ha raggiunto la quota di 48 seggi, un bottino niente male se si considera il guadagno di 13 seggi. Questo risultato aumenta le possibilità di un referendum per l’indipendenza della Scozia. Ai Liberal Democratici è andata invece malissimo, il partito non dovrebbe avere più di 11 seggi. La leader Jo Swinson ha perso il suo seggio di Dunbartonshire East, che è adato allo Scottish National Party.
Al di là della vittoria dei Conservatori, Brexit è sì più a portata di mano ma comunque non conclusa. Johnson dovrà infatti negoziare un nuovo accordo commerciale e definire i termini che determineranno il futuro delle relazioni tra Londra e l’Unione Europea nell’ambito della cooperazione giuridica e nel campo della sicurezza. Secondo molti esperti, questo processo durerà alcuni anni e il tempo non basterà, ma il premier ha promessso di portarlo a compimento durante gli 11 mesi di periodo di transizione programmati fino a dicembre 2020. In questo periodo di transizione le relazioni tra Londra e Bruxelles resteranno di fatto inalterate. I leader dell’Ue hanno espresso cautela riguardo il risultato elettorale e sperano in una Brexit morbida, la volontà di Bruxelles è che il governo di Londra continui ad aderire agli standard sociali, ambientali e lavorativi che valgono nel mercato unico europeo.
I motivi che avrebbero determinato la vittoria di Boris Johnson e la sconfitta storica dei laburisti andrebbero rintracciati in primis nel calo di popolarità di cui soffre Corbyn, ora sotto pressione da parte di chi chiede le sue dimissioni. In secondo luogo, il partito Laburista non avrebbe mostrato una posizione abbastanza chiara e un approccio definito verso l’Unione Europea. Al contrario, la semplicità del messaggio di Johnson “get Brexit done”, ripetuto più e più volte, sarebbe stata la strategia giusta e determinate. Il dibattito su Brexit, ha affermato la leadership del Labour, avrebbe messo in ombra l’agenda domestica del Partito Laburista, un’agenda di tipo radicale. In campagna elettorale si è discusso molto di spesa pubblica, anche i Conservatori hanno promesso di spendere di un po’ più nel settore della sanità pubblica, un cambiamento rispetto alle politche di austerity degli scorsi decenni. Ma, comunque, un manifesto credibile e soprattutto un passo concreto per superare le politiche impopolari di May del 2017. Inoltre, alcuni esponenti del partito Laburista hanno detto che è stato un errore non tener conto del voto dei britannici che al referendum su Brexit avevano votato per lasciare l’Unione Europea. Ignorare la democrazia non sarebbe stata una scelta sensata e una buona ricetta per vincere le elezioni. Il Partito Laburista, inoltre, avrebbe dato per scontato l’appoggio della propria base elettorale, la working-class britannica.
Clarice Contini
Giornalista, laurea magistrale in Relazioni Internazionali, fiorentina, classe 1986.
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