Come gli statunitensi si tengono, dalla Dottrina Monroe del 1823 in poi, tutta l’America Latina, così la Francia si è presa di fatto l’Africa nord-occidentale, quella appunto francofona. Parigi l’ha fatto e continua a farlo per motivi economici, ovvero il monopolio locale del petrolio, del cacao, dell’uranio. Per ragioni politiche, dato che la Francia, durante la Guerra Fredda, ha tenuto lontana l’URSS dall’Africa. Per un motivo, infine, che non è stato mai detto chiaramente: il colossale furto delle rendite africane ha largamente finanziato, per molto tempo ma anche oggi, sia il partito gollista che tutti gli altri che si sono succeduti al governo. La Françafrique, diceva un politico parigino, è «il più lungo scandalo della Repubblica».
L’Eliseo, per togliersi dai piedi i leader africani indipendentisti, solitamente li fa uccidere. È capitato con la guerra di indipendenza camerunese, tra il 1957 e il 1970, con l’eliminazione di Nyobè nel 1958, di Moumiè nel 1960, di Ouandiè dieci anni dopo. Olympio, il capo dell’indipendenza del Togo, è stato eliminato nel 1963. Ma Omar Bongo, leader del Gabon fino al 2009, era addirittura membro dei servizi di Parigi.
La “cellula africana dell’Eliseo” è, da sempre, al centro della rete di controllo dell’Africa francofona e tutti i Paesi ex-coloniali si allineano, volenti o nolenti, alla volontà di Parigi.
Franco CFA, la moneta che comanda e affama
Lo strumento principale per la vera e propria dominazione post-coloniale è il Franco CFA, che era convertibile direttamente, ma con un tasso fisso, nel Franco metropolitano fino al 1993, con evidente e colossale assorbimento di capitali africani. Anche oggi ha un tasso fisso rispetto all’Euro. Quindi, lo paghiamo anche noi. Fantastico! Ma solo per i francesi.
Il CFA opera in Benin, nel Burkina Faso, in Costa d’Avorio, in Guinea-Bissau, in Mali, Niger, Senegal e Togo. La variante per l’Africa centrale del Franco CFA è invece presente in Camerun, nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo, in Gabon, in Guinea Equatoriale e nel Ciad.
Vorreste quindi tenere i vostri soldi in una Banca del Gabon o in una società finanziaria parigina? Furto di capitali, quindi, come primissimo e potente effetto del CFA. Nel 1994, poi, il Franco africano è stato svalutato del 50%, con evidenti e ulteriori effetti negativi sul tenore di vita dei popoli africani che adottino questa vera e propria trappola monetaria.
La rete illegale di controllo francese in Africa
Come si finanzia quindi la rete di controllo delle ex-colonie? Ovvio, con strumenti illegali. In prima battuta abbiamo la società petrolifera Elf, oggi unita alla Total. Fondata nel 1967 dall’ex agente dei servizi segreti Pierre Guillaumat, serve soprattutto come copertura per i trasferimenti di valuta verso Parigi e come schermo per le azioni dell’intelligence francese in Africa. Anche l’Eni è strumento per l’intelligence italiana, ma l’Ente Nazionale Idrocarburi è comunque una azienda vera.
Paradisi fiscali quindi, presenti in tutta l’Africa francese, ottime percentuali sui traffici di armi dalla Francia ai suoi amici africani, riciclaggio di denaro sporco nella madrepatria come altrove. La rete finanziaria francese in Africa mantiene tutti i partiti al potere a Parigi. Ogni presidente all’Eliseo ha organizzato la sua rete di affari africani: Charles Pasqua è stato, oltre che ministro degli Interni, l’uomo-chiave di Chirac; Giscard d’Estaing aveva alla cellula africana della Presidenza tal Foccart, proprio colui che aveva inventato tutto il sistema della Françafrique con De Gaulle; Mitterrand invece aveva messo a capo della cellula suo figlio Jean-Cristophe, soprannominato dai capi africani a cui vendeva armi “Papa m’a dit”. Con Sarkozy c’era, a capo della cellula, Bruno Joubert, uomo dei servizi e diplomatico di carriera; con Hollande ha diretto la cellula l’ambasciatrice Hélène Le Gal, una donna al centro del “potere socialista” che è stata di stanza in Israele e poi console generale in Quebec. Ma, da Sarkozy in poi, la direzione della cellula è stata spesso rimessa in discussione. L’organizzazione degli eventi e della comunicazione della Françafrique era poi demandata a Richard Attias, che divenne il secondo marito della prima moglie di Sarkozy. Scusate il gioco di parole.
