In Kazakistan le elezioni parlamentari di domenica hanno confermato il predominio di Nur Otan, il partito dell’ex Presidente Nursultan Nazarbayev.
Secondo i risultati ufficiali Nur Otan ha infatti ottenuto il 71% dei voti, lasciando solo le briciole ad Aq Zhal (10%) e al Partito Comunista (9%). Le altre forze d’opposizione restano quindi fuori dal Parlamento, a cominciare dal Partito Democratico di Zhambolat Mamay, che ha boicottato la tornata elettorale.
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Inutile dire che ci sono molti dubbi sulla regolarità del voto, alimentati sia dalle restrizioni imposte dal Governo all’uso di Internet che dal rifiuto di consentire la presenza di osservatori indipendenti ai seggi. In tal senso l’OSCE ha parlato apertamente di elezioni “non competitive”, sottolineando l’assenza di “alternative politiche genuine” al partito di Nazarbayev e dell’attuale Presidente Tokayev.
Ma per ora la cosa non sembra aver dato vita a grandi proteste pubbliche, forse anche a seguito dei massicci arresti effettuati della polizia prima del voto. Alcune manifestazioni si sono tenute ad Almaty e Nur Sultan, ma sono state rapidamente disperse dalle forze di sicurezza. Stanchezza e apatia sembrano essere i principali stati d’animo della popolazione kazaka, alle prese con i severi danni economici della pandemia e disposta a dare ancora una chance all’attuale elite politica per attirare grossi investimenti esteri nel Paese.
Di Simone Pelizza. Pubblicato su Il Caffè Geopolitico
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Simone Pelizza
Ricercatore, piemontese doc, laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano, poi gli studi in Gran Bretagna. Asia e Russia, le aree di maggiore interesse. Membro della Società Italiana di Storia Militare, autore di brevi contributi su alcuni giornali accademici.
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