Un nuovo clamoroso caso di estremismo islamico all’interno delle istituzioni francesi sta scuotendo l’opinione pubblica. L’Esagono alle prese con la delicata situazione creata dalle proteste dei “gilet gialli” che fatica a contenere, si confronta sempre di più con gli islamisti che sono presenti nella polizia, nei vigili del fuoco e tra le guardie carcerarie, senza contare i clamorosi casi di autisti di mezzi pubblici, infermieri, addetti ai bagagli degli aeroporti e di altri dipendenti dello stato francese che mostrano i segni dell’estremismo religioso. L’ultimo caso di estremismo islamico è stato scoperto in due carceri; quello di Lavaur (per detenuti minorenni), e il carcere di Seysses, vicino a Tolosa. In entrambi i soggetti la radicalizzazione è talmente elevata che il caso è trattato dal “Signalements pour la Prévention de la Radicalisation à caractère Terroriste”(FSPRT) che li ha inseriti tra le migliaia di individui denominati “fichés S” ( circa 26.000). Il Ministero degli interni ha comunicato che “I due supervisori sono oggetto di attento monitoraggio da parte dell’anti-terrorismo e della Direzione Nazionale della Polizia giudiziaria in collegamento con la sezione antiterrorismo dell’alta corte di Parigi, che ha la giurisdizione nazionale”. Secondo alcune indiscrezioni i due arrestati non sarebbero i soli ad essersi radicalizzatio nei due istituti di pena infatti, farebbero parte di un circolo di una decina di guardie carcerarie che esprimono ad alta voce le proprie convinzioni religiose, si rifiutano di mangiare determinati cibi o di condividere lo spazio o le posate, con “degli infedeli”. Fatto ancor piu’ grave è che in entrambe le carceri vi sono detenuti per reati di terrorismo con i quali i due hanno certamente interagito, insomma è l’ennesima débâcle per le istituzioni francesi. Gli inquirenti scavando nel passato dei due uominihanno trovato tracce di una vecchia conoscenza della Jihad francese, il siriano Abdel llat al-Dandachi-Corel meglio conosciuto come “L’emir blanc”, fondatore e animatore della Comunità islamica di Artigat dove tante giovani vite sono andate in pezzi.
L’EMIRO BIANCO DI FRANCIA (da Allarme Europa- Il Fondamentalismo Islamico nella nostra società di Stefano Piazza e Osvaldo Migotto)
Abdel llat al-Dandachi-Corel alias “L’emir blanc”, “l’emiro bianco” com’era stato definito, è nato a Homs in Siria nel 1946 ed è arrivato in Francia nel 1973 con lo status di rifugiato politico. Il governo siriano (a suo dire) gli dava la caccia perché membro dei Fratelli Musulmani. Dopo qualche anno sottotraccia, nel 1983 ottiene la cittadinanza francese e cambia nome. Nel 1987 fonda la Comunità islamica di Artigat, un paese di nemmeno 600 abitanti situato nel dipartimento dell’Ariège, nella regione del Midi-Pirenei. Uomo scaltro e di poche parole, con forte capacità di piegare alla propria volontà giovani sbandati, riesce con il suo fare dimesso a evitare le luci della ribalta per lasciarle alle decine di giovani che converte negli anni di permanenza in Francia. Caso emblematico è quello dei fratelli Fabien e Jean-Michel Clain, che da ultras cattolici sono divenuti grazie alla sua influenza dei veri jihadisti. Nel 2012 “L’emir blanc” viene finalmente processato, ma riesce a farsi assolvere per mancanza di prove, mentre i fratelli Clain e altri estremisti vengono condannati a cinque anni di carcere. Dopo aver scontato la condanna, Fabien e Jean-Michel Clain partono per la Siria a combattere e da lì via web iniziano a invitare i giovani francesi al Jihad. Il “duro e puro” Dandachi-Corel viene nuovamente arrestato dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015: nella sua casa fatiscente di Artigat piombano quasi cento poliziotti. Nella perquisizione dell’abitazione vengono trovati libri contenenti preghiere islamiche, articoli sui detenuti a Guantanamo e sulla guerra in Cecenia, nonché materiale su Osama Bin Laden. Unico appiglio per la polizia per procedere all’arresto, un fucile da caccia non denunciato; da qui, la condanna a sei mesi di arresti domiciliari con pena sospesa.”
Per comprendere quanto accade nelle carceri francesi abbiamo chiesto un parere ad Alexandre Del Valle, politologo, saggista e giornalista francese di origini italiane, specialista di geopolitica e di Medio Oriente, dottore in storia contemporanea e professore di geopolitica tra i massimi esperti di terrorismo internazionale.
Come descrive la situazione nelle carceri francesi?
La situazione? Semplicemente disperata, le carceri francesi sono iper-popolate e i detenuti sono ammassati uno sopra l’altro. Anche le condizioni igienico-sanitarie sono spaventose, questo è il quadro della situazione.
Come commenta questo nuovo caso di radicalizzazione di due agenti di custodia, sono casi isolati o è la punta dell’iceberg?
Nelle carceri francesi solo da poco tempo esiste un sistema di intelligence che può monitorare i detenuti più pericolosi o quelli radicalizzati. In ogni caso noi siamo molto indietro rispetto alle esigenze reali. Lo steso vale per la radicalizzazione dei funzionari che operano nelle carceri che spesso si convertono grazie al contatto con i detenuti. E’ un fenomeno preoccupante che si inserisce in quadro che come detto, sfugge ad ogni controllo.
Se non ho inteso male lo Stato francese ha sottovalutato il rischio ?
Le carceri francesi solo da poco tempo sono controllate, ed esiste ancora il problema della separazione tra i detenuti cosiddetti normali, e gli estremisti islamici. Ma non è un problema nuovo, sono situazioni che affondano le radici nel tempo ma le contromisure, sono state attivate con grande ritardo. Ora paghiamo il prezzo anche della eccessiva tolleranza.
Quale tolleranza ?
C’è stata ed esiste ancora troppa tolleranza perché nelle carceri francesi dove entra di tutto; armi, droghe,telefoni cellulari e libri conteneneti testi estremisti. Gli islamisti possono fare quello che vogliono, comunicano tra di loro attraverso la telefonia mobile anche con l’esterno. Accade perché troppo spesso, sono intervenute personalità del mondo sindacale legate alla sinistra politica che hanno stigmatizzato i fatti. Gli islamisti conoscono alla perfezioni i meccanismi delle nostre democrazie e si insinuano in ogni spazio che gli viene concesso, ripeto qui gli è concesso tutto. E ne approfittano.
Recentememte in una sua conferenza, ha parlato dell’influenza della Fratellanza Musulmana e del movimento islamaico sunnita Tablighi Jamaat.
Esatto, è da almeno 25 anni che dura questo stato di cose, molti detenuti radicalizzati fanno riferimento alla Fratellanza musulmana o ai Tablighi Jaamat che non sono certo note per la loro tolleranza e lo spirito democratico. Tutto questo accade in un quadro di condizioni di detenzione disperate, direi disumane. Nelle carceri francesi spesso si entra come delinquenti comuni e se ne esce come bestie feroci.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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