La seconda sconfitta di Erdoğan a Istanbul

«Chi controlla Istanbul controlla la Turchia», aveva detto il presidete turco Erdoğan. Dunque, quella di domenica 23 giugno è una doppia sconfitta. Il partito del presidente ha perso per la seconda volta le elezioni municipali per il sindaco di Istanbul. Il candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu si è confermato il vincitore dopo che il primo voto, quello del 31 marzo, era stato annullato su richiesta del partito del presidente. Dopo l’annulamento del voto, la campagna elettorale non si era concentrata sulle stesse tematiche dei mesi scorsi ma piuttosto sui motivi che avrebbero dovuto spingere gli elettori a tornare alle urne. L’annullamento del voto aveva spinto molte persone a protestare contro quello che veniva visto come una gesto dittatoriale e anti-democratico in un Paese diventato sempre più autoritario.

 

Imamoglu ha staccato di quasi 10 punti percentuali il rivale Binali Yildirim, il candidato del partito islamo-conservatore di Erdoğan AKP, ottenendo il 54 per cento dei voti. La sonora sconfitta di Erdoğan a Istanbul è ancora più pesante perché avviene nella città più importante della Turchia, una città da quasi 16 milioni di abitanti che è il principale motore economico del Paese. Istanbul rappresenta un terzo dell’economia turca ed è allo stesso tempo la capitale culturale della Turchia. Ma Istanbul anche la città da cui era partita la carriera politca di Erdoğan, che ne fu sindaco negli anni Novanta. Per il giornalista Albero Negri, il risultato del voto dimostra che una Turchia senza Erdogan è possibile. Il voto di domenica pone fine a 25 anni di dominio del partito di Erdoğan su Istanbul e, per molti suoi avversari, proverebbe che il presidente non è invicibile. «La vittoria del candidato dell’opposizione Imamoglu – scrive il giornalista – è la maggiore sconfitta elettorale subita da Erdogan. Non basta forse a incrinare il suo potere – restano in carcere centinaia di politici, giornalisti e oppositori- ma rafforza l’idea che un giorno la Turchia potrebbe fare a meno di lui».

La sconfitta di Erdoğan era stata prevista perchè tutte le forze all’opposizione hanno fatto quadrato attorno al candidato laico Ekrem İmamoğlu. Tra questi anche Selahattin Demirtaş, il leader del partito filo curdo Hdp (Partito democratico del popolo), che dal carcere ha esortato i suoi sostenitori a votare per il candidato dell’opposizione. Per l’elezione di Ekrem Imamoglu è stato infatti fondamentale il voto dei curdi. Secondo alcune analisi, il principale ostacolo alla vittoria del partito di Erdoğan andava ricercato proprio in quel 20% di popolazione di origini curde che avrebbe votato a favore del del candidato del CHP per via delle posizioni pro-curdi.

La Turchia si trova in una posizione molto difficile, stretta tra l’alleanza NATO e il progressivo avvicinamento alla Russia. Nei mesi scorsi tra Ankara e Washington sono aumentati gli attriti a causa dell’acquisto previsto dalla Turchia del sistema missilistico S-400.

Metin Feyzioğlu, a capo dell’ordine degli avvocati turchi, è tornato sull’argomento è ha detto che il sistema di difesa russo non è un lusso per la Turchia, bensì una necessità. Acquistarlo, secondo Feyzioğlu, sarebbe una questione attinente alla sovrabità turca e al bisogno di protezione dei cittadini che non causerebbe un allontanamento dalla NATO.

Per Erdoğan, inizierebbe ora un periodo non selmplice. Il presidente turco dovrebbe incontrare Donald Trump al summit dei G20 in Giappone, dove è previsto che vengano discusse diverse questioni che alimentano la contrapposizione tra Usa e Turchia. Ma Erdoğan si presenta ad Osaka dopo aver incassato il colpo più duro della sua carriera politica. La stella nascente Imamoglu pone una seria sfida al presidente turco in vista delle elezioni del 2023.

Scrive ancora Negri: «E’ vero che la democrazia si è presa a Istanbul una bella rivincita ma la il Paese rimane nella morsa di Erdogan e del partito Akp che tenteranno in ogni modo di riaffermare la loro presa sul potere. L’intera leadership del partito curdo Hdp che ha sostenuto Imamoglu è dietro le sbarre. La vittoria del nuovo sindaco serve a ricordare ai turchi, ma anche a noi europei, che giustizia deve essere ancora fatta e la strada della democrazia è ancora impervia».

 

 

 

Photo: Ekrem Imamoglu, via Twitter