Mentre il governo degli Stati Uniti non sa ancora se posticipare o meno le elezioni presidenziali di novembre 2020 a causa dell’emergenza coronavirus, la Corea del Sud dimostra che è possibile farlo senza alcun rischio per la salute pubblica. Per tre giorni, il 10, l’11 e il 15 aprile, i cittadini sudcoreani sono stati chiamati ad esprimere il proprio voto per rinnovare il parlamento. Lo hanno fatto in modo disciplinato e scrupoloso, seguendo le istruzioni che il governo di Seoul aveva pensato per tutelare la salute e la democrazia: metodi creativi per le elezioni ai tempi della Covid-19. Il tasso di affluenza, inoltre, è stato record.
Dopo aver dimostrato di saper gestire con successo la crisi sanitaria riuscendo a contenere i contagi, un risultato difficilmente pensabile due mesi fa quando la Corea del Sud era il paese più colpito dopo la Cina, ora la quarta economia dell’Asia è osservata da tutto il mondo perché è il primo caso di paese che ha scelto di permettere un voto a livello nazionale nonostante il timore della diffussione del virus. Un timore facilmente gestibile viste le misure adottate, come la possibilità di recarsi ai seggi allestiti in parcheggi e ristoranti per garantire il minimo spostamento possibile degli elettori. Non solo, a chi andava a votare sono stati distribuiti guanti in plastica e mascherine sterilizzate. Agli elettori che si sono recati ai seggi è stata misurata la temperatura ed è stato spiegato che era necessario tenere la distanza di sicurezza di 2 metri mentre si era in fila. In questo modo, ai seggi non è stato registrato alcun caso di infezione. Ma l’aspetto forse più sorprendente è che anche i cittadini in quarentena senza sintomi sono andati a votare. Per loro, sono stati disposti banchetti appositi aperti quando gli altri seggi avevano già chiuso. Il voto è stato possibile anche per i pazienti affetti da Covid-19.
Il Partito Democratico del presidente Moon Jae in, attualmente al potere, ha ottenuto la maggioranza assoluta, passando da 120 a 180 seggi dei 300 totali del parlamento monocamerale sudcoreano che si rinnova ogni 4 anni. Il Partito Unito del Futuro, il maggiore partito conservatore, all’opposizione, ne ha ottenuti 103. Per Moon, non era un risultato del tutto prevedibile solo poco tempo fa, viste le critiche che gli erano state mosse durante le prime fasi dell’epidemia in Corea. Ma la condotta del governo ha convinto molti elettori che adesso approvano Moon, nonostante gli scandali di corruzione che avevano investito il suo gabinetto e il rallentamento dell’economia. Senza Covid-19, i temi dominanti delle elezioni parlamentari sarebbero stati la diplomazia ancora senza sbocchi di Moon con la Corea del Nord e la mancanza di posti di lavoro per i giovani. Ma il virus ha dominato il dibattito pubblico e la risposta di Moon alla pandemia ha prevalso su tutto.
Il partito del presidente ha riscontrato un favore pari all’80% dell’elettorato dell’area metropolitana di Seoul, ma è stato sconfitto nella regione di Daegu, epicentro dell’epidemia da coronavirus in Corea del Sud. La regione è una roccaforte dei conservatori, ma non hanno giocato a favore di Moon le polemiche sulla gestione della crisi e in particolare il lockdown localizzato disposto nell’area di Daegu, dove il virus si era diffuso tra i membri di un gruppo religioso cristiano. Il consenso di Moon, “Mr Nice Guy”, è ora salito al 50%.
Pubblicato su Il Mattino
Il presidente Moon al seggio, foto: AP
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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