La cellula africana alla Presidenza è poi direttamente collegata con il COS (Commandement des Operations Speciales). Gli altri imprenditori francesi che operano in Africa, in condizioni di monopolio di fatto e politico, sono poi Boygues, che si occupa di acqua e gas, la Total Fina Elf, di cui abbiamo già parlato. Poi il noto, anche in Italia, Bollorè, che durante la presidenza di Sarkozy (suo amico personale), si è comprato i porti su tutte le coste africane. Infine Rougier per i legnami, e altri cari amici che operano in differenti settori. Bollorè, nemico d’affari acerrimo di Hollande, era oggetto di numerosi dossier che i servizi francesi inviavano ai loro corrispondenti italiani. Anche il Front National ha la sua fetta: fornisce molti dei mercenari operanti in Africa oggi per le imprese e, sotto copertura, per lo Stato francese.
Il ruolo della Massoneria francese
Non manca nemmeno la Massoneria, di cui un fratello (nel senso biologico) di Mitterrand è stato Gran Maestro: tutti i presidenti maggiori della Françafrique sono infatti membri della Gran Loggia Nazionale di Francia, come n’Guesso, Biya, Deby, Compaorè e molti altri. Un esempio per tutti: Michel Roussin, n.2 dei Servizi (la DGSE, il Servizio “estero”) Gran Maestro aggiunto della Gran Loggia Nazionale di Francia, capo di gabinetto di Chirac al Comune di Parigi, ministro della Cooperazione nel 1993, diviene poi dirigente delle società africane di Bollorè, che ha il monopolio dei trasporti su terra nella Françafrique. Bernard Courcelle (altra carriera esemplare) è stato capo del Gruppo 11, una organizzazione di mercenari, e ha poi operato nella società Luchaire, che vendeva armi all’Iraq e all’Iran. Poi Courcelle passò al Front National, e poi è stato capo della guardia presidenziale di Sassou ‘nGuesso, capo del Congo-Brazzaville, infine è diventato direttore delle installazioni petrolifere francesi in Gabon. Una storia tipica della Françafrique.
Le guerre
I massacri del sistema francese in Africa sono tanti. L’assassinio di massa dei Bamileki in Camerun dal 1957 al 1960, quello già citato nel Rwanda, con un milione di morti, la sequenza dei massacri “etnici” in Ciad dal 1980 al 1985, il doppio gioco di Parigi in Angola e in Sudafrica. Le guerre organizzate nella e dalla Françafrique sono, anch’esse, numerose: quella del Biafra nel 1967, la guerra civile angolana dal 1975 al 2001, quella in Liberia tra il 1989 e il 2003, lo scontro in Sierra Leone del 1991-1998, la guerra in Congo-Brazzaville dal 1997 al 2003. Oltre tre milioni di morti, in totale. Per non parlare della guerra in Libia, causata da Sarkozy per eliminare l’ENI, comprandola a prezzo di realizzo, e per evitare poi che Gheddafi gli richiedesse indietro i soldi che aveva avuto in prestito.
BNP Paribas e gli stipendi degli agenti dei servizi italiani
C’è stato un ministro degli Interni, a Parigi, che ha organizzato dal nulla una guerra civile in Rwanda, infatti la “Radio delle Cento Colline” che dirigeva gli scontri era legata ai Servizi francesi; ma ce n’è un altro che si è arricchito con i “progetti di sviluppo” che, guarda caso, venivano organizzati sempre da una sola azienda, mentre Attali, il vero scopritore di Macron, ha avuto qualche problema con la magistratura per i fondi occulti di BNP-Paribas, insieme al solito figlio di Mitterrand. La BNP-Paribas ha acquisito, in Italia, la Banca Nazionale del Lavoro, che è l’istituto che gestisce gli stipendi dei funzionari dei Servizi italiani. Ci fosse stato qualcuno, a Roma, che se ne sia accorto… O la cosa era voluta?
E l’Italia?
La Françafrique è allora il vero pozzo nero della Repubblica francese, ma nessuno può farne a meno. Ecco la Francia in Africa, con tutta la sua Libertè e Egalitè. Quando i governanti italiani parlano di “fare sistema”, è questo che vorrebbero organizzare, se sapessero farlo.
Marco Giaconi
Laurea in Filosofia moderna e contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1992 in è prima direttore e poi direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici). Nel 2000 è Consigliere del Ministro della Difesa Antonio Martino. Dal 2003 in poi è Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Autore di numerosi saggi.
